Aspettando BRIGHT: La parola ai protagonisti!

Il mondo della ricerca è spesso quasi un mistero per noi comuni mortali, che se non coinvolti direttamente spesso non sappiamo neppure cosa significhi esattamente “fare ricerca”. Per questo motivo La Notte dei Ricercatori del prossimo 25 Settembre è un’iniziativa da ben tenere in considerazione: una giornata tutta all’insegna della ricerca, che ha come pregio maggiore la possibilità di avvicinarsi a questo mondo divertendosi.

La pensa così anche Sonia Amabile, che lo scorso maggio ha terminato il suo dottorato di ricerca in Genetica Medica presso l’ateneo senese e proprio quest’anno inizierà la scuola di specializzazione nello stesso ambito. Sonia, che da tre anni ormai partecipa in prima persona alla Notte dei Ricercatori, sta preparando anche per quest’edizione una serie di esperimenti ed attività interattive che coinvolgeranno grandi e piccini. Il cortile del Rettorato dell’Università si trasformerà in un vero e proprio laboratorio, dotato di tutta la strumentazione scientifica necessaria messa a disposizione di chiunque vorrà. Tra le attività proposte sicuramente merita una menzione speciale l’estrazione del DNA, ottenuto grazie all’isolamento delle cellule della saliva: chi vi si sottoporrà potrà anche portarsi a casa il proprio campione di DNA! I bambini potranno invece cimentarsi in altre operazioni, quali la realizzazione di un puzzle di cromosomi (quello che in gergo prettamente tecnico viene definito cariotipo), o la ricostruzione dell’elica del DNA e dell’albero genealogico della propria famiglia realizzati con – udite udite – delle caramelle gommose! C’è da scommetterci che in molti mentiranno sulla loro età anagrafica per poter sfruttare quest’opportunità! 

“La scelta di intraprendere un percorso nella ricerca non è sempre facile” ci spiega Sonia. In questi anni si è dedicata allo studio della Sindrome di Rett, che colpisce nella stragrande maggioranza dei casi bambine tra i sei e i diciotto mesi che gradualmente perdono ogni capacità di comunicazione, se non attraverso gli occhi (per questo motivo la sindrome è nota anche come Sindrome delle bambine dagli occhi belli). Le difficoltà nell’ambito della ricerca sono molte, a partire dalla retribuzione che non può considerarsi proporzionata all’impegno richiesto: “Spesso si lavora sette giorni su sette per dodici ore al giorno – continua Sonica- e soprattutto ciò che facciamo rimane il più delle volte completamente ignaro ai più. Ma le soddisfazioni fortunatamente riescono a ripagare ogni sforzo fatto”. Sonia ci parla della propria esperienza come di un percorso estremamente appagante e professionalizzante, che quotidianamente fornisce nuovi stimoli ad andare avanti e a realizzare risultati concreti. Il lavoro di Sonia e di chi come lei si dedica alla genetica medica si traduce infatti nella messa a punto di nuovi farmaci, in una migliore comprensione delle patologie studiate e di conseguenza anche in terapie sempre più efficaci.

Parte del dottorato di Sonia si è svolto all’Università di Yale dove ha trascorso 15 mesi. “Negli Stati Uniti – racconta – la ricerca è presa in seria considerazione e anche gli investimenti in merito sono notevoli, parlando sia di risorse a disposizione per le attività realizzate, sia di stipendi per i ricercatori: stipendi degni di portare questo nome. Ma la competizione è altissima e molto spesso si corre in singolo più che in gruppo, in una sorta di lotta tutti contro tutti. Non è certo la situazione che ho vissuto e che vivo in Italia, dove le risorse materiali forse scarseggiano, ma non si può dire lo stesso di quelle umane,  e a dominare è la collaborazione: il fine ultimo è comune ed è quello di raggiungere dei risultati importanti”. “Insomma – conclude Sonia – qui non ci manca niente!”.

 

Alice Masoni

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