Erano un po’ di settimane che mancavo alla Chigiana. Venerdì 12 aprile ho interrotto questo record per ascoltare il mezzosoprano Laura Polverelli accompagnata dal pianista Matteo Fossi. Il programma aveva come titolo Suggestioni di viaggio e annoverava nomi del calibro di Gustav Mahler, Claude Debussy, Maurice Ravel, Henri Duparc e Richard Strauss. Sì, fra questi nomi c’è anche quello di una delle mie ossessioni. Sì, ciò che mi ha spinto ad andare al concerto è stato anche Mahler.
La sala era letteralmente piena. Laura Polverelli è stata un’allieva dell’Accademia Chigiana ed è stata accolta come uno studente fuorisede che torna a casa per le vacanze di Natale. Non solo: è anche uno dei mezzosoprani più acclamati della sua generazione. Insomma, l’orizzonte d’attesa per questo concerto era molto ampio e lo si percepiva nell’impazienza delle persone in fila alla biglietteria, sullo scalone e in sala. Tutti erano curiosissimi di sentir cantare questo mezzosoprano incredibile.
Suggestioni di viaggio, appunto. Laura Polverelli entra indossando un frac (che ho immediatamente desiderato di avere) per eseguire i Lieder eines fahrenden Gesellen (Canzoni del compagno di strada) di Mahler, un ciclo di Lieder scritti alla fine del 1884 e incentrati sulla profondissima delusione d’amore provata da un giovane, che decide di fuggire di casa e andare per il mondo per alleviare la sua pena. Una pena che è ordinaria, lontanissima da quella cosmica del Wanderer romantico. Laura Polverelli ha saputo perfettamente rendere, con il tono di voce, la mimica facciale e la gestualità, la rassegnazione e la disperazione di un uomo che ha perso l’amore. Vengono evocate le nozze felici dell’amata con un altro uomo, i suoi occhi azzurri che lampeggiano, lo strazio della gelosia, gli elementi della natura che ricordano i suoi capelli biondi e la sua risata. Ma la natura è forse l’unico sollievo per il cuore spezzato del giovane: l’ultimo Lied si chiude con un tono di speranza.
È la volta poi delle Estampes di Debussy (1903), quasi delle cartoline di viaggio dalla Cina, da Granada e dalle campagne francesi. Matteo Fossi diventa protagonista e dipinge piccoli quadri musicali, evocando il magico mistero dietro ai santuari cinesi, l’energia dirompente di un’habanera di Granada e la malinconia di vecchie canzoni francesi riprodotte da un grammofono. Sembrava di essere sospesi in un’altra dimensione, trasportati in una sorta di limbo dove le note giocavano con la nostra immaginazione.
Ma rientra Laura Polverelli, in un abito lungo che ho bramato persino più del frac. Mi scuso se mi concentro sui vestiti, non posso farne a meno. I quattro Chants populaires di Ravel sono un compendio di musiche popolari provenienti da ogni parte d’Europa. La tradizione rivive nella voce del mezzosoprano: dalla donna che saluta il marito partito per la guerra al padre che insegna la tradizione ebraica al figlio c’è spazio anche per un incontro amoroso tra due pastori e per un amore un po’ frustrato. L’Invitation au voyage di Duparc prende spunto da un poema di Baudelaire, accattivante percorso di un viaggio attraverso un paese immaginario. Laura Polverelli delinea insieme al paese anche le fattezze della donna amata dal poeta.
Con Strauss si torna a un tema caro alla tradizione tedesca: Der Nachtgang, ovvero la passeggiata notturna. Due amanti passeggiano al chiaro di luna: sotto la luce d’argento la donna si trasforma in una santa e l’uomo, incapace di trattenersi, la afferra e la bacia sentendo il cuore scoppiare dall’emozione. Ma perché all’ultimo verso dice che la sua anima piangeva? Forse la donna è morta, o lo ha abbandonato, o qualcosa ha impedito loro di coronare il loro sogno d’amore. Qualcosa nella musica ci suggerisce, comunque, che il finale non è lieto.
Ravel chiude il concerto con le Cinq Mélodies populaires grecques e il Vocalise-Étude en forme de Habanera. Le tradizioni millenarie greche rivivono in questi piccoli frammenti di canti popolari che raccontano momenti di vita quotidiana. Un giovane innamorato chiede alla propria amata di sposarlo; una chiesetta è la protagonista di una rievocazione storica; un uomo sicuro di sé si presenta alla signora Vassiliki come un uomo spavaldo ma gentile; una ragazza viene evocata con pochi tratti di colore; una festa vede ballare sia le persone che le stoviglie. Il Vocalise è un vero e proprio pezzo virtuosistico senza parole: Laura Polverelli non si lascia intimorire ed esegue i complicati giri di note senza battere ciglio. Gli applausi scroscianti sono stati meritatissimi. La sua vecchia casa l’ha accolta a braccia aperte.
Federica Pisacane.Laura
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