Natura mondana all’orto botanico per la Festa dei Musei Scientifici

Sabato 27 maggio, in occasione dell’ottava edizione della Festa dei Musei Scientifici, l’orto botanico dell’Università di Siena ha aperto le sue porte anche di sera per ospitare un’ampia varietà di eventi.

Fa piacere soprattutto notare che in un’epoca come la nostra, nella quale spesso letterati e scienziati si trovano in contrasto su quale cultura, quella umanistica o quella scientifica, debba avere il primato sull’altra, è possibile lasciarsi alle spalle tali discussioni per convergere ad un unico fine, e qui l’organizzazione della serata non lascia spazio a dubbi: apprezzare la pluralità delle manifestazioni naturali.

Accanto ai labs by night di alcuni dipartimenti scientifici dell’Università, ha infatti aperto il denso programma di eventi il Professor Alessandro Fo (Dipartimento di Filologia e Critica delle Letterature Antiche e Moderne) con le sue Letture arboree e celesti di poesie da autori vari, tra le quali spicca Trasformazioni, del poeta inglese Thomas Hardy (riportata qui in versione originale):

Portion of this yew
Is a man my grandsire knew,
Bosomed here at its foot:
This branch may be his wife,
A ruddy human life
Now turned to a green shoot.

These grasses must be made
Of her who often prayed,
Last century, for repose;
And the fair girl long ago
Whom I often tried to know
May be entering this rose.

So, they are not underground,
But as nerves and veins abound
In the growths of upper air,
And they feel the sun and rain,
And the energy again
That made them what they were!

Un sentiero dell’orto botanico – foto di Elisa Delli Bovi

In seguito è venuto il momento del chitarrista jazz Giulio Stracciati con le sue Note dal bosco, che hanno contribuito a rendere ancora più avvolgente l’atmosfera al lume di candela dell’orto, incorniciata dalle scure sagome degli alberi.

La serata si è rivelata splendida anche per l’osservazione astronomica, grazie agli astrofili del dipartimento di Fisica, che hanno permesso ai visitatori di ammirare al telescopio il pianeta Giove, accanto al quale si scorgevano ben tre delle sue quattro lune principali, quelle che per primo notò Galileo già 400 anni fa.

Inoltre, quale occasione migliore di un evento in notturna per mostrare la fluorescenza naturale di alcuni minerali, portati dal Museo di Scienze della Terra, unita a quella artificiale della polvere utilizzata per scoprire le tracce degli insetti impollinatori posatisi sui fiori dell’orto botanico?

The glowing stones – foto di Elisa Delli Bovi

E così, dopo aver assistito alle performance e ai labs, ci si accorge del patrimonio unico che la natura rappresenta per noi studenti, cittadini, artisti, scienziati; di come ispiri gli uni, incuriosisca gli altri, affascini tutti noi, che in fondo siamo parte di essa, come ci ricorda Hardy.

Duccio Di Prima

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *