Aumento delle tasse: un’assemblea per fare chiarezza

Si parla in questi giorni della possibilità di un aumento delle tasse agli studenti da parte dell’Università di Siena. L’aumento sarebbe di circa 3 milioni di euro e andrebbe a interessare la componente studentesca fuori dalla no tax area, quindi coloro con un reddito superiore a 30.000 euro; l’aumento sarà comunque proporzionale al reddito, arrivando a toccare 500 euro per chi non dichiara l’ISEE.

Link Siena – Sindacato universitario, in quanto rappresentanti degli studenti, ha partecipato ai tavoli tecnici dove si è discussa questa misura, presentata come una soluzione alla mancanza di fondi per il pagamento degli scatti stipendiali ai docenti (e in generale dei dipendenti) e la manutenzione delle strutture universitarie.

L’associazione ha indetto un’assemblea generale per lunedì 10 febbraio nell’Aula Magna Storica del Rettorato. “Siamo tutte e tutti vittime del continuo definanziamento dell’istruzione e della ricerca, messo in atto dai governi degli ultimi vent’anni. Per questo la lotta deve essere unitaria ed avere come unico fine il libero accesso ai saperi. L’aumento delle tasse non è la risposta, serve solo a creare un sistema elitario, un’università dei ricchi per i ricchi: l’istruzione non deve essere un lusso”, si legge nel comunicato.

Manifesto dell'assemblea sulle tasse

I MOTIVI DELL’ASSEMBLEA

All’apertura dell’assemblea, alcune ragazze di Link hanno spiegato brevemente il motivo della convocazione; hanno inoltre illustrato i risultati del sondaggio online condotto su circa 700 studenti sull’importo delle spese singole da sostenere mensilmente a Siena. Questa cifra è pari, in media, a 760 euro: secondo l’associazione, un aumento delle tasse peserebbe ancora di più sul portafoglio dello studente.

L’alto costo della vita potrebbe spingere gli eventuali nuovi studenti a non scegliere Siena, spostandosi altrove. Ciò causerebbe una riduzione del numero di iscritti e un conseguente nuovo aumento delle tasse.

Link sostiene, inoltre, che l’aumento delle tasse inciderebbe sul diritto allo studio. Dopo queste premesse è stata lasciata libertà di parola e alcuni studenti sono intervenuti dicendo la propria;:all’arrivo del Magnifico Rettore Francesco Frati, però, l’assemblea si è trasformata quasi in una conferenza stampa, con gli studenti che chiedevano al Rettore spiegazioni e chiarimenti.


LA PAROLA AGLI STUDENTI

Dai primi interventi è emersa una generale insoddisfazione nei confronti di un sistema, causato da «persone precise, con nomi e cognomi», che porta avanti la linea della “coperta corta”: tirando verso una categoria (in questo caso i docenti) si svantaggiano le altre (quindi gli studenti), e viceversa.

Ciò si inserisce in uno scenario più ampio, quello del continuo definanziamento dell’istruzione universitaria. Fin da subito emerge la proposta di costruire un “fronte” unitario che coinvolga non solo le parti dell’Università di Siena, ma anche quelle degli altri atenei toscani, che stanno vivendo in questo momento un periodo di incertezza molto simile.

Questo movimento collettivo avrebbe come obiettivo inviare un messaggio forte al Ministero, denunciando le condizioni dell’università pubblica italiana e chiedendo soluzioni praticabili che non svantaggino nessuna componente.


UN PO’ DI CHIAREZZA

Frati ha portato un po’ di chiarezza in una questione oggettivamente nebulosa. Le difficoltà economiche dell’Università di Siena sono condivise da molti atenei italiani e derivano tutte dal definanziamento da parte del Ministero. Le università italiane ricevono dal MIUR il Fondo di finanziamento ordinario (FFO), destinato alla copertura delle spese istituzionali, tra cui i costi di personale, e di funzionamento. Una minima parte dell’FFO è vincolata, cioè destinata alla mobilità degli studenti, alle borse post – lauream per dottorato di ricerca e ai piani straordinari di reclutamento dei Professori e dei Ricercatori; il resto, in aggiunta agli utili, è dedicato a tutte le altre attività dell’università.

Dal 2009 al 2013 c’è stato un crollo dell’FFO; a oggi è in discesa, ma rallenta sempre di più. A questo va aggiunta la Finanziaria del 2017, che ha istituito la no tax area. In questo modo, la contribuzione di quegli studenti con reddito fino a 30mila euro viene a mancare; per ovviare a questo “problema” il MIUR ha stanziato 105 milioni per tutte le università.

L’Ateneo senese si è però reso conto di non riuscire a recuperare il gettito mancato dalla no tax area: ciò che mancava è stato preso dai fondi di cui già disponeva. La soluzione sarebbe, secondo il Rettore, rivedere la tassazione sulle fasce più alte con un sistema progressivo che tenga conto dell’ISEE.


LOTTA PER L’UNIVERSITÀ PUBBLICA

Il rettore, in ogni caso, ha mostrato di tenere in considerazione l’opinione e le preoccupazioni degli studenti, arrivando ad affermare che crede e lavora per un’università totalmente pubblica perché è solo grazie a questa che ha potuto continuare il percorso di studi. La sua proposta è un lavoro di squadra “contro” il Ministero. La Crui (Conferenza dei rettori) ha redatto il 23 dicembre scorso una lettera rivolta al Presidente della Repubblica, al Primo ministro e al Ministro dell’istruzione sottolineando la necessità di maggiori finanziamenti statali per evitare un aumento delle tasse; al momento solo il Ministro dell’università e ricerca l’ha ricevuta e si è mostrato disponibile.

Ma allora a cosa servirebbero questi 3 milioni in più? Andrebbero a coprire i fondi tagliati da alcune divisioni e a migliorare i servizi che hanno subito un definanziamento. Agli studenti, però, questo sembra un ricatto. L’amministrazione dell’Università spiega che l’Ateneo, per quanto pubblico, segue delle regole aziendali: il bilancio deve essere chiuso in pareggio; attingere agli utili e tagliare le spese accessorie evidentemente non basta e sono dovuti arrivare all’aumento delle tasse.


SOLUZIONI AL PROBLEMA

Quindi, cosa possiamo fare per evitare questo scenario? È evidente che la “colpa” non è interamente dell’Università di Siena, ma del MIUR e in generale della cronica mancanza di fondi all’istruzione.

In coda all’assemblea è stato proposta la creazione di un documento politico redatto da tutti (studenti, docenti, specializzandi, dottorandi, personale tecnico amministrativo) come appello al MIUR, in sinergia con gli altri Atenei toscani e in particolare con l’Università di Firenze, che vive una situazione simile. La soluzione più efficace, propone qualcuno, è scendere in piazza. La redazione di una lettera al MIUR servirebbe però per legittimare la protesta e sensibilizzare le fasce della popolazione (universitaria e non) che ancora ignorano il problema.

L’amministrazione dell’Ateneo, infine, dichiara di essere disponibile a collaborare con gli studenti per trovare la soluzione che sia più congeniale a tutti. Il prossimo tavolo tecnico sulle tasse è previsto per metà febbraio: vedremo cosa ne uscirà fuori e quali saranno le conseguenze per tutti noi.


Federica Pisacane.

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