Mark Knopfler – “Tracker”

Tracker è il 27imo disco di Mark Knopfler. Nessun refuso: fra gli album incisi con i Dire Straits, le colonne sonore e le collaborazioni, il nome del cantante e chitarrista scozzese compare su 27 copertine differenti. I freddi numeri non saranno mai abbastanza per descrivere la sua straordinaria carriera, ma sono comunque utili per farsi un’idea su quanto vasta sia la sua produzione. Questo Tracker è, per essere precisi, l’ottavo album solista di Knopfler, che a 65 anni suonati va ancora in giro per il mondo a fare concerti e a raccogliere idee per nuova musica. Se poi queste idee prendono forma in una maniera tanto convincente, non possiamo fare altro che toglierci il cappello in suo onore. Ma andiamo con ordine.

Tracker è, essenzialmente, una raccolta di storie. Ogni brano contenuto al suo interno, infatti, racconta di personaggi realmente esistiti o fittizi, alle prese con la vita in tutte le sue sfaccettature ed asperità. Così, ad esempio, Beryl racconta della scrittrice britannica Beryl Bainbridge, che non ottenne mai il giusto riconoscimento per la sua opera; Basil ha come protagonista un altro autore inglese, ovvero Basil Bunting, che Knopfler conobbe personalmente in quel di Newcastle; ma vi sono anche episodi più o meno autobiografici, come Laughs and Jokes and Drinks and Smokes, in cui il chitarrista di Glasgow ripercorre all’indietro la sua vita e si rivede, giovane e ancora inesperto, mentre muove i primi passi nel mondo della musica con spontaneità ed entusiasmo. Ogni storia raccontata in Tracker ha un che di nostalgico: il modo delicato ed elegante con cui Knopfler dipinge questi ritratti in musica, li ricopre di un sentimento a metà tra pacatezza e malinconia, in cui ogni ascoltatore può immergersi e, perché no, ritrovare pezzetti della propria esistenza. Esempio perfetto di tutto questo è la conclusiva Wherever I Go, splendida ballata notturna nonché duetto con Ruth Moody: si narra di un uomo che, bevendo al bancone di un bar lontano da casa, pensa con nostalgia alla sua città e ai suoi affetti. Commovente, meravigliosa, è un brano che si legherà ai vostri ricordi in maniera quasi automatica.

Troviamo, in questo Tracker, tantissimi riferimenti al passato musicale di Knopfler, in particolare a quei Dire Straits che tanto hanno rappresentato nella storia personale di Marc, nonché di tutta la musica rock. La citazione di Beryl a Sultans of Swing è palese, mentre più sottili sono i rimandi di Long Cool Girl a Romeo And Juliet e di Mighty Man a Brothers in Arms: in ogni caso, si parla qui di richiami alle atmosfere dei brani citati, e non di una puntuale ripresa delle loro soluzioni sonore. Tutto ciò non vuol dire che ci troviamo di fronte ad un disco derivativo e noioso, anzi: la spontaneità della musica contenuta in Tracker ne rende l’ascolto davvero emozionante.

L’abilità di Mark Knopfler di scrivere belle storie, e di calarle in contesti musicali davvero pregevoli, torna alla grandissima in Tracker. Se quello che lo scozzese ha combinato coi Dire Straits non vi ha mai convinto, non apprezzerete nemmeno quest’ultimo disco. Se, al contrario, con brani come Money for Nothing e Lady Writer ci siete cresciuti, vi perderete nei panorami sonori che Knopfler ha dipinto anche questa volta. Non ci sono passaggi a vuoto: troverete qui solo storie magnifiche e, come il buon Marc ci ha abituato da sempre, bellissime canzoni.

 

Giacomo Piciollo

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