Dopo l’ultimo nostro articolo sulla “Bella Italia e la sua politica delle Mille Contraddizioni”, siamo qui oggi ad approfondire e soprattutto attualizzare la tematica che ci interessa, ora che siamo consapevoli del suo ampio e diversificato quadro storico e sociale: l’immigrazione e l’emigrazione oggi.
CAPITOLO III
Nel 2021, se pensiamo a tutto ciò che di più crudo abbiamo affrontato nel precedente capitolo storico, ci viene da tirare un sospiro, consapevoli che nulla può avvenire più, in tempi così avanzati e progrediti.
L’emigrazione di oggi
Cos’è?
Al contrario, la storia ci dimostra quanto ogni previsione umana sia tutt’altro che realizzabile: da vent’anni neanche, si assiste ad un “emigrazione 2.0” ricordata come “fuga di cervelli”, una vera e propria defezione di massa di giovani studenti dalle menti brillanti (e non solo studenti), che, privati di ogni possibilità di vita migliore qua, cercano in altri paesi conforto migliore, primo fra tutti l’Inghilterra e Londra, dove ad oggi la popolazione giovanile è formata perlopiù da nostri compaesani.
Questo non ci dovrebbe spaventare solo per le cause che si porta dietro (già più che preoccupanti di per loro), ma al contrario per le conseguenze.
Un paese che si può più che vantare delle sue origini storiche, artistiche, letterarie e musicali, un paese che ha visto al suo interno la nascita della prima Università della storia (1088 a Bologna) e delle grandi correnti di pensiero, come può mai, permettersi di lasciar letteralmente scappare i giovani che rappresentano il suo futuro?
Le conseguenze
Perderli significherebbe inaridire la cultura, significherebbe cedere un prestigio inestinguibile di sapere ad altri, significherebbe dover provvedere molto anche sul piano economico (se le grandi scuole chiudono come si possono sostenere?) e su quello della propaganda, perché equivarrebbe a far sparire l’immagine prestigiosa che nei secoli grazie proprio anche a loro ci siamo guadagnati.
Le cause
Questo accade perché sostanzialmente mancano le risorse, mancano dei fondi che agevolino la ricerca, mancano delle strutture idonee con gente competente che segua il ricercatore nel suo percorso di crescita professionale, perché scompaiono gli incentivi allo studio (anche morali), più che necessari per attuare questo progetto, perché le prospettive lavorative sono assenti o scarse, perché le possibilità di carriera sono basse e poco ambiziose, perché la globalizzazione porta ad una dispersione e ad un’apertura di orizzonti su altre realtà del mondo, che possono risultare migliori e più auspicabili da un giovane neo-laureato.
L’immigrazione
Al contrario, mentre l’emigrazione persiste come ancora nostro problema, sotto l’aspetto dell’immigrazione e dell’accoglienza, una terra con le caratteristiche ed una storia come la nostra, qualora si trovasse anche nella sola minima condizione di dover ospitare dei profughi, sarebbe anche solo da un punto di vista mentale, la più pronta e culturalmente adatta.
Invece no.
Immigrazione ieri
Se nei primi anni ‘90 del secolo scorso abbiamo accolto una buona (ma non imperante) fetta di arrivi dall’area balcanica (di persone in fuga dalle vicende tremende di quei posti) e da alcuni paesi africani (soprattutto Senegal), ad oggi ci troviamo a confrontarci con un’immigrazione ben più ampia, verso la quale con insofferenza, non vogliamo sentirci pronti.
Chi scappa e chi guarda
Dall’Europa e dal mondo “civile”, si discute tanto di come risolvere anche solo la minima parte dei problemi che abbiamo analizzato precedentemente per ogni nazione del terzo mondo.
Si attua una politica di “salvataggio” dando fondi sulla falsa scia dei piani Marshall a quei governi menefreghisti, che pensano ad arricchirsi con i nostri soldi senza minimamente guardare, che nelle campagne la gente muore di fame, le donne vengono violate e mandate per la strada e i bambini e gli uomini scappano, finendo (se fortunati, perché l’altra strada è morire nel deserto nel tragitto) nelle reti di mafia Italo-africana e cogliere pomodori a qualche centesimo l’ora in Puglia sotto il caporalato.
L’Italia come arrivo e i suoi metodi sbagliati di accoglienza
Tutte queste persone, che emigrino per necessità o per obbligo (come nel caso della spinta delle mafie), arrivano in Italia e nelle coste mediterranee -se la rotta è quella mediterranea e la provenienza è dall’Africa (Grecia, Malta, Lampedusa, in tal caso principali porti d’approdo)- per poi venir, o almeno così dicono i patti, distribuiti in Europa.
Nel nostro continente, i capi di stato non vogliono assolutamente sentir parlare realmente di “accoglienza” e quindi ovviano a questa problematica delicata bloccando, o pensando di bloccare, i traffici, come?
I metodi sono molti: dallo sparare ai barconi in arrivo, dal dichiarare illegali gli sbarchi arrestando i volontari delle ONG che salvano vite in mare aperto, all’addirittura, per i più abili burocrati che non vogliono sporcarsi le mani, firmando patti tra paesi come quello voluto in Italia proprio dal governo di sinistra “per eccellenza”, quello di Renzi.
Gestione migranti
Poco prima della fine del suo mandato l’ex governo di sinistra poco fa citato, insieme ad una commissione comprendente Germania, Francia e tutte le altre grandi potenze europee, regalò (in segreto per un primo istante dall’opinione pubblica) 20 miliardi di euro (destinati ad aumentare) alle organizzazioni criminali libiche per impedire nuovi arrivi.
E tutti i migranti approdati nell’ultima frontiera prima dell’Italia, la Libia?
Furono imprigionati nei campi di detenzione disumani che ivi si trovano, torturati, massacrati, mandando video ricattatori alla famiglia nei paesi d’origine per riscatti vari e spediti ad un lavoro forzato estenuante che li avrebbe portati alla morte certa.
Partendo dal presupposto che l’Italia è più di altri in questo coinvolta (per la sua geografia) e che per richiedere maggior adesione al progetto di accoglienza bisogna andare in Europa (a differenza di quanto fa la Lega capitanata da Matteo Salvini, uno dei più assenteisti tra i banchi Europei ma sempre in costante rotta di collisione con i provvedimenti internazionali e con l’ UE, che tanto si lamenta del problema sbarchi), l’immigrazione si affronta su tanti punti, più o meno tangibili.
Falsi miti da sfatare
Innanzitutto, l’Italia accoglie solo minima quantità dei profughi, la maggior parte è smistata tra Grecia e Libano (quest’ultimo oltre un milione su una popolazione di quasi 3 milioni totali), non raggiungiamo il milione su una popolazione da 62 milioni, in secundis il sistema delle accoglienze ha bisogno di fondi reali, associati a regolari controlli da parte delle questure locali, in secondo luogo, coloro che arrivano sono tutelati a livello sanitario e la scusa che sono portatori di malattie in Europa debellate è falso.
All’arrivo in terra italiana, Croce Rossa, Medici senza Frontiere ed altre associazioni ed ONLUS con fini sanitari, si accertano delle condizioni di salute dell’arrivato, isolandolo prontamente qualora presentasse infermità contagiose come la Tubercolosi (molto frequente in questi soggetti) fino a che non si stabilizzano e raggiungono le condizioni adatte per “tornare” in società.
E l’Europa?
La vera domanda che però si presenta è, ma vi siete mai chiesti perché l’Europa non accoglie?
Semplice, l’Europa accoglie, invece, ma solo chi rispetta le sue “prerogative”, ossia solo ed esclusivamente tutti coloro che provengono dal Medio-Oriente.
Questi migranti vengono da zone dove un tempo (ai tempi proprio delle dittature da noi smantellate) il sapere e la diffusione di informazione era molto alta e i centri di studio e ricerca erano tra i più rinomati.
Giungono pertanto solo ragazzi diplomati e pure laureati nelle migliori condizioni, in perfetta salute fisica e mentale e già inseriti -in un modo o nell’altro- nel sociale e nel mondo lavorativo, cosa che invece non avviene per quelli dall’Africa, perlopiù giovani di città o provincia, figli di piccole famiglie contadine senza un minimo di istruzione (tanto che giungono quasi tutti analfabeti).
Cosa fare oggi
Per quanto riguarda le misure da adottare, come già visto nel precedente capitolo sugli sprechi e le opere incompiute, sarebbe importante fare dei tagli ed utilizzare vecchi ambienti ricostituiti solo per questa finalità (qualora i luoghi mancassero o fossero fatiscenti), per quanto riguarda i fondi, dovrebbero provenire da un vaso europeo condiviso e scelto alla base da un’assemblea costituente completa e distribuiti in giusta quantità per i singoli servizi che tra poco vedremo, e per ultimo, aggiungere controlli fissi e regolari delle forze di giustizia per analizzare gli effettivi e reali utilizzi di questi (cosa che non avviene, quante cooperative approfittano e intascano senza farsi cura del migrante…? Creando perlopiù odio ed insofferenza tra le persone che vedono sprecati i propri soldi).
Una vera integrazione
Incentivando i servizi nelle associazioni, dall’insegnamento della lingua con istruttori competenti e diplomati, allo sportello medico e psicologico con professionisti attivi sul settore, sino a quello giuridico, con avvocati che possano seguire attivamente e prontamente ogni vicenda singola legata all’accoglienza e al soggiorno, operando in tribunali con corti formate da giudici e non da utenti della polizia di strada (come invece al contrario avviene frequentemente), ma soprattutto lavorando “sul sociale” e emancipando realmente l’accoglienza da un punto di vista strettamente umano, scardinando il pregiudizio e l’insofferenza collettiva che dilaga furente; lavorando e facendo coesistere tutte le realtà, partendo da ogni strato della popolazione si può e si deve ottenere qualcosa di grande.
Se non agiamo così, se tagliamo costantemente questi fondi, se soffochiamo il sistema delle accoglienze e di tutto ciò che vi ruota in torno, sarà normale (come già avviene) che i migranti rimangano isolati nei bassifondi delle città, entrando inevitabilmente in contatto con la malavita e tutto ciò che ne consegue.
Se li troviamo nelle stazioni o nei parchi è anche perché alla base non c’è stato un aiuto di inserimento sul sociale, perché abbandonati dalle istituzioni, che ancora una volta hanno trovato scapoli e scrupoli per infierire, per alimentare, la propria propaganda politica a scapito di altri, alimentando una guerra di classe (tra poveri) penosa e deplorevole.
Immigrazione
Ad oggi, con poco più di 600.000 mila migranti accolti (per così dire) contro 62.000.000 milioni di abitanti italiani, ed un associazionismo fallito e soppresso ancor di più dagli estenuanti (ma non ancora per molto) Decreti Sicurezza del nostro ex ministro dell’Interno Salvini (del 2018-19), l’Italia, paese che si fonda sul senso di collettività, di unione, di contrasto all’ondata nera di odio e intolleranza, appare al mondo, ancora una volta, come uno dei paesi più inefficienti e fallaci nel risolvere le sue problematiche, paradossalmente, sempre di diversa natura, ma avente per soluzione, gli inadeguati e illogici mezzi che non mai vogliamo cambiare.
Noël De La Vega.