Al Teatro dei Rinnovati è andato in scena da venerdì 22 a domenica 24 marzo lo spettacolo Dracula, diretto e interpretato da Sergio Rubini. Rubini riadatta con l’aiuto di Carla Cavalluzzi il celebre romanzo epistolare di Bram Stoker per una inedita e spettacolare versione teatrale.
Niente fari sul palco
Lo scenografo Gregorio Botta trasforma da subito il palcoscenico in un luogo sinistro e buio. Lo spettacolo si vive quasi interamente al lume di luci soffuse, nebbia e neve finta: si ha la percezione di essere piacevolmente spaesati e ritrovarsi non più in un teatro, ma in un luogo aperto e misterioso.
È interessante l’uso che viene fatto delle lapidi presenti in scena, che all’occorrenza diventano finestre da cui si affaccia la bella Mina Murray, o vagoni di treno con passeggeri a bordo.
Somiglianze e differenze: il riadattamento dell’opera
L’intreccio presenta delle differenze rispetto al testo originale. Stoker racconta la vicenda di Jonathan Harker, un avvocato londinese inviato in Transilvania per curare un affare con il Conte Dracula. Il giovane scoprirà poco a poco di essere in realtà finito nelle mani di un terrificante vampiro. Nel frattempo la fidanzata di Jonathan, Mina, si trasferisce dall’amica Lucy, che finirà per divenire una vittima di Dracula. Qui il lettore viene a conoscenza del terrificante episodio della nave sulla quale il Conte viaggia, il cui equipaggio viene trovato morto. Successivamente a questo triste attracco accadono fatti molto spiacevoli, tra cui il peggioramento del signor Renfield, paziente di un manicomio della città, controllato dal vampiro ora più vicino che mai. John Seward, direttore del manicomio e innamorato di Lucy, resosi conto della gravità della situazione, decide di chiamare il Professor Van Helsing per essere aiutato a risolvere il caso. Lucy e Renfield vengono uccisi e Mina vampirizzata. Saranno Seward, Van Helsing, Jonathan e Mina a incastrare il Conte per poi ucciderlo con un paletto conficcato nel cuore e lasciarlo divenire polvere alla luce del Sole.
Ora, Rubini elimina totalmente la figura di Lucy e tutti i fatti che la vedono coinvolta. Come figura femminile compare solo la bellissima Madame Mina. Purtroppo, il cast è indicato come “in via di definizione”, perciò non è facile risalire a tutti i nomi degli attori.
Dracula sul lettino di Freud
Sergio Rubini veste i panni di un risoluto e paterno Van Helsing, mentre Lo Cascio interpreta Jonathan. Rubini regista definisce il suo risultato anche per mezzo di un lavoro psicologico: lo stesso Dracula può essere visto come “un mostro che si cela in ognuno di noi“. Ogni personaggio ha un momento di vulnerabilità estrema, che sia il monologo struggente di Jonathan in apertura, il volatile istante in cui il Professore ricorda il figlio, o ancora un pianto esasperato di Renfield.
L’unico personaggio che appare freddo e insensibile è il Conte Dracula. Lontano dalla descrizione di Stoker, che lo vede un uomo alto e dai capelli bianchi, il vampiro di Rubini diventa un giovane vigoroso che parla una lingua incomprensibile simile al serbo per tutta la durata della sua apparizione. L’attore poi confesserà simpaticamente di essere italiano e avere imparato tutte le battute a memoria in un’altra lingua, oltre che essere molto emozionato poiché si tratta del suo primissimo debutto in teatro.
Un antagonista completamente nuovo
È molto interessante notare come l’antagonismo di uno stesso personaggio può essere reso in maniera diametralmente opposta nelle varie rappresentazioni e nel corso del tempo, pur non tradendone la natura. Basti pensare ad esempio alla primissima versione cinematografica ispirata al romanzo di Stoker, eseguita da Murnau nel 1922, dove il vampiro Nosferatu (Max Schreck) appare con tratti fisici completamente opposti rispetto a quello di Rubini: ricurvo, pallido e rigido, quasi difficoltoso nel muoversi. Più recente ancora è il Dracula di Francis Ford Coppola, che appare addirittura come un essere in grado di provare amore e ne discute con Jonathan. Rubini forse cuce tra loro tutte le figure ormai stereotipate e crea un suo nuovo antagonista, non di aspetto spaventoso, ma che incute timore per il suo parlare in maniera incomprensibile.
La sala come reduce dell’arte
Il finale è spettacolare e pieno di colpi di scena. Il personaggio della ora sensuale vampira Mina potrebbe vagamente ricordare agli spettatori più giovani un episodio di Twilight, mentre sul palco comincia a cadere una candida neve bianca. Sconfitto il vampiro, Rubini apre una porta da cui proviene una forte raffica di vento che spazza via la neve e fa volare fogli di carta sul pubblico. Al termine dello spettacolo, la sala è un’emozionante reduce del potere dell’arte.
Veronica Saglimbeni.