Musica

L’Estate di Vivaldi: il modo migliore per salutare la bella stagione

Quattroequaranta ritorna in questo lungo weekend per farvi staccare un po’ la spina dopo il caldo e lo studio! Questa sarà l’ultima domenica che passeremo insieme, purtroppo. Non siate tristi perché è finita; siate felici perché è accaduto. Bene, non stiamocene troppo con le mani in mano e introduciamo subito l’argomento di oggi.


Ovunque ci giriamo siamo sommersi da pubblicità, vetrine, cartelloni e canzoni, tutti con un unico messaggio: l’estate è arrivata. Anche noi festeggeremo l’arrivo della bella stagione insieme al buon vecchio Vivaldi: ascolteremo infatti il Concerto in sol minore per violino, archi e continuo “L’Estate” dal Le quattro stagioni (YouTube e Spotify). Abbiamo già parlato della Primavera in questo articolo, dove abbiamo anche introdotto l’intero ciclo di concerti: correte a rinfrescarvi la memoria!

Anche l’Estate, come gli altri, è basato su un sonetto:

Antonio Vivaldi

Sotto dura stagion dal sole accesa                                           Allegro non molto
Langue l’huom, langue ‘l gregge, ed arde ‘l pino,
Scioglie il cucco la voce, e tosto intesa
Canta la tortorella e ‘l gardellino.

Zeffiro dolce spira, ma contesa
Muove Borea improvviso al suo vicino;
E piange il Pastorel, perché sospesa
Teme fiera borasca, e ‘l suo destino;

Toglie alle membra lasse il suo riposo                                       Adagio
Il timore de’ lampi, e tuoni fieri
E de mosche, e mosconi il stuol furioso:

Ah che pur troppo i suoi timor sono veri                                    Presto
Tuona e fulmina il cielo grandinoso
Tronca il capo alle spiche e a’ grani alteri.

L’Estate è l’unico concerto del ciclo che riflette con efficacia la carica esplosiva della stagione; inoltre, può essere considerato nel suo complesso, senza distinzione tra i vari movimenti. La descrizione fluisce ininterrotta e crea un climax ascendente che risolve nel celeberrimo ultimo movimento. Ma non corriamo troppo.

Il concerto si apre con un Allegro non molto che evoca l’afa opprimente caratteristica dell’estate; all’orizzonte si profila una tempesta, che si avvicina lentamente nell’aria immobile. Il pastore è esausto, gronda sudore e non riesce a trovare un punto all’ombra dove sdraiarsi e riposare. L’acqua nella borraccia è pure finita! La natura intera langue con lui per la calura. Guarda il cielo e vede alcuni grossi nuvoloni grigi che stanno per oscurare il sole. Non sa se essere triste o rallegrarsene: i temporali estivi non sono mai belli, e non è nemmeno detto che portino un po’ di fresco. Meglio iniziare ad avvicinarsi a casa.

Nell’Adagio la situazione non cambia. Il pastore, stremato, riesce a trovare un albero che gli dia un po’ di conforto con la sua ombra. Si sdraia, ma viene continuamente tormentato dalle mosche e dalle zanzare. Un primo tuono in lontananza lo fa sobbalzare, ma non se ne preoccupa più di tanto. In verità, è il secondo che gli mette davvero paura, e poi il terzo, e via di seguito. Non fa nemmeno in tempo a decidere sul da farsi che la tempesta si scatena.

La cattedrale di Salisbury – John Constable (1823)

Quando ascolterete il terzo movimento (Presto) scommetto che direte tutti “Ah, ecco che cos’era!”. Non esiste persona sulla faccia della terra che non abbia sentito almeno una volta questo famosissimo movimento, e se dovesse esistere fatemela conoscere. Il temporale è esploso senza lasciare possibilità al pastore di mettersi al riparo. Ormai è in balia degli elementi e può solo sperare di uscirne fuori vivo. Le grosse gocce di pioggia sferzano il terreno e il volto del pastore, il vento strappa le foglie dai rami, i sentieri si trasformano in torrenti. Ognuno nella foresta ha una tana, tranne il pastore, unico elemento estraneo nella natura, una madre maligna che dà sfoggio della propria potenza. La tempesta svanisce così come era esplosa. Speriamo che l’estate che ci aspetta non sia così terribile!


Sono un po’ imbranata con i saluti, in verità. Mi mettono sempre una tristezza infinita addosso. Comincio col dire che questo non è un addio, ma un arrivederci. Come in molte altre cose della vita anche a questa rubrica serve una pausa di riflessione, per capire come portare avanti questo progetto nel migliore dei modi. Grazie a tutti voi che mi avete seguita fino in fondo: ci rivediamo in autunno, con una nuova carrellata di brani da scoprire!

Federica Pisacane

Federica Pisacane

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