Digital Times: un nuovo inizio

La mia rubrica di Videogames è nata nel 2016, in supporto al programma radiofonico di Djacomo sullo stesso argomento. Stare al passo con le nuove uscite però non è facile: tempo e soldi per gli acquisti non abbondano. La rubrica ha lentamente chiuso i battenti e quella che vorrei cercare di aprire da oggi è una nuova porta, verso un viaggio differente. Quello di Digital Times.


UN NUOVO PROGETTO

Il tentativo è quello di riuscire a creare una fonte di ispirazione e di riflessione. Gli argomenti? La comunicazione digitale, con qualche affondo sul mio campo di studio: il design. Due aree ancora poco apprezzate in Italia, spesso sottovalutate, che tuttavia hanno un grande importanza e un grande potere sul mondo intorno a noi.

Il Digital Times sarà un angolo di discussione che guarderà verso il presente, provando qualche volta a proiettarsi verso il futuro. La strana situazione che ci ha visti testimoni di uno degli eventi più importanti dei nostri tempi cambierà molto di ciò che noi oggi chiamiamo “Comunicazione”.

Si parlerà di comunicazione digitale, di social media, di design, ma si potrà parlare anche di programmi online utili per il nostro studio e lavoro, si parlerà di strumenti digitali ed eventi che potrebbero essere interessanti.

Le mie quindi saranno riflessioni personali, senza la pretesa di essere all’altezza delle argomentazioni dei professionisti ed analisti. Il mio è un viaggio in questi due settori che sto studiando e nei quali sto cercando di fare esperienza. Lo scopo è rendere queste uscite uno spunto di riflessione, magari non condivisibile, non perfetto, ma che potrà forse creare un dialogo. Fuori, il mondo non aspetta: viaggia veloce e bisogna saper correre con lui.


DIGITAL TIMES: FARE COMUNICAZIONE DIGITALE

uRadio è nata ormai dieci anni fa come uno mezzo per gli studenti universitari di Siena d’informazione e di svago: voce e parole per un progetto all’avanguardia.

La passione dei fondatori di questa associazione e i loro sogni hanno creato una realtà locale attiva e resistente, che non ha mai mancato di fare da ponte tra l’Università e gli studenti. Oggi come ora, cerchiamo di portare ai nostri lettori ed ascoltatori il miglior contenuto possibile per aiutarli ed accompagnarli nella loro vita universitaria.

Siccome uno dei Corsi di Studio dell’Università di Siena è proprio quello della Comunicazione, mi è sembrato coerente provare a creare qualcosa di appropriato. Un tavolo per gli studenti che si approcciano alla comunicazione e coloro che già vi sono legati, dove potersi sedere a discutere di che cosa significa oggi “comunicazione”. E di che cosa è per me, fare comunicazione.

Start-up nascono ogni giorno e ora il digitale inizia ad infiltrarsi anche nelle realtà liceali, con una fretta e una velocità tali da trovare particolarmente ostico il muro della realtà aziendale italiana. Si esce dall’Università credendo che il mondo di ieri sia quello di oggi, in un paese che ancora lotta troppo tra vecchio e nuovo.

Siamo pronti, per il prossimo passo? 

Cerchiamo di scoprirlo assieme.


COMINICAZIONE E COVID: CAMBIERÀ QUALCOSA?

Non c’è modo migliore di iniziare questo viaggio che dalla situazione attuale . Il Covid ha cambiato molto più che il nostro modo di rapportarci con gli altri: è mutata la scala di priorità sociale e i suoi valori.

Si sono visti gli effetti di una comunicazione che non ha saputo essere all’altezza della gravità della situazione e che ha creato binomi tra sicurezza ed allarmismo, spensieratezza e corsa ai ripari.

Chi si occupa di comunicazione è stato chiamato a svolgere un compito, portato avanti in maniera più o meno adeguata. Ora sarebbe troppo facile puntare il dito su quali scelte siano state giuste e quali sbagliate. La domanda non è cosa poteva essere fatto meglio, ma cosa potremo e dovremo fare meglio in futuro. 

 La nostra è un’occasione unica, in uno dei momenti storici più importanti del nostro secolo. Le imprese devono rimettersi in marcia ed il Paese deve rialzarsi con una consapevolezza diversa: non si torna indietro.

Domani probabilmente non riprenderemo a vivere come se il Covid non fosse mai apparso nelle nostre vite ed anche quando rientreremo totalmente nella “normalità” è probabile che molte cose cambieranno ugualmente.  Il Covid ha cambiato tanto le nostre vite quanto il nostro modo di comunicare. Alcuni sono stati costretti ad usare metodi e strumenti differenti: hanno modificato il modo di fare didattica e di lavorare da casa.


STRUMENTI DIGITALI E CONTENUTI

Non è sufficiente più la tecnologia da sola né la conoscenza delle piattaforme fine a loro stesse, ci vogliono contenuti.

Dopo la valanga di fake news, titoli click-bait e informazioni spesso errate pubblicate solamente per fare notizia, bisogna rendersi conto che non sono sufficienti un paio di righe che attirino l’attenzione. Servono contenuti, argomentazione e autenticità.

Bisogna prima capire cosa si vuole comunicare e poi pensare a come lo si vuole fare: allo strumento. Finora, per le aziende e per la realtà fuori dalle aule universitarie, era importante la conoscenza delle piattaforme e gli strumenti digitali, ora questo non è più sufficiente.

È necessario risalire a contenuti di qualità e chi lavora in comunicazione è chiamato a prendere una posizione al riguardo, chiedendosi “Cosa voglio dire?”.

Fino a ieri potevamo guardare semplicemente ai Like e ai Follower, ma oggi le aziende sono sui social, noi siamo sui social, l’intero rapporto di comunicazione tra le parti si è spostato sulle piattaforme che usiamo tutti  i giorni. Si può scrivere in pochissimi secondi qualsiasi cosa si vuole direttamente al Social Media Manager dell’azienda che ci interessa ed avere una risposta immediata. Si possono leggere da loro i contenuti relativi alla politica aziendale, ai nuovi prodotti e ai mercati che vogliono esplorare, stabilendo un legame diretto con le informazioni che riceviamo.

Proprio per questi motivi, quei numerini non bastano più. C’è bisogno di professionisti che sappiano comunicare e trasmettere le idee proprie, dell’azienda o dell’attività per la quale parlano. C’è bisogno di esperienza: non solo del funzionamento dei social e della produzione di materiale da mettere in rete, ma soprattutto del modo di fare comunicazione.

Il lockdown ci ha obbligato ad acquisire nuove competenze: ciò che farà la differenza sarà la propria visione, la propria conoscenza, la propria cultura. Per ultima, ma non per importanza, la propria responsabilità: non sempre parliamo come singoli sui social, ma ci va di mezzo la reputazione di chi ci ha scelti come comunicatori. 


COSA FARE ADESSO?

Sappiamo bene che la comunicazione per tanto, troppo tempo, si è ridotta a diventare una cosa per pochi. Il burocratese e l’eccessiva formalità hanno spesso reso il dialogo tra imprese ed istituzioni un percorso faticoso.

La comunicazione stava cambiando già da prima del Covid e questa pandemia ha mostrato quanto sia importante creare un dialogo quanto più possibile costruttivo, alla portata di tutti. La realtà italiana è forse quella che maggiormente soffre per via della sottostima che si ha dell’importanza di una comunicazione seria e professionale.

Questo soprattutto dal punto di vista digitale: l’uso delle piattaforme viene spesso denigrato con un banale “Anche mio figlio sa stare su Facebook”. Di fronte a tale scetticismo, la lotta è ardua.

Non bisogna perdere la speranza: bisogna far capire e ricordare quanto sia importante una buona comunicazione e quanto sia potenzialmente letale una fatta male. Ci vuole professionalità da parte nostra, ma anche ascolto da parte loro e fiducia, verso un settore che dopo questa emergenza potrà persino essere in crescita. 

Sbagliare a comunicare ora è un peccato che non possiamo più giustificare. La discontinuità che si è andata a creare può offrire un vantaggio non da poco per ricominciare.

È una sfida che tocca a noi raccogliere come comunicatori di oggi e di domani. Nostro è il compito di iniziare a proiettarci sempre più verso il mondo reale fuori dall’Università mentre ancora ne stiamo studiando gli Esami. E magari il Digital Times potrà seguirne lo svolgimento.

Pensare di arrivare alla Laurea e poi iniziare a guardarci intorno è una prospettiva preoccupante e insufficiente. La realtà lavorativa viaggia in un ritmo totalmente diverso. Dobbiamo essere noi i primi a tenerci aggiornati, scoprire, leggere, curiosare, ed imparare davvero tanto.

Non solo per prendere mano con la grande quantità di strumenti che il digitale ci offre. Dovremmo, invece, cercare di diventare una generazione che saprà usare le parole ancora meglio di come le usiamo oggi.

Il consiglio, dunque, è quello di non smettere mai di essere curiosi di imparare. Una domanda può portare a una sfilza di risultati, dati e informazioni che nemmeno avremmo pensato di trovare.

E forse, poco per volta, riusciremo a far comprendere quanto questo settore sottovalutato sia importante. La prossima volta, andremo a conoscere un’indagine nazionale sullo stato economico di professionisti e studenti della comunicazione visiva, conseguente all’emergenza del Covid. Insieme, comprenderemo meglio l’emergenza che siamo chiamati ad affrontare ed un giorno cercare di risolvere.

NEL PROSSIMO ARTICOLO DI DIGITAL TIMES: Comunicazione Visiva: una situazione di grave difficoltà.


Adria J. Necula

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