Il Natale degli uRadiani: da nord a sud, tradizioni e strenne


Ci siamo! È di nuovo quel periodo dell’anno, il più meraviglioso, come direbbe Andy Williams. Il Natale sta tornando e porterà con sé luci, regali, affetto e cibo. Davvero moltissimo cibo.

Ma questa festività, per quanto indubbiamente importante, spacca in due l’opinione pubblica, qui in Italia e non solo.

Dalla guerra senza fine tra il team pandoro contro il team panettone, allo scontro tra i fan più sfegatati del Natale ed i tanti Grinch, che preferirebbero una indigestione da torrone piuttosto che festeggiare un giorno di più. La festa più famosa al mondo viene vissuta e celebrata nelle maniere più diverse.

Non tutti amano il Natale …

In un tentativo di raccontare alcuni di questi innumerevoli modi di festeggiare il Natale noi di uRadio, in una festosa intervista, abbiamo deciso di mostrare il nostro rapporto con la festa e le nostre tradizioni.


Ci presentiamo!

Fe: Io sono Federica, vivo a Grosseto da ormai sedici anni ma ho origini napoletane.

M: Io mi chiamo Mattia, vengo da Verrone, un paesino in provincia di Biella.

S: Io sono Silvia, di origine Comeliana, sfollata a Siena ed ora in Erasmus a Vienna.

A: Io mi chiamo Adria, conosciuta in uRadio come “il Principe”, sono originaria della Romania ma ho vissuto gran parte della mia vita a Catanzaro.

E: Sono Elisa e vengo da Santo Stefano Quisquina, un paesino tra le montagne della Sicilia centrale.

Fr: Io sono Franco e vengo da Ronciglione, un paese della Provincia di Viterbo, arroccato tra i Monti Cimini.


Siete degli amanti del natale o dei Grinch principianti?

Fe: Amo molto il periodo natalizio per le luci e le decorazioni che riempiono le città e le case. Sono però molto contraria all’aspetto consumistico che questa festa assume.

M: Io amo follemente il Natale e devo dire che questo sentimento è condiviso da tutta la mia famiglia. Molto spesso iniziamo a pensare a cosa cucinare come primo piatto intorno a fine agosto!

S: Adoro il Natale, ma quello sobrio, quello delle cene infinite in famiglia e tra amici a raccontarsi storie e a ridere anche grazie alla overdose di cibo.

A: Avete presente i druidi di Dungeons and Dragons, una cosa sola con la natura? Ecco questa sono io con il Natale. Non esiste anno in cui io non torni ragazzina con le luci per le strade, i regali da fare a tutte le persone care o le cartoline. Già da metà novembre inizio a gironzolare per negozi in cerca di idee.

E: Io adoro il Natale! Mi permette di tornare a casa dopo mesi, per i film visti e rivisti che continuiamo a vedere ancora con tutta la famiglia, per la neve (anche se cade solo il primo gennaio). Poi, naturalmente, perché si sta tutti insieme con amici e parenti.

Fr: Non sono esattamente un fan accanito del Natale, ne apprezzo però alcuni aspetti. Primo su tutti, il cibo: per due giorni di seguito ho l’occasione di sfogare tutti i peccati di gola che evito durante l’anno. In secondo luogo, è l’occasione migliore per riunirmi con i miei cugini e tutta la famiglia, cosa che purtroppo non riesce spesso durante l’anno, per la distanza che ci divide.


Quali sono le tradizioni natalizie delle vostre zone d’origine?

Fe: Quasi mai ho trascorso il Natale a Grosseto quindi non conosco le tradizioni maremmane. Per quanto riguarda le tradizioni napoletane: si allestiscono presepi molto dettagliati e con tanti personaggi, sia tradizionali sia contemporanei. Si prepara un grande pranzo con tanti prodotti tipici, soprattutto i dolci ( struffoli, zeppole, mustaccioli e susanielli…). I più piccoli recitano poesie ed a fine pranzo, se si è ancora vivi, si gioca a carte e a tombola.

M: Da noi generalmente il fulcro della festa è il pranzo del 25. Per la sera del 24: messa, panettone e vin brûlé sono gli elementi canonici. Se il pranzo del 25 sarà strettamente piemontese, non mancheranno: vitello tonnato, peperoni in bagna cauda, insalata russa, acciughe al verde ed agnolotti del plin.

S: Nelle mie zone, Comelico se non si fosse capito prima, è d’obbligo il presepe vivente (la cui guest star è spesso il mio asino) e la messa di mezzanotte, durante la quale dorme sempre metà delle persone. La mia è una terra tradizionalmente povera, che non ha sviluppato una grande tradizione culinaria, per questo, a Natale ognuno mangia ciò che vuole.

A: i miei più cari ricordi sul Natale provengono dalla Romania, lì la tradizione è vissuta in maniera particolarmente forte e ricordo ancora come ogni anno andassi con gli amici, di porta in porta, a cantare canzoni natalizie in cambio di soldi o cioccolatini. Questa abitudine viene mantenuta sia dai bimbi che dai più grandi, che organizzano vere e proprie comitive.

Ricordo come se fosse ieri l’odore dei dolci fatti in casa la mattina di Natale, simili ai panettoni, ed il divertimento nell’andare in slitta con tutti i ragazzi del quartiere all’arrivo delle prime nevi. Memorie degne di una cartolina.

E: Il paese non viene molto addobbato, l’atmosfera natalizia si avverte di più nelle chiese e nelle case, tra messe e canti religiosi nelle prime e con presepi che assumono le sembianze del paese grazie alle montagnole di muschio. Poi, l’incessante cucinare di biscotti delle nonne, ripieni di mandorle, conserve e fichi secchi nelle seconde.

F: Il Natale a Ronciglione rispetta le tradizioni comuni a tutti i paesi della Tuscia, si è soliti organizzare il presepe vivente nel borgo medievale ed addobbare tutto il centro abitato con luci e ghirlande.

Inoltre le nonne in cucina iniziano a darci dentro, preparando i dolci tipici della nostra cucina. Pampepati, tozzetti e maccheroni con le noci, che saranno la base per colazioni e merende di tutti i mesi a venire.


Quali sono invece le tradizioni delle vostre famiglie?

Fe: Non abbiamo tradizioni famigliari particolari. Quelle rare volte che festeggiamo il natale a Grosseto facciamo un pranzo molto più semplice, e nel pomeriggio usciamo tutti insieme per fare il giro dei presepi delle chiese.

M: La famiglia della mia mamma è trentina e quella del mio papà è veneta: di piemontese abbiamo ben poco (plot twist!). Festeggiamo a pranzo con i parenti materni: siamo in media una ventina e di solito il numero di antipasti è in doppia cifra. Chiudiamo l’abbuffata con lo zelten, dolce tipico trentino, che mia madre prepara seguendo la ricetta della bisnonna Alice.

La sera, invece, ci troviamo con i parenti paterni per un dopocena ‘dolce’ a base di pandoro e panettone, crema di Cogne, bavaresi e tantissime noccioline americane che, i veneti lo sanno, si chiamano bagigi.

S: Per quanto riguarda la mia famiglia, asino a parte, siamo soliti riempire di luci l’abete di 30m di fronte casa e più o meno ogni giorno, dal 24 al 2, abbiamo qualche pranzo o cena con parenti e amici.

A: Nella mia famiglia la “tradizione” è qualcosa di molto personale, nel senso che si fa a Natale tutto ciò che ci rende felici, indipendentemente da che cosa sia.

Un sentimento che è rimasto forte è quello per la Vigilia da noi molto più sentita e festeggiata, ma essendo mio padre italiano, abbiamo deciso di coniugare le due tradizioni e celebrare sia il 24 che il 25.

E: La mia famiglia non festeggia la Vigilia, anzi la mia mamma non cucina quasi nulla, se non della triste verdura per prepararci al giorno dopo. Babbo Natale, poi, non è mai arrivato. Il regalo è sempre stato portato dalla mamma.

Di solito anche il giorno di Natale siamo in pochi, in ogni caso si prepara la lasagna. Dopo pranzo ci mettiamo a guardare i cartoni Disney tutti insieme stretti sul divano, passando tutto il pomeriggio in panciolle. La sera neanche ceniamo e ci mettiamo a giocare con gli amici a dei giochi da tavolo.

Fr: Da tradizione io e la mia famiglia passiamo la cena della Vigilia con i parenti materni, cenando con squisiti piatti di pesce e passando il resto della serata a giocare a carte e a sgranocchiare i dolci di nonna Silvana.

Il giorno di Natale invece siamo con i parenti paterni dove, oltre celebrare il natale con la squisita pasta fatta in casa da mio zio, festeggiamo il compleanno di mio cugino Marco, una delle vittime del cosiddetto Natalanno, destinato a ricevere un solo regalo per due feste.


Avete dei buoni propositi per il nuovo anno?

Fe: Per il 2020 vorrei essere meno orgogliosa e leggere ancora di più!

M: Ho tanti propositi e desideri ma esprimerli ad alta voce è garanzia di fallimento, no?

S: Da buona studentessa sull’orlo di una crisi di nervi, il mio proposito è quello di laurearmi nel 2020, senza spargimenti di sangue e di imparare il tedesco in maniera decente per poter fuggire di nuovo a Vienna. Teniamo le dita incrociate!

A: Buoni propositi? Passare gli esami, come ogni universitario che si rispetti.

E: Spero di riuscire a chiudere i libri ogni tanto e di riuscire a fare maggiore attività fisica, andare alle presentazioni alla Mondadori. E ancora: mangiare meno alimenti surgelati e più cibi veri e riporre tutta l’ansia nel cassetto. Anzi: nel cassonetto. E soprattutto aiutare in maniera produttiva tutti i colleghi di uRadio!

Fr: Per il 2020 spero di portare a termine tutti i miei progetti e di riuscire a farne di nuovi. Soprattutto cercare di migliorarmi giorno dopo giorno!


Conclusa questa intervista natalizia, noi della redazione desideriamo augurarvi tanta serenità per le feste, e di riuscire a sopravvivere ai lunghi banchetti che si prospettano!


Franco Ferrari

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