Aleksandr Nikolaevič Skrjabin: un visionario al pianoforte

Ben ritrovati ad un nuovo appuntamento con Quattroequaranta, la rubrica di musica classica per tutta la famiglia! In questo ultimo weekend di studio per la sessione (alzi la mano chi ancora deve dare degli esami!) ci spostiamo nella fredda Mosca di fine Ottocento per incontrare uno dei compositori più visionari dell’universo: Aleksandr Nikolaevič Skrjabin (Mosca, 6 gennaio 1872 – Mosca, 27 aprile 1915). Per questa volta non parleremo di un unico brano, ma ci concentreremo più sulla sua vita e sul suo pensiero, perché merita davvero un approfondimento.

Aleksandr Nikolaevič Skrjabin

Skrjabin nasce in una famiglia aristocratica: il padre fece carriera militare, la madre era una brillante pianista. Rimasto orfano di madre ad appena un anno, il piccolo Skrjabin venne affidato alle cure della nonna e della sorella nubile di suo padre, pianista dilettante, mentre il padre se ne andò in Turchia come diplomatico. Al giorno d’oggi questa storia fa un po’ raccapricciare, ma all’epoca era tutto molto normale. Insomma, il nostro piccolo Sasha (come veniva chiamato affettuosamente) crebbe tra le cure amorevoli della zia, che iniziò ad abituarlo a sentire la musica del pianoforte. Inizia a prendere lezioni da Zverev, insegnante anche di Rachmaninoff. Aveva le mani piccole e per questo si sentiva un po’ inferiore: durante gli anni del conservatorio entrò in competizione con un altro allievo e per questo motivo si danneggiò gravemente le articolazioni della mano, studiando tutte le 32 sonate di Beethoven contemporaneamente e altri brani difficilissimi come la Islamej di Balakirev e Réminescences de Don Juan di Liszt. Non potendo guarire Skrjabin compose come sfogo e “grido contro Dio e il fato” la celebre Sonata in Fa minore (YouTube e Spotify). Contro ogni aspettativa, però, recuperò l’uso della mano. Fortunello il ragazzino. Non si diplomò in composizione (ma in pianoforte sì) perché non gli andava di scrivere pezzi che non seguissero il suo gusto e quindi fu respinto all’esame di composizione. Nel 1894 fece il suo debutto come pianista a S. Pietroburgo, ricevendo critiche positive. E qua inizia il delirio.

Era già interessato alle teorie superomistiche di Nietzsche, ma in seguito approda anche alla teosofia e queste teorie iniziarono ad influenzare la sua musica. Una sua teoria sinestetica poneva in stretta relazione note e colori: lui stesso suonava su una tastiera per luci con dei tasti colorati. Questo sistema era perfettamente collegato al circolo delle quinte (grafico utilizzato per mostrare le relazioni tra le dodici note che compongono la scala cromatica): ad ogni tonalità corrisponde un colore, così come evidenziato nell’immagine qui a lato.

Circolo delle quinte secondo Skrjabin

Per tutta la vita rincorse l’idea di una enorme composizione intitolata Mysterium, che sarebbe dovuta durare una settimana e tenersi sull’Himalaya, includendo musica, profumi, danza e colori e che avrebbe dovuto rappresentare la dissoluzione del mondo; il concetto della dissoluzione del mondo è stato in parte espresso nel Vers la flamme (YouTube e Spotify), composizione nella quale un calore sempre più spaventoso distrugge ogni riferimento armonico e tonale.

L’esempio più chiaro di questa teoria è il poema sinfonico Prometeo: la sua esecuzione prevedeva una parte per “clavier à lumières” (la tastiera colorata di cui parlavamo sopra) che avrebbe proiettato dei colori su uno schermo. All’epoca ciò non era possibile; nel 1969 fu possibile realizzare l’idea di Skrjabin per la prima volta, eseguita dalla Yale Symphony Orchestra. Nel 2010 l’esecuzione fu ripetuta sempre a cura della Yale: troverete qui il video con l’introduzione della curatrice, Anna M. Gabwoy. Il poema fa una certa impressione, sia uditivamente che visivamente, però possiamo tutti essere d’accordo sul fatto che queste luci siano una figata.

Altre sue opere fondamentali sono i Preludi (YouTube e Spotify), uno più bello e spettacolare dell’altro. Insomma, Skrjabin era veramente un tipo strano, Morì di setticemia, non si sa se per un taglio col rasoio mentre si faceva la barba o per un foruncolo infettato. Non una morte gloriosa, insomma, ma ebbe comunque un funerale grandissimo e commovente. Viene ricordato anche da Gabriele D’Annunzio nel suo Notturno, nel quale gli viene dedicata una poesia: Scriàbine danza (qui troverete il testo).

Premio Internazionale Pianistico “A. Skrjabin” di Grosseto (finale ed. 2016)

Ora, una piccola curiosità: sapevate che a pochi chilometri da Siena, nella ridente città di Grosseto, si tiene uno dei più celebri premi internazionali pianistici dedicati a Skrjabin? Aperto ai giovani pianisti fino ai 36 anni, il concorso si tiene nell’ultima settimana di febbraio e quest’anno è giunto alla diciannovesima edizione. Vede la partecipazione di pianisti da tutto il mondo ed è l’evento culturale più importante di Grosseto. Perché ve ne parlo? Beh, io sono di Grosseto, e questo evento ha una risonanza mondiale enorme. La finale, che consiste nell’esecuzione di tre concerti per pianoforte e orchestra, si terrà oggi alle 17 al Teatro degli Industri: vi posso assicurare che è davvero una grande emozione assistervi. Se come me siete bloccati a casa a studiare potete seguire il live streaming a questo link. Preparate i pop corn!

Noi ci rivedremo tra una settimana, e in bocca al lupo per gli ultimi esami!

Federica Pisacane

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