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Huston Smith: l’uomo senza religione è un’utopia

C’è chi ha coltivato (illuministi e comunisti) e ancora coltiva (positivisti, mangia preti e atei di tutte le specie) il sogno di un’umanità a-religiosa, se non ir-religiosa. Perché la religione è l’oppio dei popoli, incoraggia la preghiera lassista e scoraggia l’azione pragmatica, giustifica il sistema del potere costituito, ci àncora a tradizioni anacronistiche e chi più ne ha più ne metta… tutto vano, dice Huston Smith. Utopia è un uomo senza religione, come un uomo del tutto privo di cattiveria o bontà: ce l’abbiamo nei geni, e i geni si controllano, si indirizzano, mica si eliminano. Al massimo quindi, dobbiamo puntare a una religione “virtuosa” e il più è fatto. E agli atei che arricciano il naso, Smith fa un bell’elenco di caratteristiche ‘innate’ nell’essere umano. Cominciamo.

  1. L’ autorità. L’uomo-massa, quello mediocre senza infamia e senza lode, ma anche il super-uomo che vuole scrollare la sua vita dal peso della responsabilità, agogna qualcuno, umano o divino che sia, che gli dica cosa fare, per eseguire ordini senza se e senza ma (e senza perché: perché l’ha detto lui! L’ipse dixit non è monopolio della filosofia). La libertà non solo non interessa ma spaventa, così piena di dubbi, bivi, trivi, quadrivi… meglio una bell’ autostrada tutta dritta e tutta liscia, e se poi non puoi girare amen. Chi vive sul Raccordo a Roma mi insegna.
  2. Il rito. La ripetizione ciclica e organizzata di attività sociali che cementano la collettività, rendendola più della somma delle sue singole parti, e alzano barriere con gli ‘estranei’. E oggi ne sappiamo qualcosa. Ma per alleggerire l’atmosfera diciamo che anche chi non beve non fuma e non bestemmia oggi è un semi emarginato sociale. E il mostro più ostile per l’uomo è e rimarrà la solitudine.
  3. La speculazione. Le Grandi Domande cui nessuno ha mai trovato risposta (perché forse risposta non c’è, vero Nietzche?) ma che l’essere umano nel suo masochismo non smetterà mai di porsi: chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo, che famo a capodanno ecc…
  4. La tradizione. Se mio padre, mio nonno, il mio trisavolo hanno sempre fatto o non fatto una cosa, eh una ragione ci sarà, mica erano tutti cerebrolesi. E se lo erano forse dovrei preoccuparmi perché può trattarsi di una caratteristica ereditaria… Si rimuove il fatto che nel tempo la civiltà, la conoscenza, gli strumenti di informazione, ma anche solo gli usi e costumi (per fortuna) si evolvono, e che ogni tanto una generazione deve fare la muta per non trovarsi intrappolata in una pelle troppo stretta, soffocante. Ce la faranno i nostri giovani eroi? Il padre ogni tanto va ucciso, dice Edipo.
  5. La grazia. L’illusione fondamentale, senza la quale il suicidio sarebbe un’ottima e razionalissima ipotesi, che la Realtà materiale e spirituale stia dalla nostra parte, perché l’uomo è il centro dell’universo (e non una formica gettata su un pianeta in una galassia fra miliardi di galassie) e il Bene ha sempre l’ultima parola e porta il nostro nome. In teoria. In pratica…
  6. Il mistero. Davanti all’ inspiegabile, o meglio, ai limiti dell’umano finitissimo intelletto, si azzarda una spiegazione in esseri soprannaturali, altrettanto inspiegabili, tali ‘dei’. Come in un giallo noioso dove già da subito si sa chi è il colpevole. Quindi, materialisti irredenti, rinfoderate le armi: la vostra è una battaglia contro i mulini a vento. Oppure no?

Alessandro Maggetti

A. Maggetti

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