Notte degli Oscar 2018: la nostra wishlist contro la dura verità.

OSCAR 2018: LA NOTTE PIÙ ATTESA DELL’ANNO ALLA 90ª EDIZIONE 

Nella cerimonia al Dolby Theatre di Los Angeles l’Academy of Motion Picture Arts and Sciences premia ciò che il cinema ha offerto durante l’anno 2017. Noi ci siamo fatte un’idea abbastanza articolata di quello che pensiamo potrebbe vincere in alcune delle 24 categorie. Snoccioliamo quindi prima la nostra wishlist, svelandovi solo alla fine il risultato finale.

MIGLIOR FILM

Le voci girano, è inutile andare contro. La forma dell’acqua è il film con più nomination e che tra tutti ha più possibilità di aggiudicarsi la statuetta dorata. Una storia d’amore che incanta, un film sulla solitudine che appartiene a chi si sente nato “diverso“, ma è anche un incredibile racconto d’amore che fa tenerezza. Quello tra Elisa e la creatura è un amore silenzioso eppure ci si dimentica completamente dell’esistenza delle parole. Della loro necessità. Tutto viene comunicato con squisita poesia tramite il corpo ed è quanto basta a renderli felici.

 

MIGLIORE REGIA

Guillermo del Toro e Paul Thomas Anderson sono i nostri candidati a pari merito per quella che è stata una programmazione interessante e stimolante, soprattutto negli ultimi due mesi. Erano anni che non ci si trovava al cinema con l’imbarazzo della scelta per quello da voler vedere e approfondire. Con Anderson ci troviamo davanti a un film dalla follia lucida, che si colloca tra la veglia e l’allucinazione lasciandoci davanti agli occhi un finale enigmatico fino all’ultimo piano sequenza della pellicola. Del Toro mette in scena un capolavoro da 13 nomination. Se ad una prima visione del trailer può sembrare stucchevole e adatto ad un pubblico di ragazzi, in realtà La forma dell’acqua è tutt’altro. È una fiaba per adulti che racconta l’amore, la solitudine e la tolleranza attraverso un realismo magico dai tratti fantasy. Sia Anderson che del Toro hanno realizzato due film che parlano di attrazione e passione ma da due prospettive completamenti differenti: in una l’amore vince, in un’altra uccide.

MIGLIORE ATTORE PROTAGONISTA

Daniel Day-Lewis stupisce, soprattutto nella versione in lingua originale, per la sua capacità di comunicazione non verbale. La sua afasia toglie al personaggio di tutta l’eloquenza che ci aspetteremmo, che in realtà continua la linea generale del film basato sulla privazione della parola. Timothée Chalamet, il più giovane in gara quest’anno, si vince la nomination al Golden Globe per la dedizione e l’impegno dimostrato nella preparazione voluta da Guadagnino per la sua interpretazione in Chiamami con il tuo nome. L’attore da poco ventiduenne è stato inserito dal Times nelle performance migliori dell’anno. Infine non possiamo non citare Gary Oldman. Nonostante non fosse necessario un altro film su Winston Churchill, ci siamo accorte come la sua interpretazione valeva la pena di essere vista. Sembra quasi un rito di passaggio che tanti prima di Oldman – Richard Burton, Timothy Spall, Brian Cox – hanno superato, raggiunta una certa soglia della loro carriera.

MIGLIOR ATTRICE PROTAGONISTA

Frances Mc Dormand si è già aggiudicata il Golden Globe per Tre manifesti ad Ebbing, Missouri, ma per questo film diretto da Martin McDonagh rischia la quinta nomination. Noi facciamo il tifo per lei, per la sua strabiliante interpretazione che ha saputo farci addentrare nel dolore di una madre che chiede giustizia ma anche dentro a quell’ironia dal sapore amaro che accompagna la vita di ogni essere umano.

MIGLIORE ATTORE NON PROTAGONISTA

Sam Rockwell con il suo ritratto da poliziotto arrabbiato e razzista, potrebbe accaparrarsi l’Oscar per la sua performance in Tre manifesti a Ebbing, Missuori. Nella commedia dark di McDonagh c’è spazio anche per i ripensamenti: Rockwell ci fa capire quanto ogni uomo possa tornare su i suoi passi e mostrare il proprio lato umano, anche quando più nessuno credeva potesse esistere.

MIGLIORE ATTRICE NON PROTAGONISTA

Allison Janney con Tonya potrebbe essere la giusta candidata. Sicuramente l’attrice statunitense non è estranea a questi premi, grazie ai numerosi riconoscimenti che le sono stati conferiti dall’inizio della sua carriera ad oggi. La ricordiamo soprattutto per la serie tv West Wing andata in onda dal 1999 al 2006.

MIGLIORE SCENEGGIATURA ORIGINALE

Tre manifesti a Ebbing, Missuori è un una pelliccola leggermente irriverente che mette in scena il gesto estremo di una madre che chiede giustizia. Anche se con un tono forse troppo fastidioso per la società perbenista di una piccola cittadina statunitense (o per quella di una qualsiasi comune italiano!!). Ma questo è l’unico modo che Mildred Hayes conosce, generando una serie di reazioni a catena che faranno affiorare il meglio e il peggio della comunità in cui vive. Martin McDonagh, oltre ad aver girato il film, ha scritto da sè la sceneggiatura per fare in modo che la trama rimanesse integra e il risultato, per noi, è più che spettacolare.

MIGLIORE SCENEGGIATURA NON ORIGINALE

Chiamami con il tuo nome è il classico che film che appena terminato di vedere vi infonderà un senso di piacevolezza inaspettato. Il regista ha scelto di spostare le riprese nella campagna cremasca, che conosce molto meglio della zona ligure di cui si parlava nel romanzo da cui è tratta la storia. L’impressione che si ha è di trovarsi davanti una storia esteticamente perfetta, dove ogni dettaglio ha un suo significato e una sua collocazione. La costruzione magistrale di questo film porta con sé una nota nostalgica, ma allo stesso tempo sensuale. Quella bellezza che tanto si trova dell’insieme, per il protagonista si traduce nella persona e nel corpo da cui è attratto. James Ivory e Luca Guadagnino non delineano un antagonista, ma si limitano a narrare la vicenda con la naturalezza che le è dovuta.

MIGLIORE FOTOGRAFIA

La forma dell’acqua ci ha fatto capire quanto lo schermo possa essere empatico e colpirci ripetutamente. Dan Lausten a nostro parere si merita a pieno la statuetta per la genialità con cui riesce a mostrare immagini intensamente cromatiche, luminose e dal forte impatto visivo. Il verde, il blu, il celeste, il rosso, il bianco e il nero sono tutti colori che hanno un loro significato. Parlano e dicono qualcosa allo spettatore trasmettendo sensazioni e emozioni.

MIGLIORE COLONNA SONORA

La grande tensione trasmessa in Dunkirk è merito specialmente di Hans Zimmer, uno dei più grandi geni delle colonne sonore. Dopo Inception, Interstellar, Batman, ancora una volta Nolan ha voluto Zimmer alle musiche per il suo ultimo colossal sulla guerra. Zimmer ha ricevuto solo una statuetta nella sua carriera, Il Re Leone, sebbene abbia realizzato le soundtrack dei più grandi film nella storia del cinema, perciò speriamo che l’Academy lo premi con la tanto celebre statuetta d’oro.

MIGLIORI COSTUMI

Mark Bridges, lunga carriera alle spalle e un Oscar per The Artist, torna a collaborare con Paul Thomas Anderson nella realizzazione dei costumi de Il filo nascosto. Il filo nascosto dati il mondo e le personalità di fondo che va a colpire, non può che accaparrarsi questo titolo. Per chiunque abbia visto il film è quasi inutile sottolineare l’armonia e la delicatezza che traspare nel vedere gli abiti che vengono realizzati da Mr Woodcock. Costumi che forse sono l’unica dimostrazione del suo amore per Alma e del fascino che questa donna riesce ad esercitare su di lui. Ci auguriamo che gli venga riconosciuto il merito del suo lavoro nonostante si vociferi che a vincere l’Oscar potrebbero anche essere Jacqueline Durran per L’ora più buia o Luis Sequiera per La forma dell’acquua.

I RISULTATI FINALI

La nostra wishlist incompleta non ha avuto il successo sperato e ci dobbiamo quindi piegare al volere dell’Academy, che in questa notte scoppiettante – non solo per gli Oscar, ma anche per la nostra politica italiana – ha dato i propri voti e ha premiato i meritevoli. Vi lasciamo qui il link con l’elenco dei vincitori completo.

 

Margherita Calestrini e Elisa Carioni

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