#ilclassicoinatteso: la fine del viaggio

Il nostro viaggio si è concluso, cari lettori. Abbiamo iniziato due settimane fa evocando avventure e viaggi, Livingstone e Ulisse, immaginandoci universi musicali da scoprire e conoscere. E così è stato, fin dalla prima sera.

Il primo viaggio è stata un’avventura nella contemporaneità e in tutte le forme che la musica assume in essa. Partendo da Max Richter e il suo Vivaldi Recomposed: col compositore inglese abbiamo assistito ad un ritorno del passato come “massa musicale” viva e dunque capace di parlare in modo nuovo e più attuale per noi. Sempre contemporaneo ma da una prospettiva diversa è stato “Carnaval” di Salvatore Sciarrino, testimone invece di una contemporaneità più inquieta e frammentata.

Tappa fondamentale in questo senso è stata la messa in scena dell’opera “El Cimarròn” di Hans Werner Henze, fondamentale non solo per il suo grande valore artistico ma soprattutto perché, dopo quasi quarant’anni, continua ancora ad essere uno degli esempi più affascinanti di come un genere storicamente consolidato come l’opera sia ancora in grado di parlarci e di farlo con un linguaggio nuovo ed inatteso.

Il secondo viaggio ci ha portato alla scoperta del rapporto della musica con le altre arti, a partire dalla poesia e dalla danza con “Carnaval” di Schumann. Il dialogo affascinante con le poesie di Armand Godoy e con la coreografia di Marco Batti ha trasportato la musica in una dimensione estetica nuova.

Altrettanto stimolante è stato il dialogo con l’immagine, con l’arte visiva. I disegni animati del regista William Kentridge sono riusciti ad avvicinarsi alla musica della “Winterreise” di Schubert senza alterarne la delicatezza e la malinconia. Anzi, in questo dialogo tra suono e immagine, il meraviglioso ciclo di Lieder ci è apparso più moderno e più vicino a noi.

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Infine, con l’affascinante concerto di David Krakauer che ci ha condotto per mano nella cultura ebraica, questi viaggi nell’universo musicale si sono conclusi.

Come sempre, quando un’avventura si conclude resta la malinconia della fine ma soprattutto la consapevolezza di essere un po’ più ricchi e completi. Ma resta anche la voglia di iniziarne uno nuovo e inatteso, per scoprire nuovi mondi e nuove facce della musica.

Non ci resta che aspettare quest’inverno con il festival invernale “Micat in  vertice”. Intanto noi ci prenotiamo!

Francesco Milella

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