Impressioni di un fuori sede: tornare a casa.


Cosa ci passa per la testa

Il fuorisede tra passato & memorie, case & chimere.


Premessa: mi rendo conto che non è semplice, per chi non ha mai affrontato una cosa del genere, capire le sensazioni di chi è andato via di casa (in questo caso per studiare). Per esempio, una cosa che non capirebbero mai è che ogni volta che lo fai sai quello che trovi ma non sai quello che hai lasciato.

La prima volta, per me, è stata una scelta: avevo appena sedici anni ma decisi di partire per gli Stati Uniti con Intercultura. Allora lo feci per un forte desiderio di evadere dalla realtà in cui vivevo e conoscerne una nuova. Per lo meno, così direbbe la me diciannovenne. Allora la vita era più facile, illusoria ma io ebbi la possibilità di avere un assaggio di quella vera e insidiosa.

La seconda volta fu più una necessità, quella di darmi una possibilità migliore che quando vivi al Sud spesso non puoi concederti. E fu diverso perché non lo sentivo più quel bisogno di andar via. Neppure avevo la certezza che un tale giorno di un tale mese di un tale anno sarei tornata “giù”. A casa. Certo, iniziare una nuova avventura è emozionante. Ma a diciotto anni non sei mai pronto, e qualcuno non ce la fa. Ho visto gente crollare. Ho visto gente rinunciare, tornare a casa, cambiare percorso. Ho visto persone che non ce l’hanno fatta.

Ma a coloro i quali riescono a superare le prime inevitabili sfide che la vita da fuori sede presenta, ne spetta una ancora più difficile (che su di me ha avuto un impatto ancor più grande del “semplice” lasciare casa): tornarci, a casa.


PARTIRE & (NON) APPARTENERE.

Che dire, ogni volta scopri qualcosa di nuovo. Ti rendi conto veramente (perché ti viene sbattuto in faccia) dell’inesorabile scorrere del tempo. Qualcosa di diverso nella tua città, la tua compagnia che non è più così numerosa, la gente che è andata avanti con la propria vita nel posto in cui anche tu, una volta, trascorrevi le tue giornate. È facile pensare che tutto resti fermo mentre tu vai avanti. Ma in verità è il contrario: tutto va avanti mentre tu speri che, in qualche modo, nulla sia cambiato.

Il risultato è che ti trovi in una situazione in cui senti di appartenere ancora a quei luoghi, ma allo stesso tempo sai di non appartenervi più. Senti che sono i tuoi, senti che ti sono rimasti dentro e che saranno sempre lì a ricordarti da dove vieni. Ma sai che la tua vita ormai è da un’altra parte. È una sensazione assurda, il momento in cui realizzi che devi cambiare prospettiva. “Vivo a Siena ma torno a casa per le vacanze”, “vivo a Siena ma vengo dal Sud”. Quel “vivo” che non è più lo stesso.

D’ora in poi, ovunque andrai, sarai sempre uno straniero: nessun posto sarà più tuo veramente.

Passano gli anni e alla fine lo accetti. Ma con la consapevolezza che, insieme a tutti i tuoi luoghi, ai tuoi vecchi amici che ormai sono sempre meno tuoi, ci hai lasciato i tuoi ricordi migliori. Il posto da cui vieni sarà sempre lì a farli riemergere. E questo no, l’inesorabile scorrere del tempo non potrà mai eroderlo.


Annachiara Crea.

 

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