Appuntamento mercoledì 9 maggio alle 20.30 al Caffè La Piazzetta con una campagna di fundraising e visibilità dei padri della comunità gay leather e dei genitori delle minoranze sessuali in generale
Spesso, parlando di diritti LGBTQIA+, ci si sofferma soltanto sui giovani e sulle loro battaglie per conquistare la fiducia e l’accettazione dei genitori, degli amici, della società.
Raramente consideriamo l’altro lato della medaglia, e cioè quegli adulti che, dopo aver avuto una relazione eterosessuale dalla quale sono nati dei figli, si scoprono omosessuali, transgender o appartenenti ad altre minoranze sessuali.
Insieme ai pregiudizi in quanto omosessuali, sulle loro spalle pesano difficoltà connesse alla separazione, al rapporto spesso conflittuale con l’ex-partner, alla paura che i figli possano non accettarli.
La storia che verrà raccontata il 9 maggio sarà ancora più particolare. Cosa succederebbe, infatti, se tuo padre si separasse da tua madre perché gay e diventasse Mr Leather Italia?
Andiamo con ordine. Innanzitutto, cosa significa essere un leather?
La subcultura leather è una tra le più visibili della comunità gay; si caratterizza per l’abbigliamento in pelle, che intende esprimere un’accresciuta mascolinità e potenza erotica, non necessariamente sadomaso (come in realtà si crede).
Un leatherman, perciò, è un omosessuale che sceglie di esprimere liberamente la propria sessualità e, per questo motivo, può essere spesso oggetto di discriminazione.
La cosa non ha fermato la comunità, che ha organizzato un concorso apposito per eleggere il miglior leatherman; in Italia, nel 2017, è stato vinto da Fabrizio Paoletti, un normalissimo papà. E le associazioni Rete Genitori Rainbow e Il Giardino dei Padri hanno avviato una campagna in sostegno alla partecipazione e alla visibilità di Fabrizio al concorso International Mr Leather di Chicago: lo scopo è di promuovere la visibilità della comunità leather a livello italiano e internazionale e combattere schemi e stereotipi.
Un genitore LGBTQIA+ (e leather, in questo caso) è un genitore come tutti gli altri. I valori, in fondo, sono gli stessi: responsabilità rispetto, consapevolezza, difesa della salute, cura dell’altro e crescita autonoma dei figli e delle figlie, mediante un’affettività e sessualità adulta consapevole.
Il grande pregiudizio da combattere è che i genitori LGBTQIA+ siano peggiori, come se fossero incapaci di amare profondamente i loro figli. La base di una famiglia deve essere l’amore: che importanza ha il tipo di amore?
Immagino vogliate sapere la risposta alla domanda iniziale. Bene, venite al Caffè La Piazzetta mercoledì 9 maggio dalle 20.30 e saziate la vostra curiosità!
Potreste anche contribuire alla campagna di fundraising con una piccola donazione, o potete semplicemente spargere la voce. Perché non c’è cosa migliore contro i pregiudizi che far girare la voce su quanto siano infondati.
Federica Pisacane.
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