Ieri, giovedì 3 dicembre, presso l’aula magna della facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Siena, si è concluso il mese anti-mafia organizzato da Link Siena (sindacato universitario). Abbiamo avuto la possibilità e l’onore di ascoltare e intervistare chi della lotta alla mafia ne ha fatto un vero e proprio mantra, uno stile di vita: Salvo Vitale, migliore amico di Peppino Impastato, co-fondatore di Radio Aut.
Salvo Vitale si è dimostrato essere un perfetto oratore, capace di sostenere e di soddisfare l’entusiasmo e le richieste di un pubblico giovane. Allo stesso modo, è stato capace di lasciarci incantati per ore ad ascoltare i suoi ricordi legati al periodo in cui, assieme a Peppino, ha iniziato la lotta alla criminalità organizzata in un contesto, in uno scenario quasi paradossale, riuscendo a creare qualcosa di grande in un paesino piccolo e omertoso della Sicilia: Cinisi.
Tutti questi ricordi, queste idee ancora vive, queste sensazioni ed emozioni ancora percepibili parlando con Salvo e guardando dentro i suoi occhi onesti e sinceri sono racchiusi nel suo ultimo libro “Cento Passi Ancora” che parla sì della vita di Peppino, ma che si
L’evento è iniziato con la lettura di alcune poesie perché, come Salvo Vitale ha voluto evidenziare, Peppino non era solo un attivista ma un artista dall’animo sensibile e dallo sguardo nobile. Subito dopo abbiamo preso visione del cortometraggio realizzato da Link in cui si chiedeva ai giovani universitari provenienti da tutt’Italia cosa fosse la mafia e come effettivamente si possa ostacolarla e distruggerla.
Salvo Vitale, dopo aver visto il documentario, ci ha fatto riflettere su qualcosa su cui non si può non essere d’accordo: la mafia limita la creatività, l’originalità, ci rende passivi nei confronti della bellezza, quella bellezza tante volte dipinta da Peppino come in questa poesia: “se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà. All’esistenza di orrendi palazzi sorti all’improvviso, con tutto il loro squallore, da operazioni speculative, ci si abitua con pronta facilità, si mettono le tendine alle finestre, le piante sul davanzale, e presto ci si dimentica di come erano quei luoghi prima, ed ogni cosa, per il solo fatto che è così, pare dover essere così da sempre e per sempre. È per questo che bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione ma rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore”.
L’evento si è concluso con un dibattito ed è proprio così che vogliamo chiudere quest’articolo, con una domanda su cui riflettere: ma la mafia è la faccia o la feccia della società?
Angela Lucia
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