La Natura dell’Anima: Osara dipinge su Xenakis e Varèse

Dopo mesi di immotivato silenzio torno a scrivere di una cosa che amo: la musica. E torno a scrivere in occasione di uno dei momenti più pretenziosi della mia vita (che di momenti simili ne ha avuti un discreto numero): il concerto dal titolo La Natura dell’Anima della stagione estiva dell’Accademia Chigiana. Perché lo ritengo pretenzioso? Perché questo non era un concerto qualsiasi: sulle note di Iannis Xenakis ed Edgard Varèse, eseguite da Alvise Vidolin e Nicola Bernardini (live electronics), la pittrice Tiina Osara si è esibita in un action painting. A qualcuno potrà venire in mente la scena de La grande bellezza dove la bambina prodigio imbratta una tela davanti a un pubblico di distinti signori, che si contenderanno poi l’opera nell’asta successiva. Seduta in prima fila, con un’artista che dipingeva estemporaneamente davanti ai miei occhi su suoni che sembrano completamente assurdi e privi di una connessione logica, mi sono sentita una distinta signora con un Martini in mano che osserva compiaciuta un’artista. Peccato che non sia né una signora né distinta, e non avevo alcun Martini in mano.

Tiina Osara

Un poema elettronico

Prima dell’action painting il duo Vidolin-Bernardini ha eseguito Le poème electonique (1958) di Edgard Varèse (1883-1965), brano composto per l’inaugurazione del Padiglione Philips dell’Esposizione Universale di Bruxelles del 1958, progettato da Le Corbusier. In questo brano alcuni suoni (e rumori) vengono accostati seguendo l’idea di Varèse di creare suoni liberi tra loro. Questi includono, tra le altre cose, voci umane, campane, sirene, scricchiolii, fischi acutissimi e colpi. Nella prima esecuzione alcune immagini proiettate nel padiglione sottolineavano l’intento narrativo della composizione, che è appunto un poema. Nel concerto di ieri sera, invece, la protagonista assoluta era la musica, che risuonava nella volta della Chiesa di Sant’Agostino tramite diversi altoparlanti disposti intorno a noi. Alzando gli occhi si potevano osservare i dipinti a olio delle cappelle, le decorazioni barocche in stucco, gli elementi “antichi” della chiesa che non cozzavano con la musica, ma anzi creavano un interessantissimo connubio tra passato e presente. Nel momento più caotico del Poème mi sono trovata a osservare le colonne del transetto: i capitelli corinzi stavano veramente bene con gli scricchiolii e le urla del Poème.

Il racconto di Er secondo Xenakis

È stato poi il turno di La légende d’Eer (1977-1978) di Iannis Xenakis (1922-2001). La musica di Xenakis è stato un Leitmotiv minore del mio terzo anno a Siena: ricorderete la sua presenza nel programma della prima della stagione invernale della Chigiana. Xenakis pare essere il fil rouge anche della stagione estiva, con brani presenti un po’ ovunque nel programma. La musica di questo compositore (che è anche architetto) presenta fondamentali collegamenti con la matematica e l’architettura: La légende d’Eer, in particolare, è espressione del tentativo di riunire le differenti dimensioni spaziali del suono con quelle delle arti visive. Tutto questo è espresso dall’action painting di Osara, che con le sue pennellate esprime in tempo reale le sue sensazioni durante la musica.

Un momento dell’action painting

La légende d’Eer però non parla solo di proporzioni matematiche e spazi sonori: il titolo rimanda al platonico mito di Er, uno dei più importanti miti escatologici dei suoi dialoghi. Er, morto in battaglia, racconta dell’ascesa della sua anima verso l’Iperuranio e di ciò che ha visto: il giudizio delle anime, l’espiazione delle colpe, il fuso della dea Ananke, simbolo del destino, l’azione delle Parche e la scelta delle anime del corpo in cui reincarnarsi. La morale del mito è molto semplice: conservando la memoria dell’esperienza passata, si può vivere serenamente una vita giusta e saggia sia in questo che nell’altro mondo. La musica di Xenakis descrive perfettamente il percorso di Er, partendo da deboli quanto inquietanti sonorità per giungere alla serenità della pace finale, passando per l’irrimediabile tappa intermedia della consapevolezza della fatalità del destino.

Il racconto di Er secondo Osara

Osara ha espresso tutto questo sulla sua tela, assegnando forme e colori a ogni specifica emozione espressa dalla musica e raccontando visualmente la storia di Er. È stato affascinante osservare i movimenti dell’artista e il modo in cui sceglieva i colori; le sue scelte erano quasi imprevedibili e catturavano lo sguardo. Se per un singolo attimo il nostro sguardo si spostava dalla tela all’ambiente circostante la percezione d’insieme dell’opera svaniva e serviva un piccolo sforzo per tornare a concentrarsi sulla narrazione. Normalmente, poi, ascoltare un brano complesso e lontano dal nostro orizzonte d’attesa come quello di Xenakis non è semplice, ma grazie a Osara è stato più agevole seguire il racconto in musica.

La tela alla fine del concerto

Devo dire che quest’esperienza mi mancava nella lista di cose strane che ho fatto qui. La stagione estiva mi darà qualche altra piccola sorpresa, e sarò felice di rendervi partecipi.


Federica Pisacane.

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