“L’amore è un colpo di pistola”. Riflessione sulla Giornata Mondiale Contro La Violenza Sulle Donne

E poi perché è fuggita chi lo sa,
Forse perché cercava un po’ di libertà.
Ma io non la tenevo prigioniera,
La incatenavo solo verso sera
Per stare un po’ con lei,
Per stare stretto a lei


Perché l’amore, l’amore è un colpo di pistola,
L’amore, l’amore è un pugno sulla schiena,
È uno schiaffo per cena.
L’amore ti tocca appena.

Queste sono le parole che Dario Brunori usa in Colpo di Pistola, canzone che narra la storia di un uomo che uccide la sua compagna perché “l’amava troppo e troppo non si può”.

L’ONU ha indetto per il 25 novembre la Giornata Mondiale Contro La Violenza Sulle Donne per sensibilizzare la popolazione a un problema che, purtroppo, nonostante siamo nell’evoluto ventunesimo secolo, è ancora terribilmente attuale.

Dalla manifestazione di ieri a Roma di Non Una di Meno. (Foto di Non Una di Meno)

Solo nei primi mesi del 2018, in Italia ci sono stati 32 femminicidi, 32 donne che sono morte per mano di sconosciuti, di (ex) mariti, di (ex) amanti, avendo l’unica colpa di aver detto “no”.

Un numero esorbitante, quando già uno sarebbe stato troppo. E le stime sono in vertiginoso aumento. La denuncia degli abusi è ancora troppo reticente e, purtroppo, spesso tardiva.

Oltre al danno, inoltre, le donne sono costrette a subire la beffa di una legislazione inadeguata e troppo lenta, di un processo in tribunale in cui la vittima si trova colpevolizzata e costretta a giustificarsi (emblematico il recentissimo caso irlandese).

E la cosa che, personalmente, mi fa ancora più rabbia è il fatto che la violenza sulle donne venga strumentalizzata per prendere qualche consenso, poiché l’identikit dell’uomo che compie violenza su una donna che ci viene fornito dai media è quello dello straniero, meglio se senza permesso di soggiorno, tanto caro a Salvini & Co.

I dati, però, raccontano anche un’altra faccia della medaglia: più di un quarto delle donne che sono state uccise nel 2016 non era italiana, ma il 41.1% di questi assassini è stato compiuto da un italiano. Nel caso di vittime italiane, solo l’8% degli uccisori era straniero.

Ma, si sa, una donna straniera uccisa da un italiano non fa notizia, non va sulle TV nazionali, non ha hashtag dedicati sui social, rimane relegata nella cronaca locale, alla stregua del furtarello all’alimentari del paese.

Prima di arrivare all’esasperazione della violenza, questa ha migliaia di modi di presentarsi, molti più sottili e subdoli, che non sempre sfociano in un omicidio, ma sono comunque deleteri per la persona.

La vicepresidente della Camera Mara Carfagna per la campagna: ”Non è Normale Che Sia Normale” (Fonte: Ansa).

Si tratta di violenza quando qualcuno si arroga il diritto di dirci che “questo è un lavoro da uomini” e non saremmo capaci di svolgerlo, quando un uomo minaccia la madre dei propri figli di non farglieli mai più vedere in caso di separazione, quando ci viene detto “non credi che quel vestito sia troppo corto/scollato? Potresti dare l’impressione sbagliata, poi non ti lamentare se ti succede qualcosa”, quando su lavoro svolgiamo le stesse mansioni di un uomo guadagnando molto meno.

La battaglia per la conquista dei diritti e la scomparsa della violenza sulle donne passa attraverso un’educazione che porti al cambiamento di una mentalità “vecchio stampo” ma ancora terribilmente attuale, che vede la donna come proprietà dell’uomo e inferiore a lui.

Ma, a costo di sembrare un po’ ingenua, mi piacerebbe concludere questo articolo con un’altra canzone di Brunori, Costume da Torero, che ben esprime quello che penso al riguardo:

Non sarò mai abbastanza cinico
Da smettere di credere
Che il mondo possa essere
Migliore di com’è,
Ma non sarò neanche tanto stupido
Da credere
Che il mondo possa crescere
Se non parto da me.

Melania Verde.


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