Domani, venerdì 12 maggio, si terrà una gustosissima tavola rotonda – secondo appuntamento di Ciclomaggio 2017 – al centro della quale verrà evocato il cinema di Bernardo Bertolucci, gloria vivente dei cineasti nostrani, vincitore di due premi Oscar e di una sfilza di altri riconoscimenti internazionali che rendono il suo palmarès piuttosto ricco.
L’occasione è davvero ghiotta: Giada Coccia, organizzatrice dell’incontro, è assolutamente entusiasta e curiosa quanto noi di scoprire cosa potrà emergere da questa discussione; «La nostra intenzione originale era quella di iniziare con il primo periodo emiliano, quello che dai primi film va fino a La tragedia di un uomo ridicolo» commenta Giada, aggiungendo che, però, all’interno delle opere di un autore come Bertolucci, è impossibile non estendere lo sguardo un po’ su tutta la produzione, «per cui l’analisi tratterà la tematica della casa ma con un raggio d’azione che comprenda un po’ tutta la sua filmografia».
Si parlerà dunque di case, metaforiche e fisiche, anche perché la casa di Bernardo Bertolucci è stata, fin dai primi anni della sua formazione, piuttosto affollata di personaggi di spicco perché, come ci spiega Giada, «Bernardo passa buona parte della sua cinematografia ad affrancarsi dai suoi padri, spesso uccidendoli; mi riferisco al padre biologico, il poeta Attilio Bertolucci, e a quelli “spirituali”, Godard e Pasolini, amore platonico e punto di riferimento il primo, amico di famiglia e forse primo maestro il secondo». I modi con cui compie questo sono curiosi: la scelta di girare film, abbandonando la carriera di poeta – all’ombra del padre – è solo la prima di una lunga serie di separazioni, come quella da Godard, dal quale si affranca «con un delizioso aneddoto che riguarda il numero di telefono del regista francese, episodio che spero emergerà nella discussione».
Luci ed ombre in casa, sui set, dove collabora anche con il fratello Giuseppe, ma anche sul set, perché «sarà interessante l’analisi del modo in cui lui vede e rappresenta gli interni e gli esterni», analisi affidata, illustra Giada, ad un eccezionale parterre di ospiti: «avremo con noi Massimiliano Coviello, studioso di cinema e nuovi media, Michele Guerra, professore ordinario di Cinema a Parma, Francesco Ceraolo, autore di Conversazione con Vittorio Storaro (il direttore della fotografia di molti dei film di Bertolucci e vincitore di tre premi Oscar), che discuteranno insieme a Gianluca Venzi, docente associato di cinema, fotografia e televisione presso la nostra Università».
Abbiamo quindi raggiunto anche Gianluca Venzi, perché potesse darci qualche anticipazione sulla direzione che potrebbe prendere la discussione domani: «La casa, anzi, le case di Bertolucci saranno certamente il fulcro attorno al quale ci muoveremo» spiega Venzi «perché, oltre alle forti influenze del padre e di Pasolini – Bertolucci racconta spesso che se lo trovò d’improvviso davanti aprendo la porta e che da lì iniziò una fortunata collaborazione – abbiamo anche i rapporti con altri artisti che lui cita continuamente, siglando questo suo senso di appartenenza al mondo del cinema: non solo un cineasta ma anche un cinefilo».
«Quella della casa è una tematica estremamente affascinante e gli spunti saranno molti, anche a livello di resa degli ambienti interni: quello che mi fa più piacere» commenta Venzi «è che il progetto nasca dagli studenti e che si rivolga in buona parte a loro».
Il film di Bertolucci che tutti dovrebbero vedere? Gianluca Venzi non si pronuncia: «sarebbe difficile consigliarne uno solo: la sua produzione è vastissima e importante a livello nazionale e internazionale». Aggiunge: «Sicuramente sono imprescindibili Prima della rivoluzione e Il conformista, così come Strategia del ragno, o la stagione fortunata di Ultimo tango a Parigi e Novecento: ad ogni modo, di molte di queste opere si parlerà con i colleghi durante la nostra discussione».
Appuntamento quindi a domani, ore 16:30 nell’Aula Magna di Palazzo di Fieravecchia (via di Fieravecchia 19, Siena)!
Mattia Barana
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