Breve, brevissimo spaccato sul valzer: il Mefisto Valzer di Liszt

Ed eccoci finalmente ad una nuova tappa del viaggio attraverso la musica classica sulla nave di Quattroequaranta, dove vi aspettano una piscina di champagne e balli latino americani tutta la notte! Questa domenica ritorniamo a parlare di un personaggio che abbiamo già incontrato, ovvero Franz Liszt, il pianista donnaiolo, che ci porterà con sé a ballare con due suoi amici: Faust e Mefistofele. Ascolteremo insieme infatti uno dei suoi pezzi per pianoforte (ma anche per orchestra) più famosi al mondo: il Mefisto Valzer n.1 S.514, il primo di tre valzer che si ispirano tutti ad un episodio della leggenda di Faust (YouTube e Spotify). In verità soltanto il primo viene eseguito parecchio, mentre gli altri due vengono un po’ lasciati a loro stessi.

Franz Liszt

Faust, l’uomo che per ottenere la conoscenza assoluta vende la propria anima al diavolo, era un personaggio ben noto ai Romantici: basti solo pensare al capolavoro teatrale di Goethe (che vi consiglio di leggere se non avete paura dei mattoni). Ma conoscere la storia del dramma di Goethe servirà a poco, perché in verità il signor Liszt si ispira per il suo valzer ad una scena della versione del poeta Nikolaus Lenau. Nella prima parte del brano (in Allegro vivace quasi presto) Faust e Mefistofele entrano in una locanda dove si sta celebrando una festa nuziale. Faust vede una bella ragazza, Gretchen, e si invaghisce di lei. Chiede a Mefistofele di dargli una mano per conquistarla; il diavolo prende un violino e inizia a suonare un valzer di seduzione, che alterna passi demoniaci a languide cantilene (potete ascoltare questo valzer anche nella trascrizione per violino di Nathan Milstein qui; ma esiste anche una trascrizione per orchestra a opera dello stesso Liszt che, secondo me, rende più l’idea di una folle danza). Gretchen e Faust continuano a ballare ignari del maleficio operato da Mefistofele, inebriati da quella musica che li trascina involontariamente fuori, nella calda notte estiva. Nella seconda parte (Un poco meno mosso, ma poco) i due amanti si trovano nel bosco, di notte, in mezzo ai cinguettii dei pettirossi. Il suono del valzer si fa sempre più lontano e indistinto: solo a volte si sentono dei richiami. I due amanti sono troppo concentrati nel loro amore per permettere a Mefistofele di immischiarsi.

Faust e Gretchen. Ary Scheffer

Dalla musica si capisce subito che c’è qualcosa che non va. Il valzer irrompe prepotentemente nella scena, interrompendo l’idillio e ricordando ai due amanti, e soprattutto a Faust, che di mezzo c’è la salvezza della propria anima. Faust è tormentato dai dubbi, sa che non può fidarsi completamente di Mefistofele: dopotutto, sempre di Satana si sta parlando. Ma ormai è troppo invischiato nella rete di seduzione ordita dal demone e poi Gretchen è troppo carina per lasciarsela sfuggire. Mefistofele gli ammicca, così come i trilli del pianoforte ammiccano all’ascoltatore che si trasforma in Faust: insieme a questi, l’ascoltatore si chiede se convenga vendere la propria anima in cambio della realizzazione del proprio desiderio. Mefistofele ricomincia a suonare il proprio valzer, rendendolo se possibile ancora più infernale. Faust è trascinato in un vortice composto dai suoi dubbi e dalla paura per la propria anima, ma anche dalla passione verso Gretchen. Mefistofele gli mostra tutto ciò che potrebbe ottenere se solo acconsentisse a vendersi completamente, ma Faust ancora tentenna. La melodia si fa sempre più concitata fino ad un rallentando su terzine acutissime: qui si ferma del tutto. Si rimane col fiato sospeso in attesa della risposta di Faust: dirà di sì o di no?

Faust e Mefistofele, Tony Johannot

L’alternanza tra bassi e acuti ci fa capire qual è la risposta finale: Faust ormai è perduto e può solo accettare la propria condizione. Gretchen è spettatrice inconsapevole del dramma, non sa che quello che Faust prova per lei è solo un’illusione momentanea; la sua purezza è troppo grande perfino per Mefistofele, che non riesce in alcun modo ad ammaliarla. Faust accetta il patto con Mefistofele e porta di nuovo fuori dalla locanda Gretchen, ammaliandola con tenere parole. E lei, povera scema, ci casca come una pera cotta. Ma come biasimarla? A tutte noi è successo almeno una volta nella vita di cadere nella trappola di un approfittatore. L’idillio d’amore, costruito praticamente su una sola linea accompagnata da tenui arpeggi, si conclude con un dolce bacio tra i due. Questo gesto segna la definitiva rovina di Faust (ma anche quella di Gretchen): nell’arco di pochi secondi Mefistofele scoppia letteralmente a ridere. L’anima di Faust è ormai sua ed egli deve solo alimentare la passione erotica tra i due amanti. L’eco del valzer diventa una sequela impressionante e velocissima di accordi che distruggono completamente l’idea iniziale: non è rimasta più alcuna traccia della danza originaria, che si è trasformata in un rogo che consuma Faust e Gretchen.

Anche questo brano dimostra l’idea che Liszt ha della sessualità, cioè qualcosa di assolutamente demoniaco e, per questo, troppo interessante per questo pianeta, ma troppo basso per il Paradiso. Ciò all’epoca era assolutamente scandaloso, però chiaramente tutti sapevano e tutti facevano finta di niente. E voi la pensate come Liszt, o siete di un altro parere?

Mi raccomando, non perdetevi il prossimo viaggio perché torneremo a ballare, ma in un contesto molto diverso…

Federica Pisacane

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