La scienza dietro la nutrizione è un gran casino.

Con l’estate che si fa sempre più vicina sono molte le persone che cercano di perdere qualche chilo o provano semplicemente a raggiungere un maggiore livello di benessere.

Ma basta davvero seguire consigli alla cieca solo perchè qualcuno ci dice che funzionano?

Voglio dirvi una cosa anche se non sono abbastanza vecchio per farlo: vi ricordate quando prima si voleva fare una dieta? Si mangiava pasta in bianco, magari il brodo con la pastina, pollo o tacchino con l’insalata e alcune cose erano ritenute da evitare come troppe uova, gli alimenti grassi ecc.
Era così semplice, altamente inefficace, ma semplice. Ora ovunque si cerchino dei consigli nutrizionali si finisce con l’incappare in pareri discordanti. Basti pensare alla quantità di diete che sono nate solo negli ultimi dieci anni: la Paleo, quella dissociata, la Malibù, la Dukan e così via.

Ma perchè tutta questa confusione?


Con “la carta” alla mano!

Prima di tutto bisogna vedere qual è il modello utilizzato per la ricerca in questione. I fattori fondamentali sono: i campioni utilizzati (la quantità di soggetti presi in esame, se animali o persone, il genere, la provenienza, l’età), lo stile di vita di questi individui e il motivo e la provenienza delle idee di partenza.

Vi proporrò di seguito degli esempi per farvi capire come alcune ricerche possano arrivare a conclusioni affrettate affermando cose relativamente sbagliate.


Troppe uova portano al diabete e a malattie cardiovascolari.

Una meta-analisi (raccolta di risultati di più ricerche), del 2013, afferma che chi consuma più di un uovo al giorno sviluppa il diabete di tipo 2 e malattie cardiovascolari con un rischio maggiore del 42% rispetto a chi non ne mangia per nulla.

Dando però un’occhiata più approfondita ai vari risultati emergono alcuni fatti interessanti: per esempio, in alcune ricerche si conclude che non ci sono riscontri statistici che legano il consumo di uova allo sviluppo del diabete. Ma dal momento in cui si tratta pur sempre di una raccolta di dati, sembra ragionevole concludere che una sorta di causa-effetto sia probabile.

Alcune ricerche prendono in considerazione variabili meno incisive (età, sesso, storie di iperglicemia…), mentre in altre notiamo che i maggiori consumatori di uova sono anche coloro che fumano di più, presentano un indice di massa grassa più alto e hanno una bassa tendenza al movimento.

Come potete notare, questa raccolta non è poi così solida come era parsa all’inizio.

Ma come si fa a non mangiare le uova?

Il consumo di carne aumenta la produzione di insulina.

L’ esempio precedente mostra come la scelta del contesto sia fondamentale per giudicare la validità di alcuni risultati scientifici. La prossima domanda è perciò: riescono le proteine da sole ad aumentare i livelli di insulina?

In uno studio affrontato dal professor Benjamin Bikman, vengono analizzati i livelli d’insulina a fronte di un’assunzione di proteine. Il risultato è che un aumento si verifica solo se le proteine sono assunto assieme al glucosio. In parole povere, c’è molta differenza tra un hamburger ben farcito con contorno di patatine fritte ed un petto di pollo o una bistecca ai ferri.

Potete quindi immaginare come il contesto di molte ricerche, portate avanti per esempio da persone che osservano spesso e volentieri individui che basano la propria alimentazione sul cibo da fast food, sia fondamentale.

La carne animale può essere il vostro miglior amico come anche il peggiore.

In conclusione: per quanto possa sembrare difficile e complicato orientarsi in questa marea di studi, abbiamo nelle nostre mani un’arma potenzialmente efficace: internet. Grazie, ad esempio, a contenuti video sempre più accattivanti e semplici da realizzare, è facile essere informati anche su argomenti che vent’anni fa sarebbero sembrati meccanica quantistica ai non professionisti. Ricordatevi solo di armarvi di un cappello deerstalker, una lente di ingrandimento ed analizzare il caso come un vero Sherlock Holmes.

Giovanni B. Della Posta

fonti: video del canale di What I’ve Learned

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