CICLOMAGGIO 2015 – “L’ISOLA DI ARTURO” / “ELSA MORANTE E IL CINEMA”

Da cinque anni ormai il Ciclomaggio tiene impegnati per un mese studenti, professori e semplici spettatori con incontri dedicati agli scrittori e alle figure più interessanti del panorama della letteratura italiana; da cinque anni, poi, il terzo appuntamento del Ciclomaggio prevede una proiezione cinematografica che abbia a che fare con le opere degli autori scelti (e da quest’anno, per la prima volta, si tratta di un’autrice), o che sia attinente alla loro biografia.

Così, giovedì 21 maggio si è tenuto, presso il complesso di Fieravecchia, il terzo degli incontri del Ciclomaggio 2015 dedicati a Elsa Morante; per l’occasione è stata scelta la pellicola del 1962 di Damiano Damiani dal titolo L’isola di Arturo, omonima trasposizione cinematografica del secondo romanzo della scrittrice romana, stampato nel 1957.

Il Prof. Marco Bardini (UniPi) ha introdotto l’ampia questione che riguarda i rapporti tra Elsa Morante e il cinema ricorrendo alle pagine del suo libro Elsa Morante e il cinema (Edizioni ETS, 2014) mostrandone i lati più conflittuali e spigolosi di una vicenda che mostra una Morante in perenne disappunto con alcune scelte cinematografiche. Rei di aver guastato, manipolato e addirittura stravolto i suoi romanzi e i messaggi in essi contenuti (a tal proposito si rimanda al volume citato sono presenti i carteggi tra la Morante e Carlo Ponti in cui si legge un profondo risentimento dell’autrice per la pesante mistificazione del suo romanzo L’Isola di Arturo, soprattutto nel finale, ndr), i registi per la Morante sono stati veri e propri amori difficili che l’hanno portata alla pesante decisione di non concedere più i diritti per eventuali trasposizioni di suoi romanzi.

Eppure un buon lettore si accorgerà con accortezza di quanto i romanzi della Morante si prestino alla settima arte; a partire dalle vicende atmosferiche di Elsa in Menzogna e Sortilegio, alle fantasticate peripezie adolescenziali di Arturo ne L’Isola di Arturo, dalle drammatiche lotte quotidiane (e quindi storiche) di Ida in La Storia, per finire alle extravaganti figure di Vittorio Emanuele e Aracoeli in Aracoeli. I romanzi della Morante sembrano avere in nuce una geometria delle storie, dei personaggi e delle ambientazioni, tale da essere paragonabile a quelle di un esperto sceneggiatore o regista.

L'isola di Arturo

Tenendo sempre l’obiettivo puntato sui rapporti tra la Morante e il cinema, il Prof. Bardini ha svelato alcune curiosità nascoste da tempo e meno sapute ai più: la Morante avrebbe infatti collaborato come critico cinematografico per la RAI e sarebbe poi comparsa in un cameo nel primo film di Pasolini, Accattone (1961), interpretando il ruolo di una carcerata; i rapporti con Pasolini si sarebbero poi andati deteriorando col tempo, arrivando a non rivolgersi nemmeno la parola sino alla tragica morte  dello scrittore, regista e poeta avvenuta a Roma nel 1975.

L’interesse per il cinema, comunque, portò la Morante ad occuparsi anche di diversi ambiti del settore; curò le musiche del già citato film Accattone e scrisse i versi di uno stornello cantato nel film Romeo e Giulietta di Zeffirelli del 1968.

Elsa Morante si è prodigata molto, a suo modo, come conferma l’intervento del Prof. Bardini, affinché attraverso il cinema si potesse restituire allo spettatore un quadro veritiero dell’opera (e in clima del Neorealismo era una delle regole auree), specie se si trattava da testi e, per tale ragione, si spiega anche il suo risentimento verso molte scelte cinematografiche dei registi che, a suo avviso, non rispettavano affatto i soggetti e i messaggi delle sue opere. E’ risaputo, infatti,  che la Morante avesse bocciato in toto la sceneggiatura per la riduzione televisiva del suo romanzo La Storia (1974) che sarebbe stata poi trasmessa nel 1986, anno successivo alla sua morte, divisa in più puntate.

La pellicola, proiettata dopo gli interventi del Prof. Bardini e degli organizzatori del Ciclomaggio, ricalca abbastanza fedelmente la trama del romanzo omonimo, salvo tuttavia, scadere in un finale dai toni moraleggianti ben distanti da quelli volutamente a-morali del romanzo, come avrà modo di far notare ella stessa in una delle sue lettere raccolte nel volume Elsa Morante e il cinema.

Un rapporto con il cinema, quello della Morante, spigoloso, osteggiato e ostico, ma non per questo indegno delle sue attenzioni e delle sue cure.

 

Leonardo G. Stenta

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