URADIO PRESENTA: L'INTERVISTA TIPO

Ladies and gentleman, professionisti e minors, siamo lieti di annunciare che abbiamo avuto l’enorme piacere di ospitare ai nostri microfoni Raffaele Ferraro, alias La Giornata Tipo, intervistato in esclusiva da Stefano Retali e Tommaso Gabbrielli di Guess Who . Ovviamente, quasi superfluo scriverlo, per chiedergli tutto ciò che ci passava per la testa relativamente al mondo della palla a spicchi. Ed ora vi proponiamo qui, come dire, una versione ‘cartacea-digitale’ delle battute e azioni salienti che si sono scambiati i tre.

 

Ciao Raffaele e grazie del tuo tempo. Dato che si parla di basket é sempre bene mettere a fuoco la fede cestistica prima di iniziare. Da buon bolognese quale sei, ti emozioni di più se ti dico Sasha Danilovic, Smodis e Ginobili, oppure…

Ti puoi fermare

[Risate]

 

Quindi il famoso canestro di Douglas nel 2005 a Milano ti fa solo rodere? [Chiesto da Stefano, tifoso delle red shoes…n.d.r.]

No no, è stato uno dei gesti più clamorosi degli ultimi 20 anni della pallacanestro italiana, quindi ne prendo atto. Però ovvio, ho goduto di più al canestro di Danilovic ecco.

 

Parliamo della tua pagina, La Giornata Tipo, che sta avendo un grandissimo seguito [101 mila followers malcontati, n.d.r.]: come è nata l’idea, ti aspettavi questo risultato e quali sono le tue fonti?

La Giornata Tipo nasce grazie al fatto che, in occasione dei compleanni dei miei amici, ero solito raccontare le loro Giornate Tipo. Così ho messo insieme la mia passione cestistica con questo format piuttosto divertente. Ho iniziato raccontando le giornate di Lebron e Pianigiani e sin da subito ho ricevuto un buon seguito, aiutato anche dal fatto che essendo di Bologna, oltre ad amici e conoscenti, qui tutti respirano e mangiano basket e questo è stato di grande aiuto. Per quanto riguarda le fonti, visito tutti i siti web possibili e quando trovo una notizia che può essere inerente e di interesse per la pagina ne colgo l’opportunità.

 

Parliamo ora di una forte realtà del panorama italiano: il campetto o playground all’americana, che ogni anno accoglie un numero sempre maggiore di ragazzi. Che rapporto hai tu con i canestri all’aria aperta?

Al campetto ci sono nato e cresciuto, ci gioco tuttora e ci giocherò anche quando smetterò con la mia squadra, di livello semi serio, in palestra. A Bologna, il campetto più frequentato è il Meloncello, dove al sabato é possibile trovare 100/150 persone divise su 4 metà campo. Una curiosità è il fatto che essendo un campetto comunale, a volte capita che qualche sua parte sia obsoleta, come i tabelloni, i ferri o le righe che sono fondamentali, ma il comune non mette mano al portafoglio. Così un insieme di ragazzi, assidui frequentatori del Meloncello, si sono fatti carico della situazione, cercando sponsor e raccogliendo soldi collettivamente tra la comunità della palla a spicchi e hanno a tutti gli effetti salvato il nostro campetto, un luogo di grande aggregazione, dove nascono amicizie, si organizzano serate è così via. Per celebrare il risultato è stata organizzata una 48 ore no stop di basket al Meloncello dal sabato mattina alla domenica sera. A testimonianza che la gente è estremamente affezionata a tutto ciò.

 

Restando in tema, ad Harlem, oltreoceano, la Street Law dice che se non sei stato al Rooker, non sei nessuno. Anche qui da noi, con le dovute proporzioni, possiamo trovare playground di tutto rispetto: penso ai Giardini Margherita sempre a Bologna o al Cristo Re a Pesaro dove ritroviamo spesso Daniel Hackett oppure ancora quest’estate abbiamo visto Gallinari a San Benedetto del Tronto. Ti é mai capitato di vedere giocare qualche mostro sacro al campetto?

Fino a qualche anno fa, quando Belinelli e Mancinelli giocavano per la Fortitudo, alla sera sul tardi, quando non c’era più nessuno, venivano al Meloncello e qualche volta, grazie ad amici in comune, ho giocato anch’io con loro, che ovviamente si marcavano tra di loro, stando attenti a non farsi male ma comunque giocando sempre per la vittoria.

 

Ma il tiro decisivo lo prendevi tu o Belinelli?

Ah il Beli tirava ad ogni possesso, Mancinelli era più altruista, passando maggiormente la palla.

 

Passando al basket in palestra: palazzetti che si riempiono, movimento vivo e sport tendenzialmente pulito. Però in televisione solo Sky trasmette Nba ed Eurolega ed in chiaro dobbiamo accontentarci solo di Rai Sport che trasmette la serie A con dubbia qualità di visione e le Tv regionali che possiamo considerare come post moderne. Che spiegazione ti sei dato?

Purtroppo il motivo è che il basket attrae pochi sponsor ed investitori, a differenza di calcio e motori. Quindi è normale che poi trova poco spazio su tv o giornali. Sky offre un servizio a pagamento però la qualità è ottima: a questo punto meglio pagare per vederlo però molto molto bene.

 

Spostandoci in ottica americana, il trionfo degli Spurs è merito soprattutto del sistema di gioco ideato da un guru come coach Pop, i Golden State Warriors stanno andando nella stessa direzione?

Per vincere oggi in Nba serve necessariamente un impianto di gioco, il quale viene costruito in 1-2-3 anni. A dimostrazione di ciò vedi Spurs, Dallas, Chicago, Memphis che hanno avuto continuità di lavoro con il proprio staff. Golden State è sicuramente una bella sorpresa visto che in estate ha sostituito la sua guida tecnica mettendoci proprio Steve Kerr, cambiando così la loro natura e ad oggi rischiano seriamente di andare fino in fondo.

 

Per quanto riguarda gli italiani in Nba, ci fai una panoramica della situazione?

In generale, è un’annata negativa per i nostri. Belinelli ha avuto qualche acciacco di troppo ma è ben integrato dentro ad un sistema che lo aiuta molto, ma ovviamente la maggior parte dei meriti sono suoi per le soddisfazioni che si è tolto. Il Gallo è stato fermo a lungo, arrivava da un’operazione sbagliata e rientrare dopo quasi due anni non è facile dal punto di vista psicologico ritrovare confidenza col campo. La speranza è che rimanga sano e trovi continuità di gioco. Anche Bargnani ha subito una serie di infortuni scomodi e si trova comunque in una squadra non tagliata per il suo stile. Speriamo anche con lui che possa avere spazio in futuro, magari in un’altra squadra. Datome, spedito e richiamato dalla D-League, non vede il campo praticamente mai. Tutto ciò non è buono soprattutto in vista degli Europei di Settembre, dove avremo bisogno di tutti loro e non possiamo chiedergli di giocare 40 minuti e tirare sempre la carretta. Per il Mago e Gigi potrebbe essere davvero dura.

 

E Gentile lo vedremo presto dall’altra parte?

Questo non lo so, nel senso che ancora non ha fatto chiarezza sul suo futuro. A mio avviso, se un giocatore vuole provare l’esperienza Nba deve farlo il prima possibile. E in genere giocatori di quel livello con quel talento nutrono questo sogno. Spero che l’anno prossimo sia la volta buona.

 

Infine ti chiediamo tre pronostici secchi: vincitori di titolo Nba, campionato italiano ed Eurolega.

Dico Chicago, Milano stra favorita da noi e metto un euro sul Barcellona in Europa.

 

A conclusione di tutto, ci teniamo a ringraziare ancora una volta Raffaele Ferraro per la sua disponibilità e simpatia mostrata nei nostri confronti. La Giornata Tipo non è solamente una pagina dedicata alla sport più bello del mondo, ma molto di più. È inserita in tantissime iniziative riguardanti il basket italiano, ha avvicinato ancor più persone alla passione per la pallacanestro e soprattutto, e lo dico con orgoglio, rappresenta tutti noi.

 

Enrico Bastianelli

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