The Kills – “Ash & Ice”

Una copertina a dir poco essenziale presenta Ash & Ice, ultimo lavoro in studio dei The Kills: tanto elegante nei colori quanto minimale nell’iconografia, con soltanto un vulcano e un bicchiere da cocktail a campeggiare sullo sfondo totalmente nero. Un artwork intrigante e, soprattutto, insolito per una band come quella di Alison Mosshart e Jamie Hince, che fa presagire una virata nelle sonorità e nelle atmosfere, rispetto a quanto sentito in passato. Ed in effetti, complice il lungo periodo trascorso tra quest’ultimo disco e il precedente Blood Pressures (si parla di ben 5 anni), i The Kills suonano diversi da come ce li ricordavamo: non così tanto da apparire irriconoscibili, ma quel tanto che basta per rinfrescare e dare una nuova veste al loro sound.

La lunga pausa di cui abbiamo appena parlato può avere spiegazioni differenti: gli impegni della Mosshart (divisa fra i Dead Weather di Jack White e la sua carriera di pittrice), Ash & Ice The Killsma anche l’incidente incorso ad Hince, che gli ha danneggiato permanentemente una mano, costringendolo di fatto ad imparare nuovamente a suonare la chitarra. Uno stop forzato, dunque, che però ha dato tempo ai due di ripensare il sound della loro creatura, che oggi si presenta meno sporco e più raffinato che in passato: Ash & Ice è un disco di classe, l’opera più matura dei The Kills e anche quella che accoglie al suo interno più influenze, presentando brani eleganti ed adatti alla rotazione radiofonica.

L’impronta dell’album appare chiara fin dall’opener Doing it to Death, che si divide fra essenziali riff di chitarra di matrice alternative ed efficaci incursioni elettroniche: un brano cadenzato, così come la successiva Heart of a Dog, che vede la chitarra di Hince assumere un ruolo più centrale, pur trattandosi di un pezzo raffinato e condotto dalle ottime linee vocali della Mosshart. Hard Habit to Break è più veloce e dinamica, nonché caratterizzata dall’uso della drum machine: un brano posto a chiusura di un trittico che rappresenta l’anima più “cattiva” di Ash & Ice, che si mantiene comunque elegante e più incline alla riflessione che all’aggressività. Pezzi come Whirling Eye, Siberian Nights o Bitter Fruit si muovono fra echi di r’n’b, passaggi quasi blues e sonorità più prettamente garage e alternative: una serie di influenze che danno vita sia ad alcuni momenti davvero riusciti e trascinanti, sia (ed è l’unica nota negativa del disco) ad altri più anonimi e sottotono relativamente al resto del platter. Si parla comunque di musica di qualità, ma ci troviamo di fronte ad una manciata di brani tutt’altro che memorabili, seppur (lo ripetiamo) ben scritti e suonati.

The Kills 2

L’altra faccia di Ash & Ice è rappresentata da una serie di ballad che emoziona e colpisce nel segno: dalle atmosfere sospese di Days of Why and How, si passa ad una Hum for Your Buzz che è, per la sua quasi totalità, un duetto voce-chitarra davvero essenziale e coinvolgente. A questo gruppo appartiene anche That Love, un brano delicato e d’atmosfera in cui un pianoforte sostiene ed accompagna la linea vocale della Mosshart.

Il ritorno dei The Kills potrebbe non piacere a tutti: il nuovo sound della band anglo-americana è più ragionato, più elegante, per certi versi più radiofonico. È però innegabile che Ash & Ice sia un album scritto con classe ed ispirazione; certo, ci sono alcuni pezzi meno riusciti di altri, tuttavia l’ascolto risulta più che piacevole, con alcune vette di emozione e coinvolgimento che solo grandi musicisti possono regalare. Si tratta dunque di un album consigliato a tutti gli amanti delle sonorità citate, perché al suo interno troveranno musica raffinata e di qualità.

Giacomo Piciollo

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