Alle elezioni l’astensionismo tra i giovani è dato per vincente


50 anni dopo il ’68, molti universitari non votano: non vogliono o non possono?


1968-2018.

Sono trascorsi solo 50 anni da una delle date più emblematiche della storia, eppure sembra che non si potrebbe essere più distanti dal pensiero e dai valori di allora. Si è passati dalle grandi lotte per i diritti, in un periodo in cui quasi tutti erano ideologicamente schierati e impegnati, a una disaffezione per la politica senza precedenti.

Il dato più allarmante è che alle elezioni l’astensionismo, simbolo estremo della distanza siderale dalla res publica, è altissimo anche tra i giovani. È curioso, se non paradossale, che proprio gli appartenenti alla fascia d’età più attiva negli anni ’60 ora siano coloro che votano meno di tutti.

 

Due mondi irriconoscibili a distanza di 50 anni

Mezzo secolo, un arco di tempo tutto sommato limitato, ha abbracciato una manciata di generazioni tra loro diversissime, come se dopo secoli di immobilismo la Storia avesse voluto apportare quasi tutte le grandi trasformazioni nel giro di pochi anni.

Il 1968 fu pieno di contraddizioni e chiaroscuri, ma è fuori da ogni dubbio che abbia avviato un vero e proprio cambiamento epocale. Da Stato mentalmente arretrato, l’Italia è divenuta uno Stato moderno, almeno in teoria. Certo, il processo di sudate conquiste per l’uguaglianza di diritti e trattamenti appare tuttora incompleto, ma tanto si deve al fermento del 1968.

Seppure con alti e bassi, la qualità della vita odierna non può minimamente essere paragonata a quella di prima. Insomma, si è apportato un netto miglioramento, nessuno lo nega.

 

Che senso ha votare?

Eppure la partecipazione attiva alla vita pubblica ha subito un inesorabile, vertiginoso calo, soprattutto negli ultimi anni. Le persone si sentono abbandonate dalla politica, come si può facilmente appurare informandosi. Esiste un mare magnum di studi, opinioni e articoli che cercano di indagare il perchè.

Non è mia intenzione dilungarmi in osservazioni specialistiche in merito: lascio l’arduo compito a chi è più preparato. Mi limiterò a constatare che quel vento di rinnovamento non soffia più e che magari proprio chi in passato ha sostenuto a lungo ideali di libertà e di apertura mentale ora cambia radicalmente sponda, o addirittura non si esprime.

Ormai sempre più persone pensano che votare non abbia senso, perché nessuno dall’alto si occupa dei loro problemi.

Il partito degli astenuti

Amare considerazioni di questo genere riescono ad unire trasversalmente il popolo italiano, tradizionalmente diviso in numerose fazioni. Sempre più spesso si ricorre ad espressioni giornalistiche come “il partito degli astenuti“, a sottolineare la portata del fenomeno. Coloro che non votano potrebbero addirittura diventare la maggioranza.

 

Universitari: non vogliono o non possono votare?

Confrontandomi con colleghi o coetanei, mi ha sorpreso ascoltare le stesse frasi che pronunciano i nostri genitori o nonni: «non voto perché sono tutti uguali». A questo si è aggiunta un’osservazione tanto evidente quanto dimenticata.

Per lavoratori e studenti fuori sede, votare sta diventando sempre più un privilegio che si possono permettere solo coloro che hanno cospiscue disponibilità economiche e tempo da perdere in spostamenti. La situazione appare ancora più assurda pensando che gli italiani temporaneamente all’estero hanno la possibilità di votare. Ma neanche in questo caso si può parlare di un vero successo: solo dopo anni di vuoto giuridico, il Governo Italiano è stato in grado di agire.

Peccato che si sia perso il treno delle nazionali del 2013 e che gli italiani presenti in territorio italiano ma al di fuori dei propri Comuni di residenza ancora non possano esercitare il diritto-dovere cardine della democrazia.

Una petizione per reclamare un diritto (non più) scontato

Ad oggi, nessuna proposta concreta è stata avanzata dal Governo che, come in altre occasioni, ha solo offerto sconti sui viaggi in treno e areo per agevolare il rientro a casa degli elettori. Decisamente troppo poco.

Per questo, sul sito change.org è presente una petizione ad hoc, che già da tempo gira sui social network. Scritta e firmata da numerose associazioni, offre uno spiraglio di speranza già nel titolo: #IOVOTOFUORISEDE: CONTRO L’ASTENSIONE, PERCHÈ NOI VOGLIAMO VOTARE”.

Viviamo in una vera democrazia?

Questa situazione rappresenta una sconfitta per l’idea di democrazia. Il governo del popolo, etimologicamente parlando, si basa proprio sulla partecipazione delle persone alla vita politica attraverso l’espressione di opinioni.

È la Costituzione stessa, nell’articolo 3, ad affermare questo principio: «È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e la uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese».

Più chiaro di così.


Davide Delle Chiaie.

 

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