EMANUELE PARRINI @ UN TUBO JAZZ CLUB

Venerdì 4 aprile 2014 si è esibito, presso il locale Un Tubo a Siena, il violinista Emanuele Parrini insieme alla formazione 4-tet.
Nel suggestivo locale senese si succedono ogni fine settimana artisti jazz di tutto rispetto; nella serata del 4 aprile è toccato al musicista fiorentino Emanuele, il quale, prima di imbracciare lo strumento, si è concesso a qualche domanda posta da noi di uRadio.
Si è trattato di uno squisito discorso dai toni introspettivi e analitici, mentre nel locale si preparavano gli altri, eccellenti, musicisti.
Prima di essere intervistato Emanuele ha dichiarato: “Bisogna saper mettere in discussione i propri maestri”. Un’affermazione che è diventata il fil rouge dell’intera conversazione che si è tenuta mentre in sottofondo suonavano brani jazz, in attesa dell’esibizione.

L’artista fiorentino si è espresso sulla sua situazione musicale attuale, dicendo che è impossibile fermare gli studi e la sperimentazione per dedicarsi esclusivamente alla produzione di album. Questo spiega l’affermazione che lo vede contrario ad ogni forma di iper-produttivismo musicale, e si spiega così anche la gestazione lunga ma ben studiata dei suoi lavori. Un nome che ricorre spesso nelle sue parole è quello di Tony Scott, il celebre musicista scomparso a Roma nel 2007, di cui Emanuele è stato allievo e intimo amico. Gli insegnamenti che Tony ha offerto al violinista fiorentino sono ancora vividi nella sua mente e l’artista è fermamente intenzionato a sviluppare tutto ciò che ha imparato dal musicista americano; in particolare Emanuele ha intenzione di “guardare sempre al futuro”, a partire dagli strumenti che risiedono nel suo presente. E per guardare al futuro bisogna, appunto, “Saper mettere in discussione i propri maestri”.
Sull’album del 2006, ”1974, Io so” (in riferimento alla data di pubblicazione degli Scritti Corsari di P. Pasolini), il musicista si è espresso dicendo che quello non è stato un album dedicato a Pasolini; si è trattato piuttosto di un album che accoglieva due grandi passioni: una per lo stesso Pasolini, l’altra per la musica militante dell’epoca di Archie Sheep.

Per quanto riguarda il suo ultimo album ”Viaggio Al Centro Del Violini Vol. I”, Emanuele ci racconta che è stato un lavoro di transizione, frutto, cioè, di sviluppi passati e fonte di sviluppi futuri (che confluiranno nel prossimo disco, Viaggio Al Centro del Violino Vol.II ). In quest’ottica Emanuele ci riferisce la sua immagine della musica, ovvero un mondo perduto in cui scavare per far emergere nuove cose e recuperarne delle altre. In questo lavoro incessante di scoperta e rinnovamento, il musicista non vede ostacoli: è impossibile, dice che “tutto sia stato già suonato”, altrimenti “ci saremmo sbagliati tutti”. È un percorso, quello artistico, destinato alla novità, a “guardare al futuro”, come ha ripetuto più volte.

Il discorso prosegue, mentre le note in sottofondo si allungano sotto le parole di Emanuele, il quale, ad una richiesta di “tirare fuori” a bruciapelo un motto o una frase da ricordare, cita una frase di Giancarlo Schiaffini emblematica per quanto riguarda la sua arte e la sua formazione musicale: “L’improvvisazione non s’improvvisa”.
Dopo queste ultime parole ci congediamo da Emanuele che si appresta a esibirsi: il concerto sarà condotto, al violino, da Manuele Parrini; all’alto sax da Dimitri Grechi Espinoza; al contrabbasso da Giovanni Maier e alla batteria della Melani.
La durata del concerto è stata di due ore e mezza circa, ma l’impressione generale è stata di una durata inferiore. Impressione confermata dal fatto che durante il concerto nessuno strumento ha mai smesso di suonare: vibrazioni anche minime, impercettibili come le note altissime tratteggiate da Emanuele, o suoni profondi e inquieti come quelli del contrabbasso di Maier hanno accorciato i tempi di ricezione.
Nella suite finale è esplosa la quintessenza dell’improvvisazione-non-improvvisata, regalando al pubblico un brano denso, ricolmo di note e di gesti, che hanno destato immagini e movimenti nella mente. Il pubblico è stato fedele fino alla fine, ammaliato dalle composizioni, richiedendo anche, e con successo, un meritato bis.
Un successo già annunciato dal nome che è comparso sulle locandine e sulle pagine dei social network, quello di Emanuele Perrini e i 4-tet: al locale Un Tubo è andata in scena una contrazione temporale ricca di note.

Leonardo G. Stenta

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