Al via il Ciclomaggio 2016: Raboni tra note e parole

A Siena, in via Roma, al numero 47, c’è un chiostro perimetrato da mura robuste che si ergono così in alto da sembrare al confine con il cielo: uno spazio piccolo, ma elegante e accogliente.
A Siena, in via Roma, al numero 47, un gruppo di studentesse ha saputo riversare e rielaborare, con cura e passione, la bellezza che scorre tra le note di un pentagramma, come tra la pagine colme di parole. A Siena, in via Roma, al numero 47, c’è il Chiostro di San Galgano che, lo scorso 12 maggio, ha fatto da cornice al primo appuntamento del Ciclomaggio 2016: l’evento senese a sfondo culturale che, da ormai diversi anni, rappresenta un momento di condivisione per quanti vogliono conoscere l’incanto della letteratura, della musica e della poesia.

Quest’anno il Ciclomaggio è a cura di TibiAras, collettivo composto da Giada Coccia, Mariantonietta Confuorto, Fabiana Di Mattia, Irene Martano e Francesca Santucci dei Dipartimenti di “Scienze storiche e dei beni culturali”e “Filologia e critica letteraria antica e moderna” dell’Ateneo senese, coadiuvate dalla Prof. Natascia Tonelli. É Giovanni Raboni il protagonista di questa edizione del Ciclomaggio: poeta contemporaneo che ha fatto delle parole la sua vita, senza però privare di vita le parole. La sua poesia è il riflesso della realtà, variopinta.

Nel corso di questo primo incontro con la poetica di Raboni è stata organizzata una lettura musicatata delle “Canzonette mortali”, inscenata da un gruppo di musicisti e due giovani attori, i quali hanno recitato versi di struggente amore. É intervenuta, poi, la Prof. Simonetta Teucci, ad omaggiare la brillante iniziativa spiegando come l’arte, nelle sue varie sfaccettature, possa diventare un forte collante tra il tempo e le persone.

Il pubblico, prevalentemente composto da giovani studenti, con il suo stupore discreto e ordinato, è stato il segno lampante del significato ultimo della poesia: un significato profondo, personalizzante e tutto interiore, tutt’altro che culturalistico. La poesia, protagonista della scena, è stata affiancata, o meglio incanalata, da una piccola rappresentazione teatrale, breve ma intensa, intrisa d’armonia, sobrietà e meraviglia.

Per le “Canzonette mortali”, Raboni si è ispirato alla “Sinfonia degli addii” di Haydn, in cui gli strumenti si attenuano fino a spegnersi, lentamente, in una melodia sempre meno corale, più mesta, accennata con dolcezza dai violini soltanto. Allo stesso modo, i musicisti (anche loro tanto giovani, quanto professionali), al centro del Chiostro di San Galgano, nel corso dell’esibizione, hanno lasciato le loro rispettive postazioni uno dopo l’altro, quasi scivolando come ombre vestite di nero da un estremo all’altro del palco accompagnando la lettura in un climax discendente di note che diminuivano al diminuire dei versi: prima dieci, poi nove, otto, sette, sei … fino ad una sola, sussurrata, delicata, ma al contempo, imponente nota.

É stato inaugurato così il Ciclomaggio 2016, con una danza metaforica tra note e parole, tra sogno e realtà, a dimostrazione di come le contraddizioni interne che ognuno si porta dentro con disagio possano essere uniformate con naturalezza dalla forza imperitura dell’espressione artistica e culturale, nelle sue molteplici forme.

Rossella Mestice

Mariana Palladino

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