SE HAI DUE LAUREE E SEI ANDATO A MTV… NON HAI FATTO NIENTE DI SPECIALE?! (INTERVISTA A EDOARDO CREMONESE)

Se ascolti una sua canzone anche soltanto per una volta ti ritroverai a canticchiarne i versi senza nemmeno accorgertene, in un attimo sarai catapultato in mezzo ai vicoli di qualche città italiana e ti appassionerai alle storie dei tanti personaggi che popolano i suoi racconti in musica. Questo è l’effetto che fa Siamo il remix dei nostri genitori, il disco di Edoardo Cremonese uscito lo scorso ottobre, a due anni di distanza dal suo primo lavoro Per vedere Lost. Approfittando di una pausa dal suo tour che lo sta facendo girovagare per l’Italia ormai da diversi mesi, ho deciso di intervistarlo. Probabilmente ci saremo inimicati per sempre l’Associazione Amici dell’ukulele nel mondo, ma la speranza è quella di avervi invogliato ad ascoltare le sue canzoni, e, perché no, anche a vederlo dal vivo!

Ciao Edoardo! Vorrei iniziare l’intervista parlando del pezzo che apre e dà il titolo al tuo nuovo disco (Siamo il remix dei nostri genitori), in cui canti Ho due lauree e sono andato ad MTV ma non ho fatto niente di speciale… Si può considerare una risposta a ciò che ti chiedevi nel 2011, quando cantavi Che ne sarà di noi dopo l’università?
In un certo senso sì, sono passati due-tre anni, e le cose, per me ma anche per chi ascoltava il pezzo in quel periodo, sono cambiate. Quando canto che ho due lauree e sono andato ad MTV non volevo parlare nello specifico della situazione, è più un modo per sdrammatizzare questa mia condizione che può accomunare altre persone oltre a me. Vedo molti ragazzi della mia età che hanno lo stesso identico problema.

Sì, anche io confermo… non ho ancora due lauree ma provo la stessa sensazione! Comunque nel tuo caso non si può dire che tu non abbia proprio fatto niente di speciale
Mah, non lo so, mi sembra un po’ presuntuoso dirlo. Non sono mai troppo soddisfatto di ciò che faccio, ma credo sia una prerogativa comune a chi fa cose simili alle mie a livello artistico. Ma proprio questa insoddisfazione funge da motore per andare avanti, e più vai avanti e più vuoi. Se due-tre anni fa volevo solo fare il maggior numero di concerti possibile, adesso che l’ho ottenuto vorrei che a questi concerti venisse sempre più gente possibile. Anche perché scrivere canzoni è comunque un modo di comunicare, se fai fatica ad avere un referente inevitabilmente soffri. Se, invece, trovi persone che hanno piacere ad ascoltarti, queste a loro volta possono restituirti messaggi che ti aiutano a creare qualcosa di nuovo.

In tutto questo penso che l’esperienza dal vivo sia molto utile…
È fondamentale. In tour puoi vedere il risultato dei tuoi sforzi in maniera tangibile, vai in giro e ti rendi conto che a qualcuno son piaciute talmente tanto le tue cose da avergli fatto prendere la macchinina o esser venuto a piedi o in bicicletta a vederti e a cantare le tue canzoni. Durante questi mesi mi sono reso conto che anche lontano dai miei luoghi c’è gente che viene a sentirmi e apprezza ciò che faccio: questa è la spinta che mi fa provare a buttar fuori ancora cose e a migliorarmi. E poi ogni tanto dobbiamo anche guardarci onestamente, se non avessi visto questo piccolo movimento rispetto a prima, non so… magari avrei dovuto rivedere qualcosa.

Per tornare al tuo disco, all’interno possiamo trovare varie collaborazioni: mi vengono in mente i ragazzi de Lo Stato Sociale, Tommaso Spinelli de L’Orso, Alberto Pernazza dei Magellano… Anche durante il tour hanno fatto qualche “apparizione”?
Con Tommaso abbiamo fatto molte date del tour insieme, Claudio Tarantino che suonava ne L’Officina della Camomilla ha formato la base ritmica alla batteria con lui. Pernazz quando può viene, anche Lodo è sempre venuto. A Genova hanno suonato con me gli Ex Otago, dato che hanno collaborato al pezzo Bello come quando. Sono riuscito a coinvolgere più o meno tutti.

Adesso, visto che stanno partendo i loro tour, ti puoi autoinvitare
Certo, se mi chiamano, io sono sempre disponibile. Se non mi chiamano, vabbè… non è che sono stronzi… sto scherzando, eh!

La cosa più interessante, a mio avviso, è aver fatto cantare ad alcuni di loro canzoni che parlano delle città da cui provengono. Penso a Il re è nudo con le Vans, che parla di Palermo, in cui canta Carnesi che è palermitano, o a Samuele, in cui citi Bologna, dove troviamo Lodo Guenzi… Non è un caso, vero?
Assolutamente questa “associazione” non è stata fatta a caso, anche per quanto riguarda aspetti che vanno al di là di quello geografico. Il mio obiettivo era riuscire a far sì che il featuring aprisse lo scenario all’interno della canzone; non puntavo tanto sul nome grosso come strategia per attirare più gente possibile. Infatti al disco hanno collaborato anche amici miei che, pur non essendo altrettanto famosi, hanno dato tanto quanto loro. È stato un po’ come se fossero state le canzoni stesse a “chiamare il featuring”, e non io. Cantando una canzone che parlava di Palermo mi è venuto automatico chiamare Nicolò: chi meglio di lui avrebbe potuto portarti tra i vicoli di questa città?!

Parlando proprio di Il re è nudo con le Vans, puoi spiegarmi com’è nata? Secondo me ci si riesce a trovare dentro non solo una semplice descrizione della città, ma anche alcune sue contraddizioni: ad esempio mi piace quando, parlando dei monumenti a Falcone e Borsellino, canti «Io c’ho i brividi ma il mare se ne frega».
Ho visitato Palermo due-tre anni fa e l’ho trovata veramente molto cruda, anche in contrasto con le altre città dove ho vissuto, cioè Padova, Venezia e Milano. E forse proprio in quel contrasto fortissimo ho rivisto l’essenza della nostra nazione. Forse la bellezza di Palermo sta nel suo essere un po’ scontrosa: lì vedi il re nudo, vedi l’Italia spogliata, senza trucchi né inganni… Alla fine, se ci pensi, lo stesso vale per Milano, che magari può avere un vestito diverso, ma quel concetto di italianità lo puoi trovare da entrambe le parti. Quando parlo di Falcone e Borsellino mi riferisco a un episodio che si è verificato in autostrada mentre ci stavano accompagnando in aeroporto. Siamo passati in mezzo ai due obelischi che si trovano nel luogo esatto in cui è stata fatta saltare in aria la macchina dov’era Falcone, e il mio amico mi ha indicato la casetta da cui è partito l’ordigno, che ora reca la scritta NO MAFIA. La cosa mi ha dato davvero i brividi; l’esser passati davanti ad un luogo che ha cambiato sorti dell’Italia è stato molto bello ed emozionante.

Comunque in tutto il disco sono presenti molte città, e questa presenza mi sembra molto sottolineata.
Ho qualcosa a che vedere con tutte le città che trovi nelle canzoni. E la cosa funziona benissimo anche per dare una determinata ambientazione alle storie e ai personaggi di cui parlo. In questo modo è come se li collocassi per raccontarli meglio.

Quindi, ora che il tour ti ha portato in tante altre città, magari potremmo trovarne qualcuna nei tuoi dischi futuri …
Beh, potrebbe essere… anche se in realtà ancora non lo so, dato che non ho iniziato a scrivere canzoni nuove. Il mio impegno per il momento si concentra su questo disco, che ha ancora molto da dire a tanta gente. In seguito vedremo se verrà fuori qualcosa dai posti in cui sono passato.

Siamo quasi alla fine dell’intervista. Posso farti una domanda scema? Ma che significa E intanto Pingu grida Super-noi (citando il ritornello di Super-noi, NdR)?
Mah, non ha un significato preciso. Solo, mi faceva molto ridere l’immagine di una coppia che decide di abitare in un igloo per risparmiare sull’affitto, e nell’igloo c’è quel mona di Pingu che fa i suoi versetti soliti! Ma davvero, esattamente non so cosa voglia dire.

Visto che ci siamo ti farei un’altra domanda scema: ho letto che in generale non ti poni limiti sonori particolari, se non quello di non usare l’ukulele: posso chiederti perché?
Perché lo stanno usando tutti! È una cosa che sa molto di cliché e, diciamoci la verità, è uno strumento che quando lo vedo mi fa girare un po’ le palle…Sto coso portatile… non mi piace proprio, e sinceramente non mi piacciono tanto nemmeno i gruppi che lo usano. Poi, eh, son gusti!

Come ultima domanda per te mi è venuto in mente Nicolò Carnesi, quando, intervistandolo, gli chiesi cosa si augurasse per il suo futuro e lui mi rispose che avrebbe voluto riuscire a poter vivere di musica. Tu cosa ti auguri dalla musica per il tuo futuro?
Beh, sarebbe molto bello riuscire a pagarci l’affitto ogni mese.

E adesso riesci a vivere di musica?
Diciamo che riesco a non morirci!

Dato che ne abbiamo parlato tanto, potete trovare qui Il re è nudo con le Vans. Buon ascolto!

Alice Masoni

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