Corrado Augias: colpa del Papa o del Re? Se ce l’abbiamo fatta finora, continueremo a farcela


Il giornalista: “Che razza di italiani siamo”


La ricca e ampia programmazione di Parole in cammino ha annoverato, tra i tanti ospiti illustri, un volto celebre del panorama intellettuale contemporaneo: il giornalista, scrittore, conduttore televisivo e politico Corrado Augias. Il suo intervento, dal titolo “Che razza di italiani siamo”, si è tenuto sabato 8 aprile alle 18:00 nella cripta della Contrada della Chiocciola.

All’evento hanno partecipato anche il Priore chiocciolino Maurizio Tuliani, lo storico contemporaneista Paolo Gheda e il violinista Leonardo Ricci. Ampia è stata la partecipazione della cittadinanza.

A sinistra il Priore chiocciolino Tuliani, al centro Augias, a destra il prof. Gheda

Le Ouvertures

Il contributo di Augias fa parte anche del ciclo di Ouvertures, “incontri tra musica e cultura in cripta”, organizzato dalla Contrada della Chiocciola; si inserisce infatti in una serie di manifestazioni che hanno lo scopo di coinvolgere i cittadini e aprire spazi delle contrade e menti delle persone, contaminandole positivamente con tematiche di attualità.

Come ha affermato Tuliani, è sempre bene riflettere su chi siamo e dove andiamo, a maggior ragione nello spazio urbano senese, in cui la presenza delle contrade rende ancora più rilevante il concetto di identità. All’interno dello splendido mosaico di realtà che è l’Italia Siena, una piccola tessera, diventa contesto privilegiato di riflessione, grazie al suo legame con il passato e al rapporto ambivalente con la memoria, che è al contempo peso e onore. Il tutto accompagnato dalla musica, altra eccellenza italiana non sempre adeguatamente valorizzata.

La locandina dell’evento

L’introduzione

Ad aprire e chiudere l’evento è stato Leonardo Ricci, violinista senese insignito di numerosi riconoscimenti nazionali e internazionali. A seguire, Tuliani ha dato il benvenuto a tutti i convenuti e ha ricordato il documentarista Folco Quilici, di cui ha citato L’Italia vista dal cielo, una serie di 14 documenti realizzati dal 1966 al 1978.

Ha quindi ceduto la parola al professor Gheda, il quale ha proposto alcuni stimolanti spunti di riflessione. Innanzitutto, ha operato un paragone tra i risultati delle recenti elezioni nazionali, che hanno visto il trionfo della Lega al nord e del Movimento 5 Stelle al sud, e la mappa dell’Italia preunitaria, divisa in due tronconi. Quindi ha posto una serie di questioni storiografiche, relative al complicato processo di nation building e agli elementi di unificazione identitaria in Italia.

L’esibizione di apertura di Leonardo Ricci

L’intervento di Augias

L’ospite d’onore ha prodotto un discorso di una ventina di minuti, ricco di pregnanti riferimenti culturali e caratterizzato dallo stile argutamente diretto che è suo tratto distintivo. Sua ambizione era di percorrere un rapido excursus di alcuni fattori geologici e storici che determinano la peculiarità dell’italianità, da cui deriva il titolo volontariamente provocatorio.

 

La conformazione geologica

Innanzitutto, la conformazione territoriale dell’Italia, una stretta lingua di terra peninsulare percorsa dagli Appennini, ha sempre reso difficoltose le comunicazioni interne, di conseguenza compromettendo l’unità politica. È facile rendersene conto osservando invece la Francia, detta l’Esagono, un paese tendenzialmente piatto, fatta eccezione per le catene montuose periferiche della Alpi e dei Pirenei e per quella interna del Massiccio Centrale. Da qui derivano due aspetti contrastanti. Il primo è uno svantaggio, la già citata fragilità, come riporta lo stesso Inno di Mameli:

“Noi fummo da secoli

calpesti, derisi,

perché non siam popolo,

perché siam divisi.”

A questa debolezza fa da contraltare l’incredibile ricchezza artistica e culturale che ha reso gli italiani gli eredi di un patrimonio senza eguali. L’Inghilterra senza Londra o la Francia senza Parigi appaiono molto ridotte in confronto alla grandiosa varietà di lasciti di cui l’Italia si potrebbe fregiare anche escludendo Roma. Sfortunatamente, non sempre ne siamo consapevoli.

 

Gobetti e Leopardi

In seguito, Augias ha chiamato in causa Piero Gobetti, pensatore liberal-socialista e antifascista, e Giacomo Leopardi, autore molto amato e nominato a più riprese. Del primo ha ricordato la toccante frase «Bisogna amare l’Italia con orgoglio di europei e con l’austera passione dell’esule in patria». Del secondo, invece, ha consigliato una pagina tratta dal Discorso di un italiano intorno alla poesia romantica in cui, rivolgendosi ai giovani, spiega loro perché bisogni amare l’Italia. Tali esempi appassionati hanno anticipato quanto ottenuto faticosamente con l’Europa unita e hanno mostrato l’atteggiamento di osservazione a distanza  che permette di cogliere pregi e difetti senza cadere nel Nazionalismo.

 

Il Vaticano

Un’altra concausa è il ruolo storico del Vaticano. Lo Stato Pontificio, al tempo della sua massima espansione, si estendeva da Gaeta e Terracina alla Repubblica Serenissima di Venezia, escludendo la Toscana. Sfortunatamente, fu sempre troppo debole per procedere all’unificazione nazionale e troppo forte per essere sottomesso.

La sua annessione fu possibile solo con la sconfitta di Napoleone III nella battaglia di Sedan di inizio settembre 1870. La perdita del potere temporale e civile indusse la Santa Sede a promulgare il Non expedit del 1874, in cui si vietò ai Cattolici di partecipare alla vita pubblica. Solo nel 1929, con i Patti Lateranensi, si risolse la rottura. Tale concordato, stipulato da Mussolini, venne poi inserito nell’articolo 7 della Costituzione. In questo modo, si determinò il rapporto non totalmente laico e di parziale subordinazione che vige tuttora tra Stato e Chiesa.

 

La monarchia

La quarta considerazione è relativa alla debole dinastia dei Savoia; mentre Francia, Inghilterra e Spagna ebbero forti monarchie che contribuirono a realizzare una solida identità nazionale, l’Italia godette di un apporto molto ridotto dalla Corona.

 

L’ottimismo dell’intellettuale

Augias ha terminato sottolineando l’importanza della consapevolezza della storia: come affermava Benedetto Croce, il carattere di un popolo è la sua storia. Proprio in virtù di questo, allo scoramento attuale si deve rispondere con la conoscenza della nostra travagliata storia e l’ottimismo dell’intellettuale che dice: «Se ce l’abbiamo fatta finora, continueremo a farcela».

 

Il dibattito

Dall’intervento è scaturito un interessante dibattito basato su alcuni punti presentati da Augias.

Un intervento dal pubblico

La rilevanza delle elezioni del 4 marzo

In primo luogo, è stato ripreso lo scottante tema delle elezioni del 4 marzo, che hanno rappresentato la fine di un ciclo storico. In passato i giovani credevano nei valori incarnati dai partiti tradizionali, avevano ideali laici o nobili esempi da seguire, come quelli della Resistenza e della Costituzione.

Adesso, invece, il trionfo di due partiti a-idelogici, la Lega e il Movimento 5 Stelle, mostra che quei punti di riferimento di un tempo non valgono quasi più per i 18enni attuali. Insomma, è venuto meno un altro modo di stare insieme, quello legato all’appartenenza a un grande partito nazionale.

 

Il panorama europeo

Alle elezioni si lega il tema del difficile clima europeo. Dopo decenni di avanzamento, il progetto di un’Europa unita sta subendo una forte battuta d’arresto, dovuta ai problemi economici e alla consistente immigrazione. Questo ha causato numerosi litigi; conseguentemente, il riaffiorare degli egoismi nazionali è un altro fattore che spiega il risultato elettorale.

 

Le opinioni su Papa Francesco

Infine, si è approfondito il discorso sul Vaticano, riportando il dibattito relativo alla figura di Papa Francesco. Sebbene alcuni ritengano che abbia avvicinato la religione alle persone, i cattolici conservatori lo accusano di annacquare la dottrina sostituendola con la sociologia. In ogni caso, la sua elezione va considerata come una reazione alla crisi della Chiesa, che già Leopardi segnalava nel Discorso sopra lo stato presente dei costumi degl’Italiani. In realtà, afferma Augias, il poco risalto dato al Papa in molti stati esteri dovrebbe indurre in noi un moto di simpatia nei confronti di Francesco.


Davide Delle Chiaie.

 

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