UN TUBO JAZZ NIGHTS: TRICATIEMPO

Venerdì 6 febbraio,presso il locale Un Tubo si è svolto il concerto del gruppo Tricatiempo, un progetto avviato nel 2000 dal percussionista Stefano Costanzo.

Inizialmente l’idea era quella di un duo di musica elettronica, ma successivamente il progetto si è evoluto verso un live set dall’approccio squisitamente jazzistico nell’improvvisazione, ma dai suoni molto più vicini a quello che è il genere post rock.

Tricare il tempo” è un’espressione del napoletano arcaico con cui si designa l’arte di avere la calma e di attendere che le cose prendano forma e in questo senso si spiega anche l’approccio melodico degli artisti sul palco; una fitta serie di ritmi, battute, assoli apparentemente scollegati (in realtà innestati con sapiente pulizia sul solco tracciato dal tappeto di suoni), che spaziano e dilatano le armonie fino a sconfinare, appunto, in dimensioni tipicamente post-rock.

Ma c’è dell’altro: il gruppo che passa sotto il nome di Tricatiempo in realtà non è un gruppo definito numericamente, se non per il fondatore; come ci rivela lo stesso Stefano Costanzo, nell’intervista svoltasi dopo il concerto, contrariamente alla convenzione, si tratta di un collettivo che vive in un continuum di ampliamento/riduzione del numero degli artisti e, di conseguenza, degli strumenti.

Attorno al nucleo artistico e musicale di base (di formazione jazzistica) si dipanano, conferma Costanzo, una serie di strumenti, e quindi di suoni, che lasciano poco spazio alla semplicistica classificazione di musica jazz;; quella dei Tricatiempo è una musica indisciplinata e in quanto tale, apprezzabile per la straordinaria spontaneità con cui si impone allo spettatore.

Le stesse composizioni sono fluide e fragili; in esse vengono scandagliate con grande abilità (si farebbe un torto a prendere per negativa l’accezione di musica indisciplinata) le possibilità sonore di ogni strumento. Nella serata del 6 febbraio ad esibirsi sono stati: Stefano Costanzo alla batteria, Jack D’Amico al Fender Rhodes, Beppe Scardino al sax baritono, Davide Maria Viola al violoncello e Ron Grieco al basso e insieme hanno offerto una prova delle loro capacità di indubbia qualità.

Nelle battute iniziali l’uso inconsueto (almeno per quanto riguarda il mondo più conosciuto del jazz) di strumenti quali registratori, nastri riavvolti, campane e piccoli gong, ha destato nel pubblico un interessante sentimento di stupore: la sala si è mostrata infatti attenta e partecipe all’intero svolgimento della performance, decretando alla fine di questa, un meritatissimo bis.

Il ventaglio di suoni offerto si è concretizzato nelle varie forme emotive che i brani, volta per volta, hanno voluto lasciar trasparire: dalla claustrofobica angoscia, all’esplosione panica delle emozioni quando tutti gli strumenti erano attivi, dallo spavento per i rumori e le voci, alle grida impulsive e liberatorie del sax.

Una prova, quella dei Tricatiempo coinvolgente e allo stesso tempo di ottima fattura; il gruppo, o meglio, il collettivo, in quel luogo, in quel tempo si è mostrato capace di restituire l’esatta forma della loro arte.

Come è ormai consuetudine, a Stefano Costanzo e a Ron Grieco viene chiesto il titolo di un album o il nome di un artista da consigliare ai lettori di uRadio: questa volta tocca a A New Way To Pay Your Debt di Bill Orcutt (un album composto prevalentemente da una chitarra acustica) e consigliano tra i vari grandi artisti, Steve Lehman e Anthony Braxton.

 

Un Tubo continua la serie di concerti Jazz Nights e invita la popolazione senese al prossimo live show: ad esibirsi, mercoledì 11 febbraio ci sarà il trio di Paolo Sorge.

 

 Leonardo G. Stenta

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