IlluminarSi: una conversazione con Alessandro Benvenuti

Foto di Carlotta Benvenuti

Quando mi hanno chiesto se avessi voluto intervistare Alessandro Benvenuti per uRadio non ho avuto bisogno di pensarci nemmeno un secondo. Ero pronto per un’intervista “vecchio stampo” fatta di domande e risposte, ma ciò che è nato è stata una piacevole conversazione, tanto da farmi quasi sorvolare sulle domande preparate. Spaziando dal teatro Senese alla danza, dalla partecipazione dei giovani al futuro di questi ultimi nel mondo dell’arte. Una conversazione che ora proverò a raccontarvi.


Due chiacchiere a teatro

La chiacchierata è nata con una domanda tanto banale quanto dovuta. Partendo dal il titolo della rassegna teatrale di quest’anno “IlluminarSi”,  volendo quasi richiamare una luce che tenta di entrare nella vita di ognuno di noi, raccontandola, ho chiesto a Benvenuti se si ritenesse soddisfatto del lavoro di quest’anno. <<Passando in rassegna l’anno mi sento soddisfatto, ma ci sono sempre margini di miglioramento. Abbiamo posto delle ottime basi per crescere e cercato di chiamare a raccolta quante più anime a teatro>> , così il direttore artistico del teatro dei Rinnovati apre il suo discorso. Quest’anno ha deciso di scommettere su opere non convenzionali e porre grande attenzione alla danza. Dal classico al contemporaneo, con scelte che possono sembrare quasi rischiose ma che hanno riscosso grande successo, la stagione teatrale senese ha suscitato interesse specialmente nel pubblico più giovane.


La danza e le scommesse vinte

<<La danza non è mai una cosa semplice>> questa è la frase con cui tenta di spiegare l’importanza di aver compiuto questo azzardo, portando quest’arte sul palco dei Rinnovati. “Memento”, “Boys don’t cry” e “L’inferno” le scommesse più grandi che hanno anche dato le soddisfazioni migliori. Prosegue raccontando di come questi spettacoli, si siano rivelati delle belle sorprese. Pur non essendo “pop”, hanno espresso significati profondi, toccando le anime di chi <<A teatro ci va non solo per divertirsi, ma spinti da una forma di ricerca quasi spirituale, per mostrare insomma la parte più bella della propria sensibilità>>.

Prosegue poi parlando di“Festen”, <<Una sfida riuscita magistralmente>>; “Samusà” , con protagonista Virginia Raffaele, animato da<<Una sensibilità meravigliosa, con una grande artista e donna>> e “Mine Vaganti” caratterizzato dall’alchimia che l’ambiente del teatro senese ha creato intorno a quest’opera.


Il Direttore artistico spiega di come il suo lavoro più grande sia stato quello di riuscire a portare sul palco non solo professionisti ma soprattutto << Esseri umani che sappiano restituire verità…>>.

Per questo preferisce avere un contatto diretto con la compagnia, facendo vivere agli attori l’atmosfera della città e fornendo il proprio punto di vista per migliorare la rappresentazione.

D’altronde, il compito del direttore artistico è proprio quello di portare in scena attori che con la loro sensibilità sappiano far sì che il pubblico esca dal teatro con qualcosa di vivo, che li accresca nel profondo.  


Sul teatro in italia e i giovani

L’intervista prosegue con una domanda su cosa può fare il teatro italiano per i giovani che vogliono entrare in questo mondo, talvolta chiuso per i nuovi talenti.

Benvenuti concorda su come questo ambiente sia effettivamente complesso e come sia necessaria <<Una protezione per chi vive di quest’arte da parte dello Stato >>. Nella sua risposta, fa riferimento alla funzione sociale e culturale del teatro, che durante il Covid è stata ampiamente ridimensionata. Ai giovani augura di risolvere <<Il gap tra sperare in qualcosa e esserlo>>. Lui che ha costruito la sua carriera da autodidatta, non esclude il ruolo della fortuna, ma ribadisce la necessità di credere in quello che si fa, di avere il bisogno assoluto di far teatro. <<Non far diventare l’arte un piano b (… )questo mondo è una giungla ma bisogna essere tenaci>>.

In questo ci ha tenuto molto a spiegarmi come non sia <<Il direttore artistico che fa la fortuna del teatro. Ma la capacità di poter condividere la propria filosofia del lavoro e collaborare in modo coeso con tutto lo staff >> poiché il direttore artistico da solo può sbagliare, ma se tutti lavorano insieme è difficile che questo accada. Tutto quello che nasce a Siena è frutto di un lavoro della città ed è importante. Per questo Benvenuti dà grande merito ai suoi collaboratori, descrivendoli come i veri artefici del successo di quest’anno. Riuscendo a restituire affettuosità alle compagnie ospitate hanno fatto sì che il teatro senese <<…acquisisse un’anima, diventasse un ambiente familiare per tutti>>.


Dalle parole di Benvenuti, è chiaro come per lui il teatro diventi un insieme di corpi inseparabili.

Sul finale la sua voce si riempie di emozione, quando confessa che porterà sempre con sé <<I ricordi delle chiacchiere e della fatica, del lavoro fatto insieme (…)l’orgoglio di essere stato sempre sincero, di aver fatto il bene per Siena e l’idea di aver messo insieme un gruppo di persone che vada come vada ha creato armonia e unione>>.

Parlando con Alessandro Benvenuti, si ha la certezza di essere davanti ad un grande professionista del suo mestiere, un’artista che ama ciò che fa e che si impegna per diffondere questo amore come la luce del suo teatro.

<<Il teatro per me è una religione, il teatro per me è la vita>>, conclude il Direttore Artistico dei Teatri di Siena.

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