Ironia e allegria con il Carnevale degli Animali di Saint-Saëns!

Quattroequaranta questa domenica vi porta in gita allo zoo! No, non sono impazzita, ma nemmeno vi ci porto davvero… Oggi scopriremo insieme l’irriverente brano di uno dei compositori più geniali dell’universo, bambino prodigio e chiacchieratissima personalità della scena musicale del suo tempo. Se state pensando ad un ometto un po’ maleducato con la parrucca impomatata e l’accento austriaco siete in errore: ci troviamo sotto le sfavillanti luci della Ville Lumière all’alba della Belle Époque, dove brilla la stella di Camille Saint-Saëns (9 ottobre 1835 – 16 dicembre 1921), compositore, pianista e organista francese.

Camille Saint-Saëns

Il suo talento precocissimo (a due anni ha iniziato a suonare il pianoforte, a quattro a comporre) è poco noto al grande pubblico dei nostri giorni. Andiamo, chi ha mai sentito nominare questo tizio? Ma io sono qui per colmare le vostre lacune, perciò scopriamo insieme questo scorbutico ed irritabile compositore ascoltando Il Carnevale degli Animali per due pianoforti, flauto, ottavino, clarinetto in Si bemolle e Do, glockenspiel, xilofono e quintetto d’archi.

Il Carnevale degli Animali è composto da 14 brani, ognuno dei quali si riferisce ad un animale. Fin qui niente di così eclatante, direte voi. Quel gran simpaticone di Saint-Saëns ha però reso questi brani uno più comico dell’altro, inserendo anche delle citazioni esplicite di brani o motivetti molto conosciuti. Ma in che senso? Ascoltiamoli qui o qui.

Il primo brano, Introduzione e Marcia reale del leone, descrive l’avanzata del re della foresta: gli accordi del pianoforte sono la falcata maestosa del fiero animale, che incede regale tra le fanfare della corte. Tutti gli animali si inchinano timorosi davanti a lui: la sua benevolenza è grande, la sua ira imprevedibile. In Galline e galli entriamo in un pollaio zeppo di galline che cercano di ingraziarsi i galli. Sentite come gli strumenti imitano alla perfezione il coccodè! E’ davvero pazzesco, sembra di stare sul serio in una fattoria. Spicca fra tutti l’acuto chicchirichì, che dà l’inizio alla giornata. Ma cos’è questo polverone? E questo rumore di zoccoli? Ecco che arrivano gli Emioni (asini selvatici velocissimi), che ci sfrecciano davanti con una sequela di arpeggi e scale, che si concludono con due sbrigativi accordi. Forse Saint-Saëns ha voluto prendere un po’ in giro tutti quei virtuosismi stratosferici che tanto andavano di moda ai suoi tempi (pensate soltanto a Liszt), chi lo sa.

Il contrasto con le Tartarughe è evidente. In questo pezzo l’ironia sta nella scelta del tema: il famosissimo Can Can di Offenbach, in origine un vorticante balletto, diventa il lentissimo passo delle tartarughe. Anche nell’Elefante c’è una citazione di un tema ben noto ai contemporanei: la Danza delle silfidi di Berlioz. Le silfidi sono creature mitologiche leggiadre ed eteree che contrastano con la pesantezza dell’animale, che danza goffamente un valzer spassoso. Ma ecco che arrivano anche i Canguri, in una strana atmosfera onirica e a tratti inquietante. Sembra che si stiano dirigendo a grandi balzi verso un Acquario: seguiamoli e sbirciamo nella grande teca.

Un libro per bambini francese ispirato a questo brano

Questo notissimo tema (presente tra l’altro in questo episodio dei Simpson) viene eseguito dal flauto e dai violini, mentre delle leggerissime scale ascendenti vengono affidate ai pianoforte. I pesci nuotano pigramente in un ambiente impalpabile e al contempo soave, scansando le bollicine che salgono allegramente verso l’alto. La nostra visita continua: i Personaggi dalle lunghe orecchie non sono altro che gli asini, che ragliano in maniera scomposta, così come fanno i critici musicali che gridano allo scandalo ogni volta che qualcuno si azzarda a fare qualcosa di diverso (Saint-Saëns questo lo sapeva molto bene). Ci avviciniamo alla foresta, incuriositi dai suoi colori. Ma cos’è questo suono? E’ Il cucù nel bosco, che emette il suo richiamo (tramite il clarinetto), nascosto tra le fronde degli alberi. Ci guardiamo intorno senza sapere da dove proviene questo suono, mentre la maestosità della foresta ci riempie quasi di sgomento.

I nostri timori vengono però spazzati via alla vista di una Voliera. Una schiera di uccellini inizia a cantare allegramente, affidandosi alla voce del flauto. Si chiamano e si rispondono, saltellando e volando da una parte all’altra della voliera, poi iniziano a frullare le ali nel tentativo di spiccare il volo e di librarsi nel cielo azzurro. Dopo questa radiosa parentesi entrano in scena, sorprendentemente, i Pianisti, che eseguono una serie di semplici e ripetitivi studi per imparare a suonare lo strumento. Saint-Saëns evidentemente li considerava alla stregua di piccole scimmie ammaestrate, che ripetono per ore e ore gli stessi esercizi commettendo errori grossolani senza imparare nulla (Saint-Saëns stesso era un pianista, non dimentichiamolo). E potevano certo mancare i Fossili, resti di animali antichissimi? É lo xilofono che prende le loro veci, facendoli assomigliare a delle piccole ossa scricchiolanti. Così come sono scricchiolanti le ossa dei vecchi e antiquati critici musicali.

Fate attenzione allo specchio d’acqua lì vicino, perché arrivano i Cigni, che sfilano maestosi quasi come se fossero creature di un mondo ultraterreno. Su questo tema Michel Fokine ideò una coreografia per un balletto intitolato La morte del cigno, dove una ballerina solista impersona l’uccello morente che esala delicatamente l’ultimo respiro (potete guardarlo qui). Il Carnevale degli Animali si chiude trionfalmente con il Finale, ripresentando i temi e gli animali incontrati finora, i quali si danno appuntamento per salutare il visitatore. Se avete l’impressione di aver già sentito questo tema da qualche parte, ma non ricordate dove, arrivo io a rinfrescarvi la memoria: vi ricordate il film Fantasia 2000? Vi ricordate questa scena? Non ringraziatemi.

Spero che questa gitarella fuori porta vi sia piaciuta e che abbiate trovato questi animali molto divertenti. L’appuntamento è per domenica prossima, come sempre!

Federica Pisacane

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