Elezioni USA – oggi si vota. Ma come funziona?

Elezioni USA

Elezioni USA

Oggi negli USA è arrivato il fatidico Election Day per più di 300 milioni di cittadini americani. Il 4 Novembre, infatti, si tengono le consuete elezioni USA per eleggere:

  • il Presidente ( se leggete siti americani potreste trovare l’acronimo POTUS)
  • il vice-Presidente
  • il rinnovo dell’intera Camera dei rappresentanti (435, hanno un mandato di 2 anni)
  • 1/3 dei seggi del Senato (in carica 6 anni)
  • svariate cariche che possono cambiare da Stato a Stato (gli americani votano quasi per tutto)

PREMESSA PIU’ CHE DOVEROSA. Il mio intento qui non è parlarvi a favore di uno o dell’altro candidato, ma semplicemente spiegarvi come si vota. Quindi perdonatemi se farò pochi accenni alla “cronaca politica”.

L’elezione del Presidente non avviene in maniera diretta, bensì attraverso il Collegio Elettorale. Il collegio è formato da 538 Grandi Elettori e raggruppa tutti e 50 gli stati più il distretto di Columbia (che coincide nei fatti con la città di Washington).

La distribuzione dei Grandi Elettori varia da Stato a Stato. Si passa dalla California con 55 Grandi Elettori (in assoluto quella che ne ha di più), a Stati come l’Alaska (3 Grandi Elettori). Per vincere, il candidato presidente deve raggiungere la soglia di 270 Grandi Elettori.

Questo cosa comporta? Che non conta quante persone votano per te, bensì quanti Collegi riesci a conquistare. Nel 2016, Donald Trump vinse ai danni di Hillary Clinton nonostante prese quasi 3 milioni di voti in meno. Questo è successo solo altre 4 volte nella storia, e in tutti i casi il presidente era un Repubblicano.

Quest’anno il candidato Repubblicano è il presidente uscente Donald Trump (che ovviamente conferma Mike Pence come suo vice). I Democratici, dopo la loro canonica Convention (che equivale grossomodo alle primarie del PD da noi) hanno scelto di puntare su Joe Biden, ex vice presidente di Barack Obama, il quale ha deciso di puntare su Kamala Harris come sua vice.

Elezioni USA

Per la Camera invece si vota su base distrettuale e su base uninominale (quindi scegli direttamente chi voti). Anche per il senato il voto è uninominale, però su base statale (in questo caso il distretto di Columbia e i territori non hanno diritto di voto).

Piccole pillole in vista del voto. Il fatto che un candidato sia in vantaggio sull’avversario in termini di elettori, non significa che ha la vittoria in pungo. Bisogna analizzare Stato per Stato.

Altra pillola. In USA è permesso il voto via posta. Quest’anno, anche a causa della pandemia Covid-19, c’è stato un boom di voto per posta. Sembra che circa 60 milioni di cittadini hanno espresso la loro preferenza per posta. Questo ha però degli effetti collaterali. Uno è quello di non sapere subito a chi andrà la vittoria del collegio. Potrebbe arrivare anche giorni dopo il conteggio per sapere il vincitore delle elezioni.

Trump pare essere molto contrario a questo tipo di voto, così contrario che ha espresso più volte la volontà di non accettarlo (e, di conseguenza, non accettare un’eventuale sconfitta). A questo si aggiunge un fatto importante. La nomina lampo di Amy Coney Barrett (quota Repubblicana) alla Corte Suprema (acronimo SCOUTS), Trump potrebbe avere un vantaggio legale visto che la maggioranza è Repubblicana.

Cosa ci resta da fare? Seguire la notte dell’Election Night. Magari da Mentana (il re incontrastato di maratone elettorali).


Giuseppe Castellino

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