Gwent – Che ne dici di una partita a carte?

Quest’anno tra la Notte dei Ricercatori e la Career Week, assieme alle altre novità proposte sia dagli speaker che dalla redazione, lo studio e la tesi, la vecchia e malconcia rubrica dei Videogiochi ha trovato un po’ di fatica a riaprire i battenti. Ma non ha smesso di esistere, pur avendo spesso alti e bassi, e quest’oggi vi porta a scoprire la freschissima novità della CD Projekt: Gwent Homecoming.


Gwent è un gioco di carte online, che affonda le sue radici nella serie The Witcher, dove era semplicemente un divertente passatempo tra una missione del protagonista e l’altra. Accattivante e dalle meccaniche inusuali rispetto alla classica idea di gioco di carte, Gwent è riuscito a catturare così tanto i giocatori da spingere gli sviluppatori della CD Projekt a dedicargli un intero gioco.

Così si presentava il gioco nel 2016/2017.

Era l’inizio del 2017 quando entrai a fare parte della Closed-Beta di Gwent, una fase in cui i giochi sono ancora in Test e viene ammessa solo una fetta ristretta di giocatori per testare il funzionamento delle carte, le meccaniche e quanto sia godibile il gioco. Da allora ne è letteralmente passata acqua sotto i ponti, perché Gwent ha trovato modo di crescere e svilupparsi a tal punto da promuovere un suo campionato e piazzarsi nello scenario internazionale accanto ad antichi e famosi rivali come Hearthstone.

Il gioco simulava un vero e proprio campo di battaglia, dove il giocatore aveva a disposizione tre file orizzontali dove disporre le carte che voleva giocare e che rappresentavano rispettivamente la fila dei combattenti corpo a corpo, del combattimento a distanza, e delle macchine da assedio. Ogni carta aveva un simbolo che ti aiutava a capire in quale delle tre file bisognava giocare e ognuna delle cinque diverse fazioni giocabili aveva una predilezione per una o l’altra fila. Le fazioni erano differenti una dall’altra per stile di gioco e funzionamento, ed ogni una di queste aveva quattro Leader o Capitani, che solitamente personificavano una carta particolarmente forte e determinavano strategie differenti.

Scendere in campo

La partita, allora come adesso, era divisa in tre round e per vincere era necessario riuscire a battere l’avversario due volte su tre – dunque il giocatore doveva anche pianificare e capire bene quale round dei tre avrebbe potuto perdere senza gravi danni. Con il tempo, tuttavia, le meccaniche del gioco si sono semplificate e hanno lentamente perso il proprio fascino, lasciando una comunità di nostalgici e appassionati duri a mollare. Dopo due anni di gioco, alla fine mollai a mia volta, per un motivo o l’altro – pur guardando sempre alle sue novità con gli occhi di chi non vedeva l’ora di tornare. Ora che è finalmente giunta.

Io che faccio screeshots del menù in pieno entusiasmo.

Un grande ritorno

Sei mesi fa la CD Projekt aveva rilasciato un comunicato ufficiale per chiedere appello ai suoi giocatori e fare ammenda degli errori commessi nella progettazione di Gwent. Non avevano mai avuto esperienze nella creazione di giochi di carte e alcune scelte sarebbero effettivamente potute essere migliori, motivo per il quale la software house polacca ha avuto il coraggio di fare una decisione più unica che rara: ripartire da zero. Niente aggiornamenti o patch ma un gioco totalmente nuovo di Gwent, forgiato dall’esperienza precedente e dal prezioso parere dei giocatori, che ormai fin troppe poche case produttrici ascoltano. In parallelo, annunciarono la data di uscita per un capitolo single player di gioco di ruolo sempre ambientato nel mondo dei Witcher: Thronebreaker: The Witcher Tales, che al suo interno avrà incorporato il nuovo Gwent come modalità di battaglia.

Così, il 23 ottobre 2018 esce Gwent Homecoming e, dopo un pomeriggio ed una notte intera trascorsa a giocarci, posso dire che esco anche io dalla mia bolla di entusiasmo e novità con fin troppe parole di quante ne posso scrivere. Gwent Homecoming mi ha rapita e sono più che convinta che merita una chance da parte di ogni uno di voi, che siate o meno appassionati dei giochi di carte online. La CD Projekt ha rivoluzionato tutto con una grafica mozzafiato, curata in ogni dettaglio e realizzata in quello stile unico che ormai la identifica da decenni.

Posso dire che la differenza tra prima e ora è abissale? Sì, posso dirlo: è abissale.

Sei pronto a essere uno stratega?

Scordatevi i colori glitterati di Hearthstone e le figure disegnate come nei cartoni animati, perché Gwent mette in campo stili diversi per ogni fazione giocabile, variando dai toni più cupi a quelli più epici. Le fazioni sono sempre cinque: Skellige, Scoia’tael, i Regni settentrionali, Nilfgaard e Mostri – ogni una con meccaniche totalmente rinnovate e (finalmente) più complesse, dove strategia e calcolo hanno ruoli ben più importanti di prima. Per iniziare è stata rimossa una delle tre file, quella da assedio, vincolando però maggiormente le carte alle restanti due e cambiando gli effetti prodotti dalle stesse in base a quale fila si sceglie di giocare. Alcune carte hanno un range limitato che ti obbliga a posarle nella fila corpo a corpo, badando sempre bene al numero di carte che vi è già presente.

Se prima vi ho detto che le cinque fazioni ed i rispettivi Leader avevano uno stile di gioco che era propriamente loro, ora posso dirvi che questo stile è diventato più accattivante e difficile da usare. I mazzi vanno creati con cura e con un minimo di accorgimento in più, per riuscire a creare una sinergia potente tra le carte e per prevedere quali mazzi ci si può trovare contro. E siccome Gwent non usa un sistema di mana come i più tradizionali giochi di carte online (Magic, Hearthstone, etc), il vantaggio di carte è spesso ciò che fa la differenza tra vittoria e sconfitta, dunque di conseguenza la capacità di gestirsi questo aspetto del gioco man mano che i round si susseguono.

Le figure si attivano man mano che all’interno di ogni fazione conquisti gli obiettivi, garantendoti maggiori novità in una rispettiva fazione o con un determinato Leader.

Un eroe, una sfida, una ricompensa

Il gioco ora offre anche un numero premi, i reward, e missioni giornaliere da compiere. Questo aiuta anche a dare soddisfazione per partite vinte o perse, per fazioni usate o distrutte, e anche semplicemente perché siamo giocatori e i premi ci piacciono. Dopo un tutorial estremamente chiaro e semplice, che può far avvicinare tanto l’esperto quanto il neofita, è infatti possibile accedere e vere e proprie mappe di tesori per ogni fazione e per ogni leader, dandoti premi di conseguenza. Le missioni possono spaziare tra la modalità di gioco Ranked, competitiva, e quella Casual, nonché la più recente Arena Mode che si basa su una selezione random di carte.

Ma oltre alle novità di grafica, meccaniche, e il reparto sonoro che a mio avviso è rimasto meraviglioso come sempre, quello che maggiormente cattura di Gwent Homecoming è l’alta competitività e la sfida che trasmette fin dalla scelta delle carte fino alla partita in sé. Gwent non ha paura di introdurre meccaniche più complesse e non teme di sfidare il giocatore a padroneggiarle, farle proprie, per poi salire nella classica e perché no, osare competere con i migliori giocatori del mondo e vincere migliaia di dollari. Ora suona bello, non è vero?

In conclusione, anche se ammetto che dipendesse da me questo sarebbe solo il paragrafo introduttivo del discorso Gwent Homecoming, posso semplicemente dirvi che a pochissimi giorni dal rilascio sento che posso ritornare tra le fila dei giocatori con una rinnovata passione. Gwent ha imparato, e dall’essere contorno di una storia è arrivato a diventare la storia. Quindi dategli una possibilità e sono sicura che riuscirà a convincervi – se non dovesse farlo, fatemi sapere nei commenti che cosa ne pensate!

… o in alternativa, aggiungetemi e potremmo fare una partita assieme!


Adria J. Necula.

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