Per quanto la nostra Siena sia bella e affascinante, ogni tanto l’animo di noi contemporaneisti ha bisogno di essere sfamato e di cercare qualcosa di appetitoso al di fuori delle mura di questa città e quale migliore occasione se non quella di un grande pittore elettronico a Firenze?
Così ieri, accompagnati dal professor Bignardi, docente di Storia dell’Arte Contemporanea da dodici anni presso la nostra Università, siamo stati a vedere quella che dal Corriere della Sera è stata definita un’imperdibile mostra. Infatti, fino al 23 luglio, Palazzo Strozzi ospita fantastiche esperienze visive ad opera di Bill Viola, un grande maestro della video-arte, ripercorrendo la sua carriera dagli anni ‘70 ad oggi.
Rinascimento Elettrico, questo il titolo scelto e di facile comprensione non appena si entra negli spazi espositivi, dove ci si trova davanti un vero e proprio dialogo tra i video dell’artista italo-americano e le opere da cui si è lasciato affascinare e coinvolgere. Sì, perché Bill Viola per due anni visse nel capoluogo toscano, osservando quello che fu uno dei periodi di splendore della nostra storia dell’arte e ponendosi in un rapporto di confronto e dialogo con esso.
Per apprezzare veramente questo artista, è forse necessario fare un passo indietro e calarsi un po’ in quelli che vengono chiamati livelli delle immagini. Al primo posto troviamo l’immagine eterna, ciò che la pittura in generale ci restituisce e che può essere identificata, per esempio, con un’icona. Andando avanti, troviamo l’immagine temporale, quella raffigurata dal punto di osservazione che l’artista crea. Infine approdiamo all’immagine temporanea, vero fulcro di questa esposizione, facilmente identificabile con la fotografia: la condensazione di un fenomeno che la luce ferma temporaneamente.
Capito quindi che l’arte di questo pittore elettronico è frutto di attimi, si nota come il tempo e lo scorrere naturale di questo siano uno dei nodi centrali della sua ricerca creativa. Le varie installazioni proseguono per coppie opposte e complementari: acqua e fuoco, luce e buio, morte e rinascita. È come se vi fosse un sdoppiamento dell’immagine, a cui è possibile applicare una doppia interpretazione. L’acqua, uno degli elementi più ricorrenti perché legato ad uno spiacevole ma illuminante episodio d’infanzia, è allo stesso tempo simbolo di purificazione e liquido amniotico, che genera vita.
In questo rapporto dualistico, si può leggere la compenetrazione tra mondo occidentale ed orientale capendo, quindi, che il linguaggio dell’arte non si muove solo tramite la realtà percepita dai nostri occhi, ma anche attraverso l’accezione dello spirito. Viola indaga l’umanità, scoprendola fragilità del nostro genere perché la bellezza dell’universo nasce proprio da questa. In Man Searching for Immortality e Woman Searching for Eternity osserviamo la ricerca dei segni che il tempo lascia, un’analisi dettagliata e costante, corrispettiva di un modo di guardarsi e intendersi per ritrovare la propria precisa identità. Un’istallazione video dove questo occhio indagatore è rappresentato dalla luce di una torcia, che si contrappone al nero lucido dello sfondo.
Visitare questa mostra credo sia una prova. Guardare questi video richiede una grande capacità osservativa e soprattutto il dono del saper aspettare: ponendoci davanti allo schermo non sappiamo quello che potrebbe accadere di lì a pochi o più minuti. Ma sedendoci e lasciandoci rapire dalle figure e dai loro movimenti, entriamo in una nuova dimensione dove nessun gesto è superfluo e ci sentiamo tesi verso un momento finale, un attimo in cui qualcosa accade o si evolve e che continua fino al totale oscurarsi dello schermo.
Elisa Carioni