Se appena un mese fa mi avessero chiesto chi fosse Octavia Butler, probabilmente avrei fissato il vuoto e balbettato qualcosa di sconnesso e privo di senso. Ma è bastato un solo suo romanzo a rendermi un suo apostolo, uno di quegli amici irritanti che ti consigliano a manetta lo stesso libro finché non getti la spugna, e accetti di leggerlo (o finché non cambi amici).

Piccolo excursus da flexare agli aperitivi
Octavia era una scrittrice statunitense afrodiscendente, che ha utilizzato la fantascienza per esplorare temi legati alla razza, al genere e alle gerarchie del potere, ponendosi come caposaldo dell’afrofuturismo, una corrente artistico-letteraria di cui confesso la mia ignoranza, ma che percepisco come assolutamente intrigante, date anche le lacune storiche cui la scuola dell’obbligo ci obbliga (wink) quando parliamo di contesti geografici estranei al dualismo Europa-America.
Vincitrice dei più importanti premi letterari per la narrativa di genere, come il Premio Nebula (2), il Premio Hugo (3) e il Premio Locus, il nome della Butler risuona forte e chiaro tra gli appassionati del genere… O almeno dovrebbe. Nessuno riesce bene a spiegarsi questa latitanza e distanza dall’immaginario comune di Fantascienza, che vede autori abilissimi osannati e altri altrettanto valevoli a dir poco trascurati. Ma per spiegare il vero valore della Butler bisogna parlare di un libro, il libro che mi ha dato l’idea per questo articolo. Un libro e una data.
“Ultima genesi”, ovvero quello che succede quando non smetti di essere Umano
Ultima genesi appare come il tipico romanzo di fantascienza, a un occhio superficiale:
- C’è un inverno nucleare apocalittico causato dall’uomo
- C’è una razza aliena che salva alcuni esseri umani e “sistema un po’ le cose”
- C’è l’interazione Uomo-Estraneo
Ma non basta solo questo a rendere Ultima Genesi il miglior libro di fantascienza che abbia letto negli ultimi anni. È tutto ciò che gli gravita attorno. Non intendo entrare nel merito della trama, del perenne dubbio in merito alle vere intenzioni di questi esseri dall’aspetto molto evoluto ma al contempo orripilante, della costante sensazione di sentirsi un animale da compagnia…
Nell’astronave aliena ogni cosa è vivente: pareti, terreno, macchinari per gli spostamenti, l’astronave stessa. Tutto è legato e tutto interagisce, in un legame simbiotico basato sulla manipolazione chimico-genetica, che non solo eleva questa strana specie a Divinità, ma si trascina con sé tutto il proprio – modificato – creato.
La cosa più intrigante è come questi alieni interagiscano tra loro e con Lilith, la nostra protagonista. Avere un volto composto di tentacoli sensori non è esattamente il massimo per comunicare tra le due specie, e buona metà del libro si basa su risolvere questo scoglio, interagire con culture diverse, diventare alunna e insegnante… Okay, adesso basta con il libro. Torniamo a Octavia.
Cosa rende incredibile Octavia?
I temi. E la loro attualità.
In Ultima Genesi si parla di interazione tra umani quando un uomo è in una posizione di dominio rispetto a una donna, si trattano cicli di vita e di riproduzione in cui non sono interessati solo due soggetti, e di cosa questo significhi a livello sociale. Non esistono gerarchie, le creature si prendono cura dell’ambiente perché l’ambiente si prende cura di loro, tutti i personaggi seguono una dieta vegana. Si parla di amore per il proprio pianeta e della paura che si avrebbe nel viverlo come ai tempi delle caverne, facendoci rendere conto di come il nostro progresso sarà anche la nostra rovina. Un gran bel romanzo femminista di fantascienza.
Il colpo di scena?
Ultima Genesi è stato pubblicato negli Stati Uniti nel 1987.
Spero di avervi fatto rendere conto dell’entità della cosa.
Lo ripeto, 1987. È da non credersi.
La fantascienza è nota per essere un genere che invecchia in fretta, dato che si basa sulle nostre speculazioni future basate sulla tecnologia attuale, ma Octavia Butler fa qualcosa di incredibile, rendendo un romanzo uscito quasi 40 anni fa attualissimo, come se fosse stato pubblicato giusto giusto la settimana scorsa.
Devo. Recuperare. Tutto.
Purtroppo Octavia Butler, nonostante i numerosi premi, non era nemmeno così nota in patria, almeno fino alla sua morte, avvenuta nel 2006. Da allora si è registrata una riscoperta delle sue opere (a detta di Wikipedia, almeno) e io, da bravo apostolo, non posso che predicare il verbo, facendo la mia piccola parte. Da tanto tempo non mi capitava di voler leggere altri 3-4 romanzi di fila della stesso/a autore/autrice.
Non lasciatevela scappare.