La Rete: maneggiare con cura

Si è tenuto giovedì 26 febbraio, presso l’Aula Magna del Rettorato dell’Università di Siena l’incontro dal titolo “La Rete: maneggiare con cura”, rivolto agli studenti degli istituti superiori di Siena e provincia. L’iniziativa è stata promossa, oltre che dall’Università, anche dalla Regione Toscana e dal Comitato scientifico Pianeta Galileo.

Dopo i saluti di rito esposti dal Prorettore Francesco Frati,  la parola è stata data a Stefano Campi, membro del comitato scientifico sopra menzionato, che ha a sua volta presentato i relatori, entrambi professori dell’ateneo senese: Tommaso Detti, docente di storia contemporanea, oltre che autore del recente libro “Le origini di Internet” (Mondadori, 2013), e Marco Gori, docente presso il dipartimento di Ingegneria. Quando si parla di Internet è necessario che le voci in campo provengano da ambiti differenti: la rivoluzione che questo mezzo ha prodotto nelle nostre vite è stata (ed è tuttora) pervasiva al punto da non poter essere analizzata solo in senso “informatico” piuttosto che “storico-sociale”; intraprendere solo una delle due strade sarebbe per forza di cose riduttivo.

L’apertura della conferenza viene affidata al prof. Detti, che subito entra nel vivo della discussione: c’è un reale Locandina Siena.jpgpericolo dietro la rete? La risposta non è netta: la rete è un qualcosa che è stato creato dagli utenti stessi, e in quanto tale li rispecchia; nel farlo, incorpora tutti gli aspetti che caratterizzano la nostra società, sia positivi che negativi. La rete è specchio del mondo estero che l’ha creata. Per usarla si devono fare delle analisi in senso critico, quelle stesse analisi che ci guidano nel comportamento quotidiano, reale e, per farlo, si deve conoscere ciò con cui ci stiamo relazionando: “siete la prima generazione dei cosiddetti nativi digitali – ha detto il prof. Detti – ma se vi chiedessi la differenza fra il web e la rete in pochissimi fra voi saprebbero rispondermi”. Quindi ha esposto la differenza: il web è l’interfaccia per usare la rete, che a sua volta è data dal collegamento (via cavo o via etere) fra i diversi computer. La rivoluzione consiste nel fatto che in essa, fruitori dei contenuti e creatori degli stessi, coincidono: non vi è un “nodo” superiore ad un altro, nessuno comanda nessuno, perché i nodi sono organizzati allo stesso modo di quelli che creano una rete da pesca.

La parola passa quindi al prof. Gori, che inizia con il raccontare la storia di quello che viene riconosciuto come il padre di internet: Tom Berners-Lee. Fu in primo a pensare che poteva essere possibile, oltre che estremamente utile, creare un collegamento fra i vari istituti di ricerca, una “rete” appunto che potesse permettere un rapido scambio di informazioni. A lui non si deve una innovazione tecnologica, ma “solo” una brillante intuizione. Ora però le cose sono un pò cambiate: chi c’è dietro la rete? Chi è che gestisce il traffico nei motori di ricerca? Grandi aziende private, che hanno certamente il merito di permetterci di poter usufruire di questo servizio, ormai diventato fondamentale; ma c’è il rovescio della medaglia (per cui si parla di esse come dei draghi): solo loro conoscono i criteri, gli algoritmi, in base ai quali ci vengono fornite alcune informazioni piuttosto che altre, o prima di altre (il lettore consideri i risultati di una qualsiasi ricerca compiuta tramite Google: perché delle volte capita che i primi siti che compaiono non sono del tutto pertinenti con la nostra ricerca?). E’ vero, si conoscono alcuni “trucchi” per poter migliorare l’indicizzazione di un determinato sito su un motore di ricerca, ma quella che Gori chiama la “scatola grigia“, il cervello di internet, resta comunque sconosciuto. Ma cosa accadrebbe se il contenuto di tale scatola fosse noto? La risposta è presto detta: gli utenti (che- si ricordi – possono anche essere creatori di contenuti) sarebbero subissati da informazioni di ogni tipo, che non promuoverebbero il senso della rete.

Come ogni cosa quindi, internet e la rete sono degli strumenti che non sono negativi di per se: tutto dipende dall’uso che se ne fa. Bisogna sempre tenere a mente che siamo noi utenti ad avere l’intelligenza per discriminare ciò che è corretto da ciò che può non esserlo, nella vita digitale come in quella reale.

 

Mariafrancesca Guadalupi

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