Da mondo fatato a concreto: l'ijf16 uRadiano

Si è da poco concluso l’ijf16,  la decima edizione del Festival Internazionale del Giornalismo che, ormai ogni anno, si tiene a Perugia. Tanti sono stati gli ospiti che hanno raccontato le proprie esperienze, ispirando migliaia e migliaia di giovani provenienti da tutta Italia, giunti nel capoluogo umbro anche solo per ascoltare e vedere cosa significhi fare Giornalismo al giorno d’oggi, una professione che ha incantato numerose generazioni, con le parole tra le mani. Il Web 2.0 ha caratterizzato e potenziato questa passione, fornendo indubbiamente nuovi e innovativi strumenti per fare informazione al meglio. Quattro ragazzi del nostro staff si son ritrovati catapultati in un mondo pressoché sconosciuto, quasi fatato, che si è concretizzato immediatamente. Tra sale stampa, panel, personaggi e persone, ecco le loro personali impressioni.

IJF16
Angela Lucia, “L’acquario dei gorilla”

Dire di aver partecipato al Festival Internazionale del Giornalismo credo sia riduttivo; ho partecipato attivamente a questa manifestazione come rappresentante di uRadio e come membro del network nazionale delle radio universitarie RadUni. Questa esperienza, oltre ad avermi dato la possibilità di seguire numerosi seminari tenuti da giornalisti di un livello elevato e da personalità carismatiche, mi ha permesso di mettere piede nel mondo di cui voglio far parte. Quando penso a cosa voglio fare nella vita l’unica risposta che riesco a darmi è: la giornalista.
Ma le cose cambiano nel corso degli anni; quando ero piccola sognavo ad occhi aperti il giorno in cui sarei stata lì, in prima linea, sempre sul pezzo. Crescendo il sentimento predominante si è trasformato in paura. Aver condiviso esperienze e progetti con tanti altri ragazzi che, come me, vogliono far questo nella vita, mi ha fatto tornare bambina e mi ha fatto capire che non si può avere coraggio senza avere paura. L’insegnamento di questa esperienza? Avere il coraggio di realizzare i propri sogni.

Nicola Carmignani, “Karmacoma”
Molti lettori si ricorderanno il film “Stargate”, dove la curiosità (e la diffidenza) nei confronti dell’estraneo veniva messa alla prova dall’iconico portale stellare del titolo, che permetteva di trovarsi in pochi secondi dall’altra parte dell’universo, faccia a faccia con mondi lontani e sconosciuti.
Perugia, nei giorni del Festival, è un potentissimo Stargate che ci mette in contatto con un mondo sempre apparentemente lontano, quello del giornalismo, il cui nostro riferimento più prossimo, al massimo, sono di solito le piccole redazioni di quotidiani e radio locali. Aldilà del (piacevolissimo) divertissement della caccia ai vip (“Corri che c’è Formigli! Ma che personaggio è Cruciani? E quant’è orsacchiotto Damilano?”), di questo mio primo Festival rimarranno le risate fatte parlando di radio con speaker molto più celebri di me, le prese di coscienza sulle difficoltà dell’essere un giornalista d’inchiesta freelance, il groppo alla gola per i racconti degli inviati dalle zone di guerra, il baratro interiore tra comico e drammatico evocato da una trasmissione come Gazebo. Queste, e tante altre cose, me le sento già come marchiate a fuoco sulla pelle.
La potenza del raccontare, l’indispensabilità del sapere, il bisogno di non essere sempre e solo dove ci troviamo, ma di essere proiettati diffusamente a spasso per il mondo: queste sono le cose che mi rimarranno impresse, nella speranza di essere in grado di farle fruttare.

IJF16Mariana Palladino, vicecaporedattore
Il Festival Internazionale del Giornalismo è, di fatto, per ogni giornalista o aspirante tale, qualcosa che oscilla tra una splendida agorà, nel senso più classico del termine, e un’irrinunciabile arena in cui mettere alla prova se stessi. Tutto sembra suggerirti un’unica domanda: è davvero questo che vuoi fare nella vita?  Io me lo son chiesta ogni notte. Me lo son chiesta quando ho assistito ad una delle interviste più toccanti della mia vita, quella condotta da Formigli a Karim Franceschi, un italiano che ha combattuto a Kobane per liberarla dall’Isis, un ragazzo che in quattro giorni ha imparato a sparare con un Kalashnikov, un ragazzo come tanti che ha visto morire i suoi migliori amici. Me lo son chiesta mentre ascoltavo giornalisti temerari che, ogni giorno, combattono la mafia con uno strumento a me tanto caro, la carta intrisa di parole, così abili da mascherare l’amarezza delle innumerevoli querele ricevute.  Me lo son chiesta anche quando ho visto e capito cosa significa davvero fare giornalismo 2.0. Ma la risposta, cari lettori, non è ancora arrivata. Forse questa professione mi spaventa più di quanto credessi. Ed è per questo che devo dire grazie a questo Festival, a questa esperienza: magari non sono sicura di quello che mi aspetta, professionalmente parlando, ma sono consapevole di quanto il mondo dell’informazione mi affascini, mi streghi, mi attragga come nessun’altra cosa nella vita.

Giuliana Ricozzi, “Le comari di Windsor”
Quando mi è stato chiesto di raccontare la mia esperienza al festival del giornalismo di Perugia mi sono subito domandata come avrei fatto a condensare in poche righe tre giorni pieni e bellissimi. Ho deciso allora di raccontare brevemente la mia avventura facendo ricorso a cinque parole chiave:
PERUGIA: dista solo 105 Km da Siena ed è comodamente raggiungibile in appena quattro ore di treno, l’equivalente di un volo Roma-Mosca. Se si viaggia in macchina, opzione decisamente da preferire, si può godere della splendida vista lago, oltre che dell’interminabile fila per entrare nella città. Meravigliosa nei suoi palazzi e nelle sue viuzze, si consigliano scarpe comode e tanta forza di volontà per affrontare le ripide salite, decisamente più impegnative rispetto a quelle senesi.
SQUADRA: quella messa in piedi da quattro uRadiani con la passione per il giornalismo e il mondo dell’informazione, pronti ad alzarsi prestissimo al mattino pur di seguire più eventi possibile.
CODE: le lunghe, interminabili code per partecipare agli eventi; indimenticabile quella affrontata per vedere Gazebo, trascorsa mangiando, chiacchierando con sconosciuti, pregando in tutte lingue del mondo per riuscire ad entrare prima della chiusura delle porte della famigerata Sala dei Notari (se capitate a Perugia correte a vederla, è bellissima).
CIOCCOLATA: tanta tantissima cioccolata offerta aggratis a tutti i partecipanti del festival. Devo aggiungere altro?
STORIE: quelle che numerosi giornalisti hanno scelto di condividere con tutti noi del pubblico. Le storie drammatiche di reporter che provano a documentare la guerra e i suoi orrori; le storie forti e coraggiose di chi in Italia lotta per far conoscere i meccanismi della criminalità organizzata; le storie della politica narrate con gravità o con sottile, penetrante ironia. Proprio in quanto strumento di conoscenza della realtà, di descrizione e comprensione del mondo, il giornalismo si può considerare quasi una forma alternativa di filosofia.

La delegazione di uRadio all’Ijf 2016

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