Il significato dell’essere femminista in quest’epoca.
Da Wikipedia:
“Con il termine femminismo, generalmente, si può indicare:
- la posizione o atteggiamento di chi sostiene la parità politica, sociale ed economica tra i sessi, ritenendo che le donne siano state e siano tuttora, in varie misure, discriminate rispetto agli uomini e ad essi subordinate;
- la convinzione che il sesso biologico non dovrebbe essere un fattore predeterminante che modella l’identità sociale o i diritti sociopolitici o economici della persona;
- il movimento politico, culturale e sociale, nato storicamente durante l’Ottocento, che ha rivendicato e rivendica pari diritti e dignità tra donne e uomini e che – in vari modi – si interessa alla comprensione delle dinamiche di oppressione di genere.”
Il femminismo non esiste. Lo dico perché sono una femminista convinta. E sono stufa di dover spiegare che no, il femminismo non è l’odio nei confronti degli uomini, non è il pensare di essere il sesso forte, non è il “comportarsi” esattamente come un il sesso opposto. Il femminismo NON è questo tipo atteggiamento. Il femminismo è una lotta. È innanzitutto un movimento.
Un movimento possiamo dire politico che ovviamente ha radici lontane, ma che (come spero ben sappiate) risulta chiaro agli occhi dell’opinione pubblica solamente negli ultimi anni dell’800. “Suffragetta” è un termine che suona molto bene su cui però non ci si sofferma abbastanza da capirne il significato. Nel 1918, le donne inglesi ottengono il diritto di voto: quello che viene istituito è quindi un suffragio maschile e femminile. Ho forse nominato l’odio? Non mi sembra.
Andiamo avanti. È un movimento poi di emancipazione. Fermo subito i vostri pensieri poco sobri riportandovi le esatte parole del Treccani, giusto per non cadere in tentazione e liberarvi dal male: “una classe sociale si sottrae a una soggezione, a una situazione subalterna e ottiene il riconoscimento dei proprî diritti“. Se ancora non avete afferrato, vi capisco.
PARI OPPORTUNITÀ: UN’OPPORTUNITÀ SENZA PARI.
È da poco scoccato il 2018 e oramai, quello di tornare indietro nel tempo è un esercizio faticoso. Diamo per scontati certi diritti fondamentali come se fossero assodati o come se fossero sempre esistiti. Ragazze, datemi ascolto: il femminismo non è il “girl power”. Non è iper sessualizzando i nostri corpi come fossero carne da macello assecondando gli sbalzi ormonali degli uomini che dimostriamo di essere libere. Non è “comportandoci come loro” che realizziamo l’eguaglianza, che otteniamo rispetto. Questo è farci cattiva pubblicità.
Il femminismo è sì un atteggiamento, ma che deriva dalla voce di chi ha lottato per l’eguaglianza. Sociale, economica, politica, lavorativa, familiare, decisionale, fisica, mentale, sessuale e chi più ne ha più ne metta. È così da sempre: gli schiavi e i padroni, la plebe e l’aristocrazia, il popolo e i sovrani. Prima o poi tutti rivendicano i propri diritti.
Il femminismo non è essere superiori, essere migliori. In un certo qual modo, non è nemmeno emulare l’altro sesso. Non è essere dei “fiori delicati” da non toccare neanche per sbaglio e nemmeno dei “maschiacci” da riporto. È avere pari opportunità.
Quindi, donne del 2018 siate eguali: fate carriera, occupate quei posti di lavoro che una volta spettavano solo agli uomini. Fate qualcosa di socialmente utile, con impegno e dimostrando di avere cuore e cervello. Abbiate le idee chiare e perseguite i vostri obbiettivi. Fatevi rispettare a suon di forza d’animo e pugno fermo. Abbiate fegato. Fate capire, agli uomini, che siamo una preziosa risorsa se trattate come pari. L’unica loro colpa è quella di un passato che non ha considerato le donne.
Come potete vedere, il femminismo reale oggi non esiste. E se esiste, è una sua forma distorta e tragicamente rimodellata da chi ignora la storia. Tutto il resto, è solo una leggenda metropolitana.
Annachiara Crea.
Giustamente, il femminismo oggi non esiste più, il femminismo è una parte gloriosa e importante del passato insieme a tutti i movimenti di rivendicazione dei propri diritti.
Io al giorno d’oggi non parlerei più di donna/uomo, bianco/pelle rossa, banchiere/clochard, per me sono tutte persone prima di tutto, ognuna ha il suo stile.
Dire “donne del 2018 siate uguali: fate carriera,…” mi sembra un ritorno al passato, ricalcare i vecchi modelli. Qualsiasi persona dovrebbe fare quello che meglio crede, agire, farsi rispettare se lo vuole indipendentemente dalla ” scheda tecnica “.
Tutti hanno colpa e nessuna ha colpa, questa dinamica riprende lo sviluppo della nostra specie, siamo mammiferi, tutto qua. Sarei più per un “persone del 2018 siate uguali, anzi, siete uguali.”
Siamo persone .
Perché fare distinzione fra donne e uomini , fra buoni e cattivi ?
Dovremmo essere tutti rivolti a fare bene ,a migliorarci.
Un po meno super e arrampicatori .