Ritrovarsi in una tipica casa da studenti inglesi, ma con davanti un piatto di risotto ai funghi porcini prima e uno di lasagna poi, mentre la dolce voce di K. ti parla di Bologna con una nostalgia che sa di una coppia di innamorati a distanza, è quanto di meglio una Erasmus superstar si possa aspettare da un venerdì sera.
Questo genere di serate, però, sono tanto favolose quanto crudeli, come se la loro piacevolezza richiedesse del tempo per esser apprezzata e tu non potessi aspettarti che i giorni successivi vadano altrettanto favolosamente.
Infatti, raffreddore e mal di testa hanno diligentemente preso il posto sull’altro piatto della bilancia, regalandomi un weekend di fazzoletti sparsi per tutta la stanza – ormai diventati decorativi come le cups di Costa e Starbucks sulla mensola della mia libreria –, di English breakfast tea alle due di notte, di conversazioni su Skype, e di tanta pioggia e vento – la colonna sonora del mio soggiorno gallese.
Già, vivo in Galles, che in fondo non è poi così lontano, eppure le distanze sembrano insormontabili, le telefonate più calorose, il tragitto verso l’aeroporto come quello verso l’università prima di un esame: lungo, a tratti nauseante, difficile.
La distanza ha aperto un varco fra me e il mondo che ho lasciato e, a me, nel frattempo, si sono allungate le gambe per attraversarlo e la vista si è aguzzata per un orizzonte dai confini molto più indefiniti di quanto immaginassi.
La mia idea è che anche a quelli dall’altro lato del varco sia capitato lo stesso, siano diventati dei giganti occhialuti, così da poterci abbracciare meglio, quando avrò trovato il coraggio di salire su quell’aereo.
Dolce del giorno: Tiramisù sbagliato, di quelli su cui non puoi più metterci le candeline di compleanno, ma in bocca sa comunque di festa.
On air: Chiquitita – Abba (Babi dice che parla di me, io ne sono convinta ancor prima di ascoltarla, lei è sempre un passo avanti a me in fatto di musica)
Giulia Mele