Chi siamo noi? Definirsi durante la Festa della Donna

L’8 marzo di ogni anno fioccano video, interviste, articoli sulla condizione femminile e sul femminismo. Noi non faremo eccezione, accodandoci alle migliaia di opinioni sul tema che, alla lunga, arrivano a stancare. Di femminismo si parla e si straparla senza arrivare al cuore della questione: la condizione femminile. Non solo e non tanto in Italia, quanto in Europa e nel mondo intero. Si scambia poi per femminismo la lotta agguerrita contro il maschio, l’esibizione di comportamenti antifemminili e la degradazione di questi, l’agitarsi freneticamente contro il patriarcato e le sue sovrastrutture. Assistiamo al proliferare di pagine femministe (non faccio nomi, ma sapete benissimo a chi mi sto riferendo) che portano avanti l’ideale di una donna forte e indipendente, sì, ma sprezzante del genere femminile e, soprattutto, di quello maschile.

Verso nuovi obiettivi

Il femminismo, quello vero, combatte insieme agli uomini, non contro gli uomini. Le nostre nonne, madri, zie hanno combattuto per ottenere dei diritti basilari come l’aborto, il divorzio, la contraccezione libera, l’abolizione del delitto d’onore e del matrimonio riparatore. Noi dobbiamo lottare per ottenere uno stipendio equo, il diritto di scegliere di avere o non avere figli, una migliore giustizia nei casi di femminicidio, di violenza sessuale, di molestie, una maggiore libertà contro gli stereotipi, le differenze di genere, il moralismo. La nostra lotta non deve essere diretta verso gli uomini ma verso le strutture, create sì dagli uomini, che impediscono a noi (e a loro stessi) di vivere bene. Perché se è vero che noi donne siamo gli angeli del focolare è altrettanto vero che gli uomini sono i manovali che si ammazzano di fatica per provvedere alla famiglia; se le donne sono delle piagnucolone agli uomini non è concesso di mostrare sentimenti. Nessuno crede a un uomo che denuncia uno stupro; tutti i padri a cui è stato tolto l’affidamento dei figli sono automaticamente dei criminali. Potrei andare avanti all’infinito. Il punto centrale è questo: è profondamente stupido escludere gli uomini dalla nostra lotta perché un modo egualitario beneficerà anche loro.

L’8 marzo è la Festa della Donna. Lo leggiamo scritto ovunque: sulle vetrine dei negozi di gioielli e dei fiorai, sulle scatole di cioccolatini, sulle réclame, sulle bacheche di questo o quel personaggio politico. L’8 marzo migliaia di donne riceveranno una mimosa e tante attenzioni, magari verranno invitate fuori a cena o verrà loro offerto da bere perché è la loro festa. Ma chi sono queste “donne”? Chi siamo noi?

Simone de Beauvoir

Una voce autorevole

In questi giorni sto rileggendo la prima parte de Il secondo sesso di Simone de Beauvoir, saggio che consiglio a tutti, uomini e donne. Secondo la de Beauvoir l’uomo definisce sé come tale e la donna come Altro, non come donna. In parole più semplici, l’uomo è l’uomo e la donna viene nominata in relazione a lui. Questa distinzione ha origini biologiche: la donna è l’elemento fisso, pesante, nutritivo dello sviluppo embrionale mentre l’uomo rappresenta la parte mobile, leggera e portatrice della vita. Inoltre la donna è schiava del suo corpo: le continue gravidanze e l’allattamento le impediscono di avere una vita attiva e di impegnarsi nel lavoro, lasciando agli uomini campo libero. In questo modo l’uomo ha costruito una sovrastruttura, il patriarcato, che tende a relegare la donna nell’ambito domestico, e quindi protetto e facilmente controllabile, considerandola un elemento perturbante, debole. La donna è madre, moglie e amante: dà la vita, trasmette la vita e dà piacere. Ogni sua azione viene continuamente messa in relazione a quella dell’uomo, del primo sesso; quello femminile è perciò, storicamente, il secondo. Tramite due grandi traguardi, la liberazione sessuale e l’ingresso nel mondo del lavoro, la donna sta iniziando a definirsi come essere a sé stante e non come Altro.

Definizione di donna

Chi siamo noi, quindi? Siamo quelle che devono scegliere fra carriera e famiglia; siamo quelle il cui potere viene messo in dubbio a causa degli sporchi mezzi usati per ottenerlo. Siamo la nostra migliore amica che viene costretta dal padre a vestirsi in un modo più appropriato; siamo le donne che “se la sono cercata” perché erano ubriache. Siamo coloro che guadagnano solo il 10% degli introiti mondiali; possediamo solo l’1% della ricchezza. Siamo quelle che non possono vestirsi liberamente, guidare, lavorare di sera, ereditare o testimoniare. Siamo le bambine che ogni due secondi vengono date in sposa a uomini di trenta, quarant’anni in più; siamo le 125 milioni di donne costrette alla mutilazione genitale. Siamo quella donna che ogni due giorni viene uccisa dal compagno; siamo le 4,5 milioni di persone vittime del traffico sessuale.

C’è femminismo e femminismo

Quando parliamo di “femminismo” e “diritti delle donne” dobbiamo ricordarci di questo, e anche di altro. Noi italiane ed europee abbiamo fatto molti passi in avanti; non dobbiamo dimenticarci delle nostre compagne che lottano e vengono uccise in nome di una maggiore libertà e uguaglianza. Perché è questo il messaggio dietro questa parola. Durante questa Festa della Donna fate qualcosa per aiutare le persone come noi, come voi, che non hanno i nostri stessi diritti e smettete di dare credito al femminismo becero, quello che vuole la supremazia della donna gettando alle ortiche secoli di lotta, di scritti e di pensieri. Accettate la mimosa e fate sentire la vostra voce.


Federica Pisacane.

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