#ureview : Il Cammino di Santiago in Taxi

Dario Brunori è un po’ tutti noi. Ha studiato dove studiamo noi, forse quello che studiamo noi, forse no, ma con gli stessi sogni, le stesse aspirazioni, le stesse serate negli stessi locali (vedasi la citazione del Bibò in “Maddalena e Madonna”). Ma Brunori Sas è anche un cantautore giunto alla prova del terzo album, “Il cammino di Santiago in taxi”. Un album che, a dispetto dei pur sufficienti predecessori, lo conferma come una delle realtà musicali più interessanti del nostro Paese.

Nel suo nuovo disco, Brunori accompagna alla sua consueta ispirazione nei testi, un comparto musicale di più ampio respiro, un vasto spettro di stili e possibilità espressive ed una produzione davvero eccellente. Così, a brani dall’andamento pianistico che ricordano molto un certo De Gregori come l’opening “Arrivederci tristezza” o il primo singolo “Kurt Cobain”, si alternano vivaci sperimentazioni sonore, come la jam strumentale “Il manto corto”, il sax atonale in chiusura di “Nessuno”, il country di “Le quattro volte”, l’andamento rock di “Pornoromanzo”, e così via. Davvero un disco eterogeneo e variopinto, che tuttavia riesce a mantenere una non semplice unità di fondo.

È un disco che scorre via semplicemente grazie alle efficaci soluzioni melodiche, ma che al contempo, se ascoltato con attenzione, induce alla riflessione grazie ai testi ispirati, come al solito guardando la produzione di Brunori. “Mambo reazionario”, ad esempio, narra di un uomo che nella sua giovinezza si è impegnato in battaglie sociali e politiche e che, giunto il matrimonio, si è abbandonato ad una vita “comoda” e passiva. Nel finale, una sonora risata deride la sua debolezza. “Kurt Cobain”, dedicata allo scomparso frontman dei Nirvana, si rivela essere una delicata apologia del suicidio e della debolezza. Al contrario del brano precedente, dunque, si assume la prospettiva di un uomo che non ce la fa, e decide di abbandonarsi. “Maddalena e Madonna” è un omaggio di Dario Brunori studente alla sua Siena, città in cui si è laureato in giurisprudenza. E’ un susseguirsi di immagini note agli universitari, tra le sigarette fumate di corsa fuori dal bar, le pile di libri, i treni stracolmi, l’amore che sembra essere proprio quello che si cercava da una vita. Tutto ciò è narrato in un contesto sonoro molto particolare, con il piano e la voce sempre presenti, ma con un lavoro di fiati davvero unico. Si passa poi dall’ironia di “Le quattro volte” alle citazioni dei grandi del rock di “Il santo morto”, dal soffuso racconto di come sia difficile relazionarsi col mondo di “Nessuno” alla disillusione di “La vigilia di Natale”, in cui un uomo adulto si rende conto di come di questa festa abbia perso ogni attesa, e di come gli rimanga solamente lo stress delle cerimonie codificate. In conclusione, “Sol come sono sol” è pervasa da una costante ma non invadente nostalgia d’amore.

Brunori Sas ha colto nel segno. Se ci si aspettava da lui il disco della definitiva maturazione artistica, forse bisognerà attendere ancora. Ma “Il cammino di Santiago in taxi” è un album riuscito, che consacra Dario Brunori come uno dei cantori del nostro tempo. Il solo difetto è forse da ricercarsi in una retorica ancora troppo marcata nei suoi testi, che fa sì che la realtà e i suoi problemi appaiano alle volte troppo lontani perché alcuni brani possano toccare il cuore di chi li ascolta. Ma, per chi scrive, è solo questione di tempo. Il disco è sicuramente il migliore di Brunori e, insieme alla recente uscita di Dente, ci regala un quadro assai confortante per quanto riguarda il cantautorato contemporaneo in Italia.

Giacomo Piciollo

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