"Ma non è come il fumetto…" Captain America: Civil War

“New York, Washington DC, Sokovia. Capitano, le persone hanno paura”

A noi di uRadio piace, almeno un pochino, provocare: senza eccedere nel brutale o nel puramente distruttivo, sia chiaro. Ma qui alla radio itinerante degli studenti di Siena ci piace pensare che molto spesso una stoccatina velenosa, critica ma costruttiva, può fare meglio di una finto complimento, sparato qua e là per fare buona impressione e ingraziarsi il favore del lettore in particolare, del produttore, del regista di turno più in generale. D’altronde questo dovrebbe essere il compito del bravo giornalista, no? Attenzione, per chi non avesse ancora visto il film che prenderemo in esame: sono previsti alcuni spoiler.

Civil War

Una rissa? Conta su di noi!

IL CINECOMIC DEL MOMENTO Parliamo, quindi, del film del momento: “Captain America: Civil War” film del 2016 diretto dai fratelli Anthony e Joe Russo. Tredicesimo cinecomic, in ordine cronologico, del vastissimo Marvel Cinematic Universe, universo composito della “Casa delle Idee” che dal lontano 2008 (anno di uscita del primo “Iron Man“) fa divertire e sognare milioni di spettatori in tutto il mondo con una media di 2/3 film all’anno sulle gesta di alcuni dei più famosi supereroi creati da Stan Lee. Terzo film incentrato, com’è possibile intuire dal titolo, sul personaggio di Steve Rogers, meglio conosciuto worldwide come Capitan America, nonché primo film della cosiddetta Fase Tre del MCU, che troverà il suo termine solo tra qualche anno con l’ultimo, apocalittico “Avengers: Infinity War”. 900 milioni di dollari di incasso nelle prime due settimane in sala, critica unanime nel definirlo come un ottimo cinecomic, quasi un capolavoro, che ogni amante dei supereroi dovrebbe vedere (magari essendo già in pari con la visione degli altri 12). Ma sono davvero elogi meritati?

PAROLA D’ORDINE: FLUIDITÀ In definitiva sì, gli elogi sono ben meritati. Quello che lo spettatore, casuale o abituale, si trova ad osservare è un ottimo film, ben strutturato dalla coppia di sceneggiatori Christopher Markus e Stephen McFeely, ben diretto dai fratelli Russo, ben interpretato dagli attori in gioco: Robert Downey Junior (Tony Stark/Iron Man) e Chris Evans (Steve Rogers/Capitan America) su tutti ovviamente, visto il loro ruolo pressoché predominante nella grande civil war che vede contrapporsi i due schieramenti avversari. E una domanda, fondamentale quanto delicata, a scatenare il confronto su larga scala: devono essere i supereroi posti sotto la vigilanza di organizzazioni sovranazionali come l’ONU? Alcuni, come Tony Stark, ritengono che un controllo sia necessario, per impedire agli stessi eroi di provocare morti innocenti come a Lagos, in Nigeria (incidente presentato nei primi minuti film che provoca una decina di morti civili durante un azione di antiterrorismo dei Vendicatori). Altri, come Steve Rogers, pensano invece che la libertà d’azione sia fondamentale nel proprio lavoro, no matter the cost (“In questo lavoro cerchiamo di salvare più persone possibili. A volte non vuol dire tutti” le sue parole a riguardo). La formazione di due schieramenti opposti, #TeamCap e #TeamIronMan, e la loro conseguente guerra è inevitabile.

Civil War

Civil War, 2006

Ci sarebbe tanto di cui parlare: l’entrata in scena di nuovi personaggi come Black Panther e, soprattutto, Spiderman (e della rivoluzione al concetto di zia May apportata da Marisa Tomei, che la interpreta in Civil War), lo spazio dedicato ad ogni eroe (qualcuno purtroppo ridotto a semplice comparsa così, tanto per rimpolpare le fila dell’uno o dell’altro schieramento), la fantastica scena di combattimento all’aeroporto tra le due fazioni durante il quale lo spettatore ha la possibilità di seguire scena dopo scena ogni singolo momento del combattimento senza mai chiedersi “ma cosa sta succedendo?” (cosa realmente accaduta, in qualche frangente, in cinecomic che si proponevano come alternativa alla creatura dei fratelli Russo). In una parola: fluidità. Semplice, efficace, diretto. Ma in fondo, per parlare dei pregi di questo film si sono sprecate recensioni su recensioni, facilmente reperibili facendo un rapido giro su Internet.

MA LA CRITICA DOV’È? E allora a cosa, o a chi, è rivolta la punzecchiatura di questo articolo? È presto detto: ad una parte di quegli spettatori che, dalle prime rivelazioni non ufficiali sulla trama del film circolate mesi orsono, fin dopo aver visto in sala la pellicola, si ostinano a ripetere, come una cantilena incessante, quasi a mo’ di preghiera: “questa Civil War non è come quella dei fumetti”. Ed è vero: la Civil War cinematografica ha sostanzialmente poco in comune con quella descritta da Mark Millar nel 2006: non c’è nessun incidente di Stamford, in cui, per colpa di alcuni giovani supereroi, muoiono in un incidente ben 600 persone. Non c’è nessun Protocollo di Registrazione dei Superumani, atto del governo degli Stati Uniti D’America secondo il quale ogni supereroe deve rivelare la propria identità per non essere dichiarato fuorilegge. Rimane l’idea del tentativo di controllo da parte di un’autorità esterna sui supereroi, così come l’opposizione tra Iron Man e Capitan America. Ma pretendere di voler vedere la stessa opera del 2006 trasportata sul grande schermo, sinceramente, è un’idea alquanto bizzarra. Significa, quantomeno, non aver chiaro il concetto che ormai il MCU ha assunto caratteri propri, similari e paralleli al mondo fumettistico, ma ormai sempre più diversi: ciò che era nato come una trasposizione ora ha assunto vita propria. Le due guerre civili rappresentano prodotti diversi per epoche diverse e pubblici diversi, fatti per emozionare alla stessa maniera i lettori di ieri e gli spettatori di oggi.

In definitiva: un consiglio? Mettetevi l’anima in pace, perché il Marvel Cinematic Universe andrà dritto per la propria strada. Con buona pace dei criticoni.

Andrea Coscetti

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