Gipi presenta Unastoria @ Corte dei Miracoli

Unastoria è uno stralcio di vita, senza un reale principio, senza una reale conclusione, che ci racconta, se non il senso dell’esistenza, almeno la sua mancanza di un senso. E ci lascia costernati davanti a tanto meraviglioso orrore”.
Così Roberto Recchioni nel suo blog Dalla parte di Asso definisce il nuovo romanzo a fumetti del collega Gipi (Unastoria, Bologna, Coconino Press, 2013).
Non stenterà a riconoscersi in queste parole chi ha avuto modo di leggere l’opera o anche solo di partecipare alla presentazione tenutasi a Siena venerdì scorso presso la Corte dei Miracoli. Protagonista dell’evento, realizzato in collaborazione con l’Accademia del Fumetto di Siena e l’Università di Siena, è stato lo stesso autore, Gianni Pacinotti in arte Gipi che, in una conversazione aperta con Daniele Marotta dell’Accademia del Fumetto e con il prof. Antonio Prete dell’Università di Siena, ha esposto le motivazioni profonde e il processo creativo alla base di Unastoria.

L’opera segna il ritorno di Gipi sulla scena del fumetto italiano dopo cinque anni di lontananza dal tavolo di disegno, di attività in altri campi (due film da regista) e di riflessione attiva sul proprio mestiere e sull’inaspettato e improvviso successo. E altrettanto improvvisa – afferma l’autore – è stata l’urgenza di riprendere il pennello e di ritrovare “l’amore primordiale” per il disegno, riportando alla luce il ragazzino che “godeva nel disegnare”. Per lasciarsi alle spalle il rigetto dell’adulto nei confronti del “minisuccesso del fumettista” (definizione sua) e degli automatismi da questo implicati, Gipi si lascia dunque trascinare dal puro impulso creativo verso una “narrazione dalla pancia e dall’anima”, anche a costo di perdere di vista l’oggetto del racconto, infrangendo regole che lui stesso aveva sempre seguito e propugnato.

Da questo “rapporto amoroso” nasce un’opera che il prof. Prete identifica come poetica nella misura in cui, attraverso l’allusività dell’immagine, l’uso eloquente del colore e l’erosione del linguaggio, essa lascia spazio all’immaginazione del lettore, invitato ad entrare nella storia e a cercarne liberamente i significati impliciti. E soprattutto, a proiettarvi il proprio sentire, sollecitato da un libro che si propone di essere dialogico, di scommettere sull’interazione tra lettore e oggetto narrativo.

Unastoria esprime questo intento artistico mettendo a confronto l’esperienza di vita del contemporaneo Silvano Landi, cinquantenne dalla vita potenzialmente serena ma con la quale ha perso ogni sintonia, con quella del di lui bisnonno, soldato in trincea durante la Grande Guerra, mosso dall’irrefrenabile istinto vitale dell’uomo in costante pericolo di vita e tutto proiettato verso l’agognato ritorno a casa. Due visioni del mondo, due epoche e parallelamente due storie, due linguaggi, due stili grafici differenti, il tutto tenuto insieme dall’immagine dell’albero, che occupa la cover del volume e ricorre in tutta l’opera. Nella visione di Gipi, l’albero rimanda al concetto di famiglia, di interconnessione tra individui e alla tematica della fertilità.

Ed è qui che avviene il grande cortocircuito tra l’autore e i suoi personaggi: al bisnonno soldato, l’albero che porta frutto, l’uomo pienamente e perfettamente inserito nella Natura, compiutamente vivo, Gipi oppone se stesso, condividendo con i presenti il rapporto con la propria infertilità, espressa dall’immagine polisemica dell’albero secco, raffigurazione mediata tanto di una condizione personale dell’autore quanto del male di vivere di Silvano Landi. L’autore non è dunque sovrapponibile ai suoi personaggi ma intrattiene con loro un rapporto attivo di confronto e interscambio attraverso distanze in qualche modo “strategiche”, quasi protezioni che l’autore interpone tra il lettore e la totale messa a nudo di se stesso. Spetterà al lettore colmare tali distanze, esplorando i non detti della narrazione e lasciandosi attraversare dalle suggestioni dei colori, che costituiscono la vera voce narrante e quasi la “colonna sonora”di Unastoria, la trasposizione grafica della musica che Gipi stesso ammette di sentire nella propria testa mentre si lascia trascinare dall’esperienza amorosa del disegno.

Avere incontrato Gianni Pacinotti ci convince che sarà facile lasciarsi trascinare dal risultato del suo lavoro e della sua passione e che gli effetti di questo confronto attraverso la pagina saranno profondi e duraturi. E forse la candidatura di Unastoria al Premio Strega darà finalmente al suo autore la possibilità di rivolgere alla scena letteraria, agli autori dei “libri veri” (espressione sua) la domanda che, sornione ma non troppo, dichiara di voler fare: “Ma non vi vergognate a scrivere questi libri senza immagini?”

Santo Cardella

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