AVVERTENZA AL LETTORE: L’album in questione è ritenuto una delle pietre miliari del rap all’interno della seconda scena hip hop americana, quella degli anni Novanta. Sicuramente è un album che si lascia apprezzare più dal punto di vista contenutistico (cioè nelle rime) che da quello orchestrale (basi e campionature). Pertanto si raccomanda di ascoltare questo album tenendo a portata di mano i testi delle canzoni e facendo perno sulla propria dimestichezza con la lingua inglese.
IL CONTESTO: Nello stesso anno in cui venne sviluppato il primo browser web, sintetizzato nella formula www (World Wide Web), Bill Clinton diventava il quarantaduesimo presidente degli Stati Uniti d’America. Nel 1993 l’America era reduce da due eventi che avevano messo a dura prova la fiducia dei cittadini per la nazione a stelle e strisce: le rivolte etniche armate che infiammarono nelle strade di Los Angeles nel 1992 e la disastrosa spedizione militare in Somalia che si tradusse per il contingente armato americano in un completo massacro. Inoltre quello eletto nel 1993 fu il primo presidente democratico dopo i lunghi mandati dei due presidenti repubblicani Ronald Reagan e George W. Bush Sr.. Gli anni del reaganismo e degli scudi spaziali avevano riportato in auge e in forza il colosso americano durante le ultime battute di quella lunga Guerra Fredda che perdurava sin dai tempi del secondo conflitto mondiale. Tuttavia gli strati più emarginati della società americana, ammassati nei ghetti e negli squallidi quartieri periferici, erano stati tagliati drasticamente fuori da qualsiasi programma governativo di sostentamento e scontavano un regime di vita a dir poco grave e precario; una delle molteplici contraddizioni per quella nazione che ha fatto della libertà e della democrazia i pilastri fondanti della propria società. In queste realtà periferiche e ghettizzate si fece largo, in maniera geograficamente diffusa, il fenomeno musicale del rap (l’MCing), una delle quattro discipline basilari della cultura hip hop (insieme al Djing, B-boying, e al Writing).
L’ALBUM: Per il genere rap il 1993 fu un’annata fortunatissima e Enter The Wu-Tang (36 Chambers) contribuì ad accrescere il numero di devoti all’arte dell’MCing. Nell’album ciascun componente della formazione acquisisce una fisionomia brillante e nitida che si riflette in ciascuna delle loro rime. Proprio come nei film di combattimento, in cui ogni personaggio possiede uno stile diverso, Enter The Wu-Tang è una grande arena di combattimento dove RZA (il produttore esecutivo dell’album), GZA ,Ol’Dirty Bastard, dalle liriche deliranti e contorte, Raekwon, grande esperto dello slang newyorkese, Method Man, considerato il migliore tra tutti e il velocissimo Ghostface Killah si danno battaglia con versi infuocati e intelligenti. Tra le canzoni, tutte introdotte da un sample tratto dalla pellicola The 36th Chamber of Shaolin, spicca su tutte Da Mistery of Chessboxin’ in cui i componenti del gruppo si sfidano tra di loro come in un duello di scacchi: tutte le parole sono ponderate e misurate, come annuncia la voce introduttiva. Consapevole del proprio stile esuberante e controverso, Ol’Dirty Bastard firma la rima più intelligente quando nella stessa canzone esordisce con: Here I go, deep type flow | Jacques Cousteau could never get this low (in riferimento al celebre sommozzatore francese, ndr).
Leonardo G. Stenta
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