Il conflitto ucraino: tra quotidianità e speranza di una libertà definitiva

Il ruolo dominante della Russia nella storia dell’Ucraina, cui sottomissione della popolazione riecheggia nonostante l’autonomia ottenuta nel 1991. Attualmente, ne cogliamo le estreme conseguenze. uRadio ha intervistato Olexandra, una giovane studentessa universitaria venuta a Siena da pochi mesi.


I prodromi del conflitto


Il 24 febbraio 2022, come molti sanno, è una data che non passa inosservata: si tratta dell’invasione dell’Ucraina da parte di Vladimir Putin. A un anno dello scoppio del conflitto, la maggior parte sono convinti che tutto ebbe inizio da questa data. Tuttavia, il 24 febbraio rappresenta solo il culmine di una tensione esistita da tempo. Andando un po’ indietro nel tempo, l’Ucraina è una nazione piuttosto giovane, proclamandosi indipendente mediante il referendum del 24 agosto 1991 in cui la maggior parte della popolazione si mostrò favorevole all’autonomia e dunque di tradurre in realtà quel remoto desiderio di una propria nazionalità. Eppure, c’è sempre una minoranza radicata molto diffusa incline, invece, all’annessione della Russia redendo di fatto il territorio eterogeneo e di difficile gestione.

Dalla nascita della nazione Ucraina, nessun governo ha saputo stemperare la condizione di vicinanza della Russia, da sempre intenta ad annettere il territorio ucraino poiché di grande rilievo strategico. Con le elezioni del 2004 che videro l’ascesa del filorusso Victor Janukovič, la tensione si acuì culminando nella cosiddetta Rivoluzione Arancione cui popolo scese in piazza a Kiev per contestare i brogli elettorali.

Alle successive elezioni salì al governo, seppur brevemente, Juščenko: un uomo politico dalla veduta europeista.
Un altro anno significativo è il 2013. Janukovič, ritornato alla guida del paese, promise un accordo con l’Unione Europea, impegno a cui rinunciò il giorno stesso della ratifica. Da questo avvenimento, ebbe origine la violenta Rivoluzione della Dignità (2014). In tale contesto, Putin diede soccorso ai filorussi in Crimea, riuscendo ad annettere non solo la Crimea ma anche il Donbass. Questi sono appunto i prodromi dell’iniziale conflitto, mostrata, invece, ai cittadini come un’operazione speciale. Molti degli stessi cittadini hanno dimenticato la presenza del conflitto nella parte est, iniziato appunto già ben otto anni fa.
Alle elezioni del 21 aprile del 2019, Zelens’kyj ha la meglio su Porošenko essendo stato votato dalla maggior parte della popolazione. Seppur inizialmente bollato dall’opposizione come attore comico e dunque non in grado di gestire una nazione, ad oggi Zelens’kyj viene visto dalla comunità come eroe nazionale proprio in merito alla sua condotta in quest’ultimo anno, in particolare per l’estrema vicinanza al suo popolo. Proprio quest’ultimo è grato al Presidente Zelens’kyj per non essere stato abbandonato nonostante le molteplici prove di assassini nei suoi confronti avrebbe di certo ottenuto una protezione assoluta.



La speranza di una rinascita


In merito a tale situazione, uRadio ha intervistato Olexandra: una giovane studentessa universitaria venuta a Siena da pochi mesi. Olexandra è l’esempio tangibile della situazione che subiscono tutti i suoi coetanei: molti, come lei, si trovano lontano da casa con la persistente paura di ricevere notizie spiacevoli in merito alla perdita di qualche familiare o amico. Di fatto, all’inizio del conflitto si è spostata da Kharkiv a Ternopil’, ritenendola più sicura. Successivamente, essendo presa come giovane delegata d’Europa si trasferisce in Francia per la durata di un mese. Grazie a uno stage offertole in Parlamento europeo si reca a Bruxelles, a settembre la successiva tappa è l’Italia.
Dunque, I giovani ucraini, costretti a scappare dalla propria terra natìa per non vivere l’orrore quotidiano del conflitto, hanno il desiderio di tornare proprio per realizzare tanti progetti per la rinascita del Paese. Tuttavia è bene sottolineare, come le possibilità offerte ai giovani ucraini dall’Europa siano colte solo dalle ragazze, a riprova del fatto che tutti i giovani maggiorenni sono stati chiamati alle armi, distruggendone sogni e obiettivi.
A tal proposito, è da riconoscere come l’Unione Europea abbia sostenuto l’Ucraina con varie azioni, ad esempio: trasporti gratis per il primo mese, costruzione di centri dove poter mangiare e dormire per tutti coloro che hanno perso la propria casa; ma anche piccoli gesti, ovvero ricordare la situazione dell’Ucraina durante le conferenze o congressi europei.


La guerra come quotidianità

L’invasione dell’intero territorio ucraino ha fatto sì che la popolazione civile non solo viva nel terrore constante di essere ucciso, ma si stia abituando a questo clima. L’abitudine al conflitto nella coscienza della comunità ha un significato inequivocabile: il conflitto durerà a lungo. I rumori violenti dei bombardamenti, gli allarmi, la mancanza di elettricità sono fattori che rappresentano la normalità della vita dei singoli cittadini ucraini.


La spietata barbarie dell’essere umano

In conclusione, il conflitto ucraino è l’esempio lampante per cui qualsiasi nazione è pronta a distruggerne un’altra per questioni geopolitiche, per fame di potere e prestigio. Ma è davvero indispensabile dare origine a un conflitto le cui vittime sono esclusivamente le persone comuni, le quali si ritrovano con una famiglia mutilata, private della propria casa o più semplicemente della propria quotidianità, come passeggiare tra le vie senza il frastuono di allarmi o bombardamenti. Perché l’essere umano non prova empatia nei confronti di chi soffre, ma anzi ne è la causa? La descrizione di una guerra fa sorgere sempre molteplici domande, molte delle quali a cui non si trovano delle risposte.

Chiara Poidomani

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