To every of my friends here who might be reading this: don’t worry, I’m only saying good things!
So già che piangerò quando dovrò tornare in Italia. Non sarà facile vivere con la consapevolezza che da qualche parte nel mondo esistono delle persone meravigliose che hai avuto il privilegio di incontrare. Certo, c’è sempre quella promessa un po’ strana che ci si scambia in questi casi: venirsi a trovare a vicenda.
È una promessa che aiuta a superare quei brevi momenti di malinconia in cui si pensa che tra pochi mesi tutto sarà finito e ognuno tornerà nel proprio Paese. È un arrivederci o un addio? Non si sa: la tecnologia ci aiuterà sicuramente a mantenerci in contatto, ma scriversi in chat non è la stessa cosa che vedersi ogni giorno e scambiarsi impressioni sulla propria giornata e sullo studio. Senza contare che in alcuni casi c’è di mezzo anche il fuso orario.
È in momenti come questi che ti rendi conto che forse esiste un qualche disegno nel mondo. Voglio dire, io non avrei dovuto nemmeno essere qui; per questo considero l’incontro con ognuno un segno del destino. Ma sto diventando troppo malinconica, ed è decisamente troppo presto per esserlo.
La flessibilità è la virtù dei forti
La prima cosa che mi hanno insegnato è stata la pazienza. Non tutti siamo partiti con lo stesso livello di inglese, per di più ciascuno di noi ha un accento che qualche volta rende difficile la comprensione. Inoltre, abbiamo tutti abitudini diverse: c’è per esempio chi considera accettabile fare venti minuti di ritardo e chi invece si spazientisce dopo cinque minuti.
Abbiamo imparato a venirci incontro e ad essere il più flessibili possibile; e ho capito che l’ascolto è fondamentale. Ricordo quasi con tenerezza l’impaccio dei primi giorni, quando ancora non conoscevamo nessuno e ci muovevamo con estrema cautela nel tentativo di risultare il più simpatici possibile.
Ed ecco un’altra cosa lezione: è molto meglio essere se stessi e risultare antipatici qualche volta, piuttosto che fingere di essere ciò che non si è solo per piacere a qualcuno.
Poliglotti wannabe
L’Erasmus non serve solo per imparare la lingua del paese ospitante, ma anche per conoscere qualcosa delle altre lingue e culture. Sfortunatamente ho la memoria un po’ corta e alcune parole sono davvero strane, ma è meraviglioso sentirsi circondati da persone che parlano una lingua diversa dalla tua e cercano di insegnartene un po’ per farti entrare nel loro mondo.
Anche perché, diciamoci la verità, non tutto può essere tradotto in inglese alla perfezione. E se devo proprio essere onesta, in questi mesi mi è venuta la curiosità di imparare qualche lingua in più, e di scoprire qualche letteratura in più.
Ognuno è un libro
Quando ti trovi da solo in un Paese straniero la prima cosa che fai quando consolidi un’amicizia è raccontare la propria vita nell’arco di mezz’ora. Ho ascoltato molte storie e ne ho raccontate altrettante.
Ho capito che ogni persona ha una storia alle spalle, ed è importante non giudicare un libro dalla copertina. Non possiamo conoscere le battaglie di ciascuno (finché non ce ne parlano), perciò è fondamentale essere gentili con tutti.
Fatti più concreti
Non ci sono solo idee e concetti, ovviamente. Da loro ho anche imparato qualcosa di concreto: come spillare una birra, come ballare ad una festa di musica elettronica, come fare la r alla francese e come arrampicarmi su un sentiero di montagna, ad esempio.
Senza contare l’enorme quantità di musica che ho scoperto. Come i più affezionati sapranno molto bene, sono assolutamente patita per la musica (colgo l’occasione per ricordarvi della mia rubrica Quattroequaranta, che tornerà a breve…); avere l’occasione di scoprire generi e artisti nuovi è stato meraviglioso.
Non solo musica, però: anche cibi, letterature, espressioni facciali e modi di salutare. E credetemi quando dico che noi italiani dovremmo scendere dal piedistallo e smettere di considerare la nostra cultura come l’unica valida.
La lezione più grande
Ma la cosa più importante che ho imparato è che non bisogna mai, mai avere paura dei sentimenti. Certo, all’inizio sembrano enormi e terrorizzano un po’, perché tutto qui è precario e ha già una scadenza prefissata.
Proprio per questo è importantissimo evitare di sprecare tempo prezioso lasciandosi frenare dalla paura. Bisogna lanciarsi, sempre: la cosa peggiore che può capitare è ricevere un rifiuto, e se anche fosse, che importa? Almeno ci hai provato. E se non ricevi un rifiuto, ottimo! Puoi goderti ciò che stai costruendo al massimo, e poi si vedrà.
L’altra regola, infatti, è mai lasciarsi intimorire dal tempo che passa. Lui trascorrerà lo stesso, che tu stia a casa a piangerti addosso o fuori con gli amici. Citando una frase che ho trovato su un muro a Salisburgo: Today is life, tomorrow never comes.
Una dedica speciale
Vorrei poter nominare ognuno di loro e ringraziarli come si deve, ma non credo di avere lo spazio necessario. La quantità di amore che provo nei confronti di tutti loro non ha confini. E come puoi porre dei limiti a un sentimento?
Posso soltanto ringraziarli collettivamente, in questo modo assolutamente banale e non proporzionato a ciò che sento di dover dire in realtà. Siete stati fondamentali per la mia crescita personale, e non vi dimenticherò mai.
Abbiamo avuto tantissime avventure insieme. Non ho né il tempo né lo spazio per raccontare tutto; se siete curiosi possiamo trovarci per un caffè; parlerò di questo e di molto altro (in maniera sintetica, ovviamente) nel prossimo articolo.
Federica Pisacane.