Dopo un’assenza fin troppo lunga, la Rubrica dei Videogiochi ha trovato l’opportunità migliore per lanciarsi nel grande mondo dell’innovazione e della cultura nerd. Noi di uRadio siamo infatti a Rho Fiera Milano per il Campus Party dove, assieme ai nostri amici di RadUni, stiamo vivendo appieno cinque giorni di innovazione, creatività e tecnologia.
Un evento incredibile!
Fate un giro sulla nostra pagina per trovare le foto e i primi insights di questo grande evento e vi invito a seguire anche quella di RadUni. Ogni giorno curiamo ben due dirette, alle 13 e alle 19, con le novità e le esperienze vissute in prima persona qui al Campus Party.
Avrete un assaggio di cosa quest’esperienza regali e di come ci si senta ad essere una famiglia in un luogo ricco di persone che condividono le stesse speranze, sogni ed aspettative. Persone sconosciute, giovani e meno giovani, nerd e meno nerd, che si ritrovano a mettere in comune le proprie abilità. Passioni diverse diventano protagoniste di workshop e talk con speaker di fama mondiale o semplicemente fare amicizia e crescere.
Videogiochi: mai troppo tardi per giocare!
Ma cosa possono i videogiochi avere a che fare con tutto questo? Molto! Campus Party offre infatti un’intera area dedicata al mondo del gaming, con postazioni di Virtual Reality, simulatori e una miriade di console di vecchia generazione, il retro gaming, dove tornare letteralmente bambini.
Vi sono computer di ultima generazione che chiunque può provare, dove led e giochi di luce dominano uno scenario che ha del fantascientifico. Campus Party offre tutto ciò che può e chiede in cambio solo curiosità e volontà di provare. Mettersi in gioco con un VR per vivere un mondo virtuale anche per alcuni istanti, sfidare un amico a una partita o godersi la postazione da gaming più costosa e prestante del momento.
Ma questa sua dimensione ludica non finisce qui, perché oltre alle varie zone dedicate ad ambiti diversi dell’innovazione e della tecnologia, del mondo del lavoro e delle opportunità di carriera che i vari stand delle aziende italiane più importanti hanno da offrire, vi sono anche attività formative e talk di grande rilevanza.
Dettagli di vita vera!
E voglio raccontarvi di una duplice esperienza che ho avuto modo di vivere qui proprio riguardo al mondo del gaming allontanandomi per una volta dalla semplice recensione dei titoli più importanti sul mercato per fornire una esperienza personale di ciò che ho avuto modo di scoprire.
Io e il nostro Speaker, Lorenzo Megliorin, abbiamo avuto modo di sperimentare un talk e poi un workshop di LaborPlay, una start-up innovativa successivamente approvata dall’Università degli Studi di Firenze.
Sono un gruppo di lavoro, che da sei anni a questa parte cercano di portare la loro visione del mondo nelle aziende e tra i giovani. Avete capito bene, tra le Aziende. Chi ha detto che Lavoro e Gaming non possono diventare una cosa sola? O che il divertimento e la libertà del gioco non possano sposarsi con la concezione, spesso negativa, che abbiamo del mondo del lavoro?
In un esperimento svolto personalmente durante il talk ci è stato inoltre chiesto di scrivere una parola su un post-it, una parola che ci facesse pensare a che cosa è il gioco per noi, e successivamente fare altrettanto, pensando però al mondo del lavoro. Abbiamo visto dipingersi di fronte a noi un quadro che ritraeva il lavoro come una realtà costrittiva, di sacrificio e di limite, di negatività – mentre quello del gioco era il totale opposto, un mondo di avventura, felicità e libertà.
Una dicotomia molto forte che Laborplay cerca di modellare, portando un po’ della positività del gaming verso la visione del mondo del lavoro, fondendo due concetti che un tempo sembravano inconciliabili ma che ora, invece, diventano scenari reali e tangibili.
All’alba di una rivoluzione?
“L’Opposto del gioco non è il lavoro. E’ la Depressione.” Ha detto Manuele Ulivieri di Laborplay, durante il suo talk “Il nostro obiettivo, la nostra visione, è mostrare che è possibile avere molto di più da entrambi questi mondi, che non sono uno opposto dell’altro, ma possono anche essere complementari.”
Ci è stato mostrato come sia possibile applicare il mondo dei videogiochi a qualcosa di inaspettato come i colloqui di lavoro. Chi potrebbe mai pensare avrebbe mai pensato di poter fare un colloquio di lavoro giocando, divertendosi, mettendosi alla prova? Per riprendere un paio di concetti che ho sentito nel corso del successivo Workshop: “Quando i ragazzi giocano abbassano le loro difese e possono emergere tutte le soft skills che li caratterizzano e che servono nel mondo del lavoro.” Ed è un concetto davvero disruptive, è una modalità di pensiero che sta nascendo ora, oggi, e che nel futuro potrà diventare sempre più usata.
Hanno collaborato con una multinazionale per fare il primo tentativo di selezione dei candidati grazie ai comportamenti che emergevano durante alcune sessioni di gioco. Hanno rilevato le capacità di fare teamwork, di collaborare, di essere empatici oppure di organizzare il lavoro secondo un piano mirato e preciso.
Dark Souls? Dota? No, niente di complicato. Erano infatti giochi che chiunque potrebbe provare, giochi di squadra, capaci di mostrare la vera personalità di una persona nel momento in cui la sua concentrazione è rivolta interamente all’obiettivo di gioco.
Questo e molto altro è stato detto nel corso del talk, ma è anche stato sperimentato e vissuto in prima persona nel Workshop che è stato svolto successivamente. Abbiamo messo alla prova le nostre abilità con totali sconosciuti, collaborando e cercando soluzioni, lasciando emergere quelle abilità trasversali che sono tanto importanti ma che i datori di lavoro spesso non vedono di persona prima di assumere qualcuno.
Che sia l’alba di un nuovo mondo?
Adria J. Necula