Cinque speaker, cinque racconti: l’esperienza di uRadio al FRU

Il FRU, Festival nazionale delle Radio Universitarie, è un importante evento dedicato al mondo della radiofonia tradizionale e digitale che coinvolge oltre 25 emittenti universitarie provenienti da tutta Italia. L’edizione di quest’anno, la XIII, si è svolta dal 6 al 9 giugno nel palazzo del Rettorato dell’Università Roma Tre, ospiti di Roma3Radio. Il FRU, negli anni, ha dato vita a occasioni di dibattito e momenti di approfondimento sulla musica, la cultura, il cinema, l’arte, la comunicazione radiofonica e multimediale e la vita universitaria nel suo complesso.

Da sinistra a destra: Federica, Silvia, Chiara, Leonardo e Karma

Da Siena siamo partiti in cinque: Chiara, Federica, Karma, Leonardo e Silvia. Scoprite come hanno vissuto questa esperienza leggendo le loro parole.

Chiara: imparare a fare radio

Il FRU è tante cose: per me è stato formazione, crescita e apertura; di per sé è anche: panels, workshop, feste e divertimento. Ma, soprattutto, il FRU è condivisione. Scoprirsi a parlare per ore con sconosciuti di radio, radio e solo radio. Ascoltarli mentre scambiano con te le loro esperienze, il loro modo di fare radio. Dopo tre giorni riesci a mettere insieme tutti questi pezzetti e hai la certezza che non ti siederai più davanti al microfono come l’ultima volta: avrai con te un bagaglio tale che è fatto di esperienza e passione. Avrai imparato davvero a fare radio.

Federica: uscire dalla zona di confort

Come sempre quando si tratta di fare nuove esperienze, prima di decidere di partire per il FRU ero un po’ titubante. Non sono una speaker e mi sono trovata dietro al microfono poche volte. Arrivata a Roma mi iscrivono alla RadUni Speaker Challenge: io, redattrice del magazine, che competo con altri ventiquattro speaker per il primo (e unico) premio. Il FRU, in questo senso, mi ha fatto fare un passo fuori dalla zona di confort: conoscere gente, far conoscere la propria esperienza, sopravvivere al caldo e ai ritmi stressanti sono stati una palestra di vita. Non ho vinto la Challenge (ovviamente), ma ho vinto la sicurezza nelle mie capacità. Dopo il FRU ho una risposta in più alla domanda “cosa vuoi fare da grande?”.

Karma: l’effetto FRU

In chimica prendono il nome di “superpesanti” quei rarissimi elementi non presenti in natura che nascono per una volontà esterna, si realizzano fondendo tra sé atomi più piccoli e durano per un brevissimo lasso di tempo. Mi piace pensare che anche il tempo abbia un peso specifico, e che nella mia esistenza il FRU sia il più “superpesante” dei momenti. Anche il Festival delle Radio Universitarie non esiste senza la volontà di crearlo, anch’esso è il prodotto di realtà diverse e lontane e infine, ahimé, anche per lui la magia non può durare più di qualche giorno. È però la dialettica propulsiva tra FRU vissuto e FRU ricordato – quel senso di saudade che i fruisti chiamano #effettofru – che innesca ogni anno la magia: quindi ben venga anche la finitezza del FRU, la lontanza, l’assenza, ché solo con essa la radio ha senso, solo con essa la memoria galoppa e sedimenta il vissuto nell’indelebile. Chissà se in chimica esiste pure una metafora che spieghi la nostalgia.

Leonardo: una famiglia al microfono

Il FRU per me ha rappresentato la riunione di una grande famiglia, dalla quale ognuno di noi ha potuto imparare e apprendere cosa significhi “fare radio”, ma soprattutto è la famiglia che dona molteplici opportunità. Spetta a noi saperle cogliere ed apprezzarle.

Silvia: mettere in dubbio

Il FRU. Che dire? Diciamo che mi avevano venduto bene il pacchetto promettendomi festa, festa e… avete indovinato, ancora festa! Sebbene le occasioni per divertirsi non siano mancate, quello che mi porterò dietro e che mi ha colpito di questo FRU è che mi ha fatto pensare e rivalutare l’esperienza che ho vissuto con uRadio. I vari panel mi hanno aperto la mente e mi hanno costretto a farmi o a rispondere a domande. In ambiente universitario, e non solo, molto raramente veniamo interpellati o sentiamo le parole “secondo te” e forse ci adagiamo accorgendoci che accettare delle risposte preconfezionate è semplice e indolore. Grazie a Raduni, al FRU e anche a uRadio mi sono ricordata che riflettere e porsi domande la cui risposta è tutto tranne che scontata non solo è difficile, ma estremamente stimolante e utile.  Ci vediamo il prossimo anno con ancora più entusiasmo e magari qualche grado celsius in meno!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *